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Massimo Moratti: "Non ricomprerei l'Inter. Rimpianti? Pirlo al Milan e..."

di Redazione

Massimo Moratti, presidente che ha portato l'Inter a vittorie leggendarie, si confessa: da Roberto Carlos a Recoba, Pirlo, Catona, Messi, Ronaldo, Lautaro e...

Massimo Moratti: "Inter? Non la ricomprerei. Bravi quelli che ci sono"

Massimo Moratti si è raccontato nell'intervista a Radio Tv Serie A. Il presidente che ha portato l'Inter in cima al mondo e a realizzare uno storico Triplete tra passato da massimo dirigente nerazzurro e presente da tifoso. Le è mai venuto da ricomprare l'Inter? "No, sinceramente sono bravi quelli che ci sono", spiega. Vediamo cosa ha detto.

Inter, Massimo Moratti: "Rimpianti? Pirlo al Milan e..."

Chi è oggi Massimo Moratti?
"Lo stesso di prima, non c'è più l'Inter che sentivo come un dovere e una passione. Sono preso dalle altre attività e dalla famiglia. Ho la fortuna di avere tre figli e dei nipoti che danno un significato a tutto".

Quanto pensa all'Inter?
"Quando sei presidente e quando non lo sei sono due modi diversi di viverla. Prima sei responsabile e senti il senso del dovere. Da tifoso ti arrabbi con società e giocatore ma porti a casa molto più serenamente. L'Inter resta molto importante, chiunque pensi a noi ci lega all'Inter. Però era più facile prima, era il mio ambito. Adesso mi sento come uno a cui è capitata una cosa meravigliosa ma è alle spalle ed è più difficile giustificare questa passione".

Che vita sarebbe senza l'Inter?
"Non lo so, c'è sempre stata. Volevamo bene all'Inter. Mio papà era tifosissimo, ci aveva trascinato tutti. Un grandissimo presidente. E' stato naturale anche per me. Non so chi sarebbe stata l'alternativa, magari qualcuno che stravinceva. Ma è stato bellissimo per me e i tifosi. E ho sempre fatto tutto pensando a quel che avrebbe fatto lui".

Cosa cercava nei giocatori?
"Da presidente speri sempre di trovare qualcuno che ti faccia vincere e stravincere - dice -. Nei giocatori cercavo soprattutto la classe, poi preso Samuel ho capito che la classe era importante ma arrivato lui abbiamo aggiustato la squadra. Rimpianti? Tantissimi. Tante volte è legato al non poter fare qualcosa, per cui Cantona sarebbe stato un cambio di marcia. Poi Pirlo al Milan piuttosto che allenatori che potevo trattare meglio o peggio a seconda. Ma tutto quello che fai è per il bene della società". 

Come si convive con l'essere il presidente del Triplete?
"Non mi aspettavo fosse considerato così importante, invece lo è. Noi abbiam vinto tutto in un mese. Solitamente uno dei tre, magari il campionato, potevo vincerlo prima. Si soffre fino alla fine, ma è stato una cosa fantastico. Preparato bene dai campionati di Mancini e poi Mourinho".

Si è abituato a vedere Mourinho su un'altra panchina italiana?
"Sì, me l'aspettavo e poi è adatto alla Roma. La società ha un grande potenziale, tutto da esprimere e lui inventa qualcosa ogni giorno".

E Motta?
"Non mi aspettavo facesse l'allenatore. E' sempre stato intelligente e molto pratico, il che lo hanno fatto diventare bravissimo. Il Bologna gioca bene e vince. Motta è quello che mi piace di più, a parte Inzaghi che è bravissimo".

Il più matto della squadra del Triplete?
"Maicon, era tutto forza fisica e si lamentava a fine partita perché il pubblico non sosteneva abbastanza la squadra. Gli ho detto che meno male che non era di fianco a me durante la partita perché quando lo insultavo io..."

