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E' morto Gianluca Vialli, ex bomber di Samp, Juventus, Chelsea e Azzurri
Aveva solo 58 anni e da tempo combatteva con un tumore al pancreas. Dagli esordi a Cremona all'abbraccio con Mancini, una vita straordinaria: FOTO E VIDEO
Gianluca Vialli e la sua famiglia: gli affetti più preziosi
Luca Vialli è l'ultimo dei cinque figli di una delle più agiate famiglie di Cremona (peraltro di origini trentine) ed è cresciuto a Villa Affaltati, la tenuta che papaà Gianfranco e mamma Maria Teresa posseggono a Grumello. Dal 2003 è sposato con Cathryn White Cooper, ex modella di origine sudafricana e poi arredatrice di grande successo, soprattutto nel Regno Unito. Si sono conosciuti quando Luca giocava nel Chelsea e da allora hanno scelto di vivere Londra, una sorta di “seconda casa” per l'ex calciatore. Hanno due figlie: Olivia e Sofia.
Gianluca Vialli e la scoperta del tumore al pancreas: la svolta
Luca Vialli ha scoperto di avere un tumore al pancreas nel 2017. Nel libro “Goals” (Mondadori, 2018) racconta così quella drammatica svolta: "Mentre facevo con la mia fisioterapista un certo esercizio per i glutei, ho sentito una fitta alla gamba, come se avessi un cane che mi mordeva il polpaccio. Nervo sciatico, mi hanno detto, niente di cui preoccuparsi. Forse no, ma ho passato sei settimane senza quasi riuscire a dormire, ho perso peso e buon umore. C’è voluta una risonanza per scovare un’ernia appollaiata sopra al nervo, una cosa che per i dottori si poteva risolvere con un piccolo intervento, e allora avanti, facciamolo. Ma, dopo, i morsi non smettono. Così passo a una terapia in cui si inietta nella zona infiammata un gas che è una combinazione di ossigeno e ozono. E ancora niente". A quel punto Vialli chiede a Gigi Buffon di consigliargli un bravo ortopedico: “Mi passa il nome di un gigante dell’ortopedia di Milano. Lo chiamo e prendo appuntamento per il lunedì, subito dopo il mio consueto weekend negli studi di Sky. Gli consegno gli esami, lui mi guarda dritto negli occhi e mi propone un’alternativa: un’operazione, subito, in anestesia totale; oppure aspettare sei settimane sperando che l’ernia rientri per conto suo. Scelgo l’operazione, mi lascio addormentare, e già il giorno dopo sono di nuovo a Londra, anche se in clinica mi avevano raccomandato almeno tre giorni di degenza. Mia moglie mi dice che sono matto. E io, per la prima volta in vita mia, mi sento così. Diverso. Svuotato, senza fiducia, piango senza motivo. Provo a camminare, ma è dannatamente difficile. Tanto difficile da sentirsi finiti". Ed è in questo esatto momento che quel dolore si fa più aggressivo: "Sono carico di farmaci di cui non ricordo nemmeno il nome e poi, una notte, una settimana dopo l’operazione alla schiena, sento i crampi allo stomaco, vomito, e da quel giorno smetto di mangiare, in preda alla nausea. Succhio liquirizia, che dicono aiuti, ma l’unico risultato che vedo, nel bagno, è un getto sempre più scuro. Denso. La risposta me la dà la risonanza magnetica: ferma tutto, Luca. Hai un cancro al pancreas. Quando me lo dicono io ancora non lo so che è uno dei più gravi, ma lo capisco da come il dottore soffia le parole fuori dalle labbra: 'Ci sono buone possibilità'. Buone possibilità di cosa? Mi chiedo. E, quando lo capisco, io che fino a quel momento della mia vita da atleta non sapevo niente di malattie, biopsie, pet-scan, di linfonodi e liquidi di contrasto, mi sento perduto. Alla prima biopsia che faccio, il tecnico la butta lì: 'Io non vedo niente, sai? Forse è benigno'. Allora lo abbraccio e lui ride, imbarazzato. Questo è davvero il colmo per un interista: essere abbracciato da Gianluca Vialli! Ma il mio tecnico preferito, purtroppo, si sbaglia. Non è benigno".