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"Giuliani prese l'Aids alla festa di Maradona", il ricordo dell'ex moglie
Portiere del Napoli ai tempi d'oro di Maradona, Giuliano Giuliani fu il primo calciatore ad ammalarsi di Aids... Parla l'ex moglie
"Giuliani prese l'Aids alla festa di Maradona", il ricordo dell'ex moglie Raffaella Del Rosario
Giuliano Giuliano fu il primo calciatore ad ammalarsi di Aids. Morì nel silenzio generale. Ai suoi funerali non c’era nessuno dei colleghi che avevano giocato con lui nel Verona o nel Napoli. Solo Mattei del Como e Vanoli dell’Udinese. Nessun allenatore, nessun presidente. Solo pochi amici.
L’AIDS era una malattia di cui vergognarsi. Se l’avevi contratta, eri considerato drogato, omosessuale o promiscuo sessualmente. “Lui me lo disse a Udine, aveva fatto gli esami di routine”, spiega l’ex moglie Raffaella Del Rosario in un’intervista al Corriere della Sera.
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“Venne un giorno e mi confessò di essere sieropositivo”, continua. “La mia vita precipitò nel buio. Mia figlia aveva un anno e mezzo, per fortuna era stata concepita prima che lui contraesse la malattia. Al dolore, e sinceramente anche alla rabbia, per quello che stava succedendo a Giuliano, si accompagnò anche l’ansia per il mio destino. Eravamo una coppia con una normale vita coniugale. Lui forse aveva preso l’AIDS a ottobre. Eravamo a giugno”, racconta.
“Ho fatto i controlli ogni sei mesi, sempre con la paura che potesse colpire anche me quella malattia. Mi sono separata, sono andata a Napoli con la bambina. Ero ferita, angosciata. Lui mi ha fatto causa, mi ha tagliato ogni contributo e ha chiesto l’affidamento della bambina”, rivela la vedova.
“Mi sono sposata a 22 anni, lavoravo in una televisione e tutto mi sembrava rosa. Giuliano era molto legato a Corradini e a Diego. Passavamo le serate insieme a giocare a Cluedo, c’era un clima di festa continua. Io sono rimasta incinta nello stesso periodo in cui successe alla moglie di Maradona”, continua.
Poi, l’inizio dell’incubo. “Lui si ritrovò una sera a Buenos Aires, alla festa di addio al celibato di Maradona”, racconta Del Rosario, la quale, poi, passa la palla del racconto a un ex compagno di squadra di Giuliani, il quale, però, è voluto rimanere anonimo.
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“Giuliano era un ottimo portiere e un bravo ragazzo”, spiega al Corriere. “Ma arrivò dopo Garella, al quale tutti volevamo bene e risentì, incolpevolmente, di questa successione. Era complicato, chiuso. Durò solo due anni, nonostante fosse forte. Quella sera Diego aveva organizzato un addio al celibato a suo modo, c’erano quattordici ragazzi e 42 ragazze. Chi c’era mi ha raccontato che appena arrivarono le automobili con gli invitati si chiusero le porte e si spensero le luci. Giuliano fu visto tornare in albergo alle cinque di mattina, quella sera si è giocato la vita". Eros e Thanatos, istinti di vita e di morte che si sovrappongono, magari allineati nel domino del destino”.
“Io avevo partorito da sette giorni, ovviamente non potei andare”, torna a raccontare Raffaella. “Questa coincidenza mi ferì in modo particolare e fu una delle ragioni per le quali ci separammo. Ma gli sono restata accanto nella fase finale della sua vita. Lui aveva tentato di tutto per curarsi. Si era trasferito a Bologna e aveva trovato una nuova compagna che però, quando la malattia si è aggravata, lo ha lasciato. Lui non aveva nessuno, se non gli zii che avevano cresciuto lui e suo fratello, morto dopo una vita complicata”.
“Giuliano non immaginava di morire”, spiega. “La sera prima, in ospedale, ero con lui. Mi ha detto: “Ci vediamo domani, voglio stare un po’ con Gessica, la nostra bambina”. Mi ha fatto giurare che non avrei mai detto a sua figlia la causa della morte. Io lo feci. E ho tenuto fede a questa parola data. Lei, a diciotto anni, lo ha scoperto su Internet e, per questo, ha pagato un prezzo molto alto”.
“Il giorno dei suoi funerali non venne nessuno dei suoi compagni del Napoli o del Verona. Non un telegramma, una corona di fiori. La paura di essere associati a lui, nel tempo in cui avere l’AIDS significava essere o drogati o omosessuali, lo aveva reso un monatto, un’anomalia da ignorare”, conclude infine Raffaella Del Rosario in un’intervista al Corriere della Sera.