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Mancini, petrodollari dietro le dimissioni. Guiderà la Nazionale dei cammelli
Dalle parti di Riad sono eccitati come ramarri all'idea di portare "a casa" Mancini d'Arabia...
Le dimissioni erano giunte – inaspettate - alla Figc sabato scorso, sotto Ferragosto. Gabriele Gravina l’aveva scelto come coordinatore delle tre nazionali della pelota, la maggiore e le Under 21 e 20 con una proposta estesa ai Mondiali del 2028 e non più solo al 2024, come era originariamente. Ma il dolce vento d’Oriente si era già palesato: un’offerta –si dice- da 60 milioni di euro in tre stagioni per guidare la nazionale dei cammelli.
Un bengodi rispetto al suo stipendio da fame quello che gli passava la Figc, da far concorrenza a quello di Fassino: “solo” 4,5 milioni all’anno più premi. C’è da dire che Robertino non aveva blindato l’orecchio neppure ai club, vedi il Psg che c’aveva messo tra i papabili. Ma le dimissioni erano veramente inaspettate, soprattutto in periodo vacanziero.
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Effetto collaterale è stato quello del povero Gravina che è rimasto con il classico cerino in mano. Infatti, dopo la notizia, il ministro dello Sport Andrea Abodi ha rilasciato un commento al curaro: “Ho saputo dai media. Sono dispiaciuto e perplesso, è una decisione che arriva a sorpresa a Ferragosto: tutto molto strano. Mi viene da pensare: le nomine dello staff tecnico azzurro annunciate recentemente erano state concordate con lui o no?”, che non fa presagire niente di buono neppure per lo stesso Gravina alle prese, per altro, con un governo molto patriottico e assai nazionalista che sulla pedata nazionale punta molto.