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José Mourinho "el conquistador". Quando il singolo fa la differenza
La Roma in finale e lo Special One alle stelle
Roma in finale di Europa League: giù il cappello per Mourinho
La Roma pareggia in Germania con il Bayer Leverkusen e va in finale di Europa League con il Siviglia forte dell’1 – 0 ottenuto una settimana fa all’Olimpico.
Il risultato di ieri sera non è casuale. Lo Special One ha ottenuto la seconda finale consecutiva in due anni, la prima lo scorso anno quando ha vinto la nuova coppa, la Conference League, al primo colpo sconfiggendo i belgi del Feyenoord 1 – 0 all’Arena di Tirana.
Due anni a Roma e due finali di cui una già vinta. Niente male.
Ma il risultato di Mourinho, il portoghese volante, va oltre la contingenza dello sport ed entra nella sociologia e non solo pallonara.
Il discorso è sempre lo stesso. Si versano fiumi di inchiostro sul valore del gruppo -che è indubbiamente importante- ma alla fine per vincere serve il singolo, l’eroe, il campione, il conducator, colui che –parafrasando Pupi Avati- “fa l’impresa”.
Pelè, Maradona, Cruijff stanno lì a dimostrarlo. José Mário dos Santos Mourinho Félix nasce a Setubal in Portogallo giusto 60 anni fa. Si tratta di un posto di mare, affacciato sull’Atlantico. Una città sferzata dall’eterno vento lusitano con le onde dell’Oceano che amoreggiano con il fiume Sado, sormontato dalla Serra de Arrabida.
Davanti un mare immenso che quando lo guardi sai che alla fine c’è una terra immensa, il Brasile. Portogallo, terra di mare, di pesce, di concretezza e di una lingua dolce che illude e accompagna.