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Scherma, l'atleta ucraina? Non dare la mano all’avversaria è negare l'essenza dello sport
Mondiali di scherma, il caso della sciabolatrice ucraina che si è rifiutata di stringere la mano all'avversaria russa alla fine dell'incontro
La posta in gioco in una partita di scherma
Abbiamo assistito negli ultimi due giorni a Milano alla storia di organizzazione sportiva internazionale e diplomazia sportiva più sconcertante che ci sia capitata. L’imbarazzo crescente è insorto quando la sciabolatrice vincente l’incontro, l’ucraina Olga Kharlan, ha rifiutato di stringere la mano alla sua rivale, la russa Anna Smirnova. Sembra che un compromesso fosse stato raggiunto tra i rappresentanti della Federazione Mondiale di scherma e la delegazione ucraina che la stretta di mano avrebbe potuto essere sostituita dal tocco delle due sciabole.
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Ma questo non sarebbe stato accettato dalla Smirnova, che oltre tutto era presente a titolo individuale e non come membro della rappresentativa russa. La decisione che fu presa immediatamente dopo l’incontro, Giovedì 27 Luglio, era che la Smirnova era stata sconfitta, e la Kharlan sarebbe stata espulsa, ma la sua espulsione non si sarebbe estesa alla sua partecipazione alla gara a squadre. In seguito la Federazione ha stabilito che d’ora in poi sarà sufficiente il tocco delle armi.
In sostanza, tutti erano indaffarati a trovare il modo di aggirare, evitare, allentare, annacquare la regola. Solo indirettamente, o implicitamente, è stata ricordata la ragione della regola. La componente agonistica in alcune specialità sportive è più elevata che in altre.
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Nei salti, ad esempio, gli atleti si confrontano essenzialmente con sé stessi, nel senso che l’esito di ciascuna loro prestazione dipende solo dal loro comportamento proprio. In quanto le loro prestazioni sono misurabili, se ne può fare un ordinamento (una classifica) dalla quale risulta il vincitore o la vincitrice. Nel pugilato, o nella scherma, il confronto tra i due sul ring o in pedana è l’essenza della prova.