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Fausto Coppi, intervista al figlio Faustino: "Papà ucciso dalla negligenza"
Fausto Coppi

D’altronde rimase vedova giovanissima, privata di una figura fondamentale per la sua vita…

Certamente. Lei mi diceva sempre, “sono stati solo cinque anni, ma gli anni più belli della mia vita!!!”. Emotivamente fu un vuoto incolmabile per lei.

Il suo legame con lei?

Incredibile! E’ stata entrambe le cose. Madre e padre, l’unica persona che ho avuto sempre vicino, che mi ha cresciuto, fatto studiare, mi ha insegnato tutto. Il mio riconoscimento è smisurato. Vive sempre con me.  

Faustino, ma lei è stato coinvolto dal mondo del ciclismo?  

Mai direttamente. Sono stato sempre un po’ al di fuori e non ho mai fatto niente di attinente a quel mondo. Se fosse stato vivo mia papà sicuramente mi sarei avvicinato molto di più. Avrei fatto qualcosa. Correre no, probabilmente mi avrebbe portato con lui in qualche avventura dirigenziale.  

Segue le corse?

Seguire sì, assolutamente, con piacere. Sono andato spesso al Giro d’Italia, ho incominciato attorno al 1998 al fianco di giornalisti come Beppe Conti e altri. E’ andata avanti per qualche anno, poi anche con Andrea Bartali, figlio del mitico Gino, con il quale avevo instaurato un rapporto meraviglioso.

Coppi – Bartali per la seconda volta? Amici i padri e amici i figli?

Esatto. Ci siamo ritrovati. Un’esperienza autentica. Persona gioviale, loquace, simpatica, adorabile. Raccontava spesso delle imprese di suo papà. Diciamo che ci rispecchiavamo molto nei caratteri di loro. Io più riservato come Fausto e lui più esuberante come Gino. Andrea amava ricordare e lo faceva con una proprietà di linguaggio unica. I nostri padri erano rivali in pista ma amici nella vita. Due uomini veri, con dei sentimenti puri, dei valori ormai estinti. Di Gino invece ho impresso il suo entusiasmo, era contagioso, andava dietro al giro anche da solo, con l’auto. Un fisico fortissimo, non ha mai lasciato il suo sport.

Coppi avrebbe lasciato la bicicletta dopo la fine della carriera professionistica?

Assolutamente no!!! Per mio padre il ciclismo era la vita, l’aria che respirava. Sicuramente non avrebbe mai tagliato i legami. Una squadra l’avrebbe diretta e probabilmente anche creato le biciclette con il suo nome. Coppi aveva molte idee, fermo non ci sarebbe stato. Un po’ come Bartali, Gimondi, Adorni. Persone che non si sono mai allontanate dalle due ruote. Coppi era l’uomo immagine della Bianchi, avrebbe sicuramente fatto parte del giro. Ripeto, viveva solo per quello.

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