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Mancini, petrodollari dietro le dimissioni. Guiderà la Nazionale dei cammelli

Di Giuseppe Vatinno

Dalle parti di Riad sono eccitati come ramarri all'idea di portare "a casa" Mancini d'Arabia...

Le dimissioni erano giunte – inaspettate - alla Figc sabato scorso, sotto Ferragosto. Gabriele Gravina l’aveva scelto come coordinatore delle tre nazionali della pelota, la maggiore e le Under 21 e 20 con una proposta estesa ai Mondiali del 2028 e non più solo al 2024, come era originariamente. Ma il dolce vento d’Oriente si era già palesato: un’offerta –si dice- da 60 milioni di euro in tre stagioni per guidare la nazionale dei cammelli.

Un bengodi rispetto al suo stipendio da fame quello che gli passava la Figc, da far concorrenza a quello di Fassino: “solo” 4,5 milioni all’anno più premi. C’è da dire che Robertino non aveva blindato l’orecchio neppure ai club, vedi il Psg che c’aveva messo tra i papabili. Ma le dimissioni erano veramente inaspettate, soprattutto in periodo vacanziero.

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Effetto collaterale è stato quello del povero Gravina che è rimasto con il classico cerino in mano. Infatti, dopo la notizia, il ministro dello Sport Andrea Abodi ha rilasciato un commento al curaro: “Ho saputo dai media. Sono dispiaciuto e perplesso, è una decisione che arriva a sorpresa a Ferragosto: tutto molto strano. Mi viene da pensare: le nomine dello staff tecnico azzurro annunciate recentemente erano state concordate con lui o no?”, che non fa presagire niente di buono neppure per lo stesso Gravina alle prese, per altro, con un governo molto patriottico e assai nazionalista che sulla pedata nazionale punta molto.