Cosa le ha tolto l'Inter?
"Tolto nulla. Mi ha regalato emozioni e sorpresa. Come poteva inserirsi un giocatore, per esempio. Non ho mai considerato l'Inter un'azienda, sbagliando. L'ho sempre considerata un'attività fortunata da seguire e a cui dover dare il massimo della generosità. Uno non lo fa per scelta ma per carattere".

Cosa non rifarebbe?
"Il povero Simoni mandato via dalla sera alla mattina. Poi Roberto Carlos ma era una cessione obbligata per il bilancio. Avrei dovuto difendere di più Pirlo".

Ha mai pensato di essere troppo buono?
"E' un difetto, nei confronti dei giocatori che ne approfittavano. Ma chi se ne frega, non era quello che mi faceva soffrire. Era importante che ci capissimo. Non vedevo spesso i giocatori ma c'era fiducia. Capivano che contavo su di loro. Poi glielo dicevo quando li incontravo".

Cosa aveva visto in Recoba?
"La classe. Era un fatto calcistico. Tanta classe e tanta potenza era difficilissima da vedere assieme. Non avesse avuto tanta pigrizia... Quando l'ho acquistato mi è stato venduto da un famoso manager sudamericano e mi disse che alla prima partita farà cadere lo stadio. Così è stato. Ho pensato fosse un predestinato. L'idea di avere in panchina uno che se lo metti fa qualcosa di potente, bello. Un altro così era Kanu, grandissimo giocatore ma dopo il problema al cuore gli allenatori avevano paura".

Ronaldo.
"Molto intelligente, sveglio. Eccezionale. Non ha avuto fortuna perché avrebbe dovuto vincere tanto, ma si è fatto male. Era un allegro, sapeva anche adattare il momento della serietà".

Le è mai venuto da ricomprare l'Inter?
"No, sinceramente sono bravi quelli che ci sono".

C'è spazio per un Moratti in questo calcio?
"Posto per qualcuno così c'è sempre ma bisogna vedere se ha la possibilità economica per stare dietro all'Inter che ha esigenze di un certo tipo".

La cessione del club è una ferita aperta?
"Tutt'altro. E' stato un passaggio di responsabilità dopo tanti anni, mi sembrava fosse il momento giusto".

La squadra di oggi?
"Fortissima in tutti i settori. Davanti, a metà campo. In porta si pensava fosse andato via il più bravo del momento e questo meno, invece è bravissimo. Poi coi cinque cambi puoi graduare bene la fatica".

Lautaro.
"Proprio bravo, ha il carattere da centravanti e fa gol bellissimi. E poi Thuram è una grande sorpresa".

Inzaghi.
"Bravissimo, tiene costantemente un low profile e la squadra gioca benissimo. Non lo conosco personalmente ma è bravo ed è migliorato. Una dote non da poco".

Messi è stato vicino all'Inter?
"E' vero, lo avevo visto nell'Under 19 argentina. Questo ragazzo vinse la partita da solo. Mi aveva impressionato per il carattere e per la classe. C'erano giornalisti che mi chiedevano cosa pensassi, se volevo prendere Ronaldinho e io dissi che mi piaceva Messi. Lui lo seppe e si mise in contatto con noi, ma era stato curato e cresciuto dal Barcellona. Mi spiaceva. Però tutti gli anni mi mandava la sua maglietta".

Lo immaginava all'Inter?
"Sì, ma Messi dove lo mettevi stava. Si vedeva già da ragazzino che era una cosa diversa".

Quanto è vicino alla seconda stella?
"Interviene la scaramanzia ma speriamo sia vicina. Rappresenterebbe una continuità fantastica".

Trova ancora la voglia di sognare?
"Guai a non farlo, passando gli anni si hanno meno sogni a disposizione ma il passato ti fa colorare le cose che vedi e il calcio ti distrae. L'idea di sognare la prossima partita lo fai sempre".

C'è un sogno più grande degli altri?
"Ce ne sono tanti, ma è bella l'idea di avere una vita che non è fatta solo di cose pratiche ma anche di cose difficili da realizzare".