Viaggi
Le guide turistiche al governo: rivedere la legge che regolamenta la professione
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Di Igor Righetti
Centinaia di guide turistiche italiane, riunite nel gruppo “Le guide siamo noi” rivendicano al governo la tutela della loro professione minacciata, tra l’altro, dalla legge 97 del 2013 che, all'articolo 3, rende nazionale l'abilitazione di guida turistica, ma non ne definisce bene i contorni e istituisce una serie di siti protetti dove solo personale specializzato può condurre visite guidate. Il gruppo è autogestito, indipendente da associazioni e sindacati di categoria ed è nato in modo spontaneo in risposta alle manovre del governo.
Portavoce del gruppo “Le guide siamo noi” sono le guide turistiche Maria Sannino e Fiamma Passarelli che spiegano: “Con la legge quadro sul turismo, n. 217 del 1983, il governo italiano definisce la figura di guida turistica abilitata. Secondo la norma europea è guida turistica ‘chi guida i visitatori, nella lingua di loro scelta e interpreta le eredità culturali e naturali di un'area”. La guida, inoltre, possiede di norma una qualifica per aree specifiche che viene rilasciata dalle autorità competenti che, nel caso italiano, sono le Province e le Regioni. Nel 2005 la Comunità Europea emanò una direttiva sulle professioni relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali “per estendere la possibilità di esercitare l’attività con il titolo originario” in tutti i Paesi membri. Successivamente, nel 2006, venne emanata anche un’altra direttiva relativa ai servizi nel mercato interno.
Continuano i portavoce del gruppo “Le guide siamo noi”: “L'articolo 10 di tale direttiva dice che ‘l'autorizzazione permette al prestatore di accedere all'attività di servizi o di esercitarla su tutto il territorio nazionale’. Tuttavia, in Italia, il regime delle autorizzazioni o licenze per le guide era già stato abolito dal decreto legislativo n. 112 del 31 marzo 1998 (art. 46, comma 3.b) quindi si è applicata alle guide turistiche una direttiva errata. Malgrado queste errate interpretazioni e basandosi su una procedura di infrazione scaturita da una direttiva sbagliata, nell'agosto del 2013 il governo italiano ha emanato la legge 97 che, all'articolo 3, rende nazionale l'abilitazione di guida turistica, ma non ne definisce bene i contorni e istituisce una serie di siti protetti dove solo personale specializzato può condurre visite guidate. Alle stesse guide abilitate viene poi richiesto di sostenere un nuovo esame per diventare ‘guida specializzata’ per poter operare in quegli stessi luoghi dove le guide abilitate svolgono da anni la propria professione. Noi riteniamo che questo sia inaccettabile e inammissibile. Le guide turistiche abilitate italiane sono già abilitate per poter svolgere la propria professione in tutti i monumenti della propria regione e in qualsiasi sito specifico della propria area di competenza. Quindi l'articolo 3 della legge 97 del 2013 va riveduto poiché in esso non sono stati neanche definiti i criteri di accesso alla professione per i cittadini di stati membri in cui l'abilitazione è regolamentata né per coloro i cui Paesi invece non hanno una legislazione che si occupi di definire la figura di guida turistica”. Così, mentre Paesi come la Spagna hanno regolarmente legiferato nei primi mesi del 2015, definendo i criteri di accesso alla professione di guida, pur mantenendosi nei limiti della legge europea, il governo italiano già nel 2013 ha emanato una legge che, non essendo ben definita, ha dato origine a una serie di incomprensioni e confusioni che hanno causato danni economici ingenti alle guide turistiche italiane e all’economia del Paese.
“Sono moltissime le guide di altri Paesi europei - sottolineano Maria Sannino e Fiamma Passarelli - che già vengono in Italia a lavorare su tutto il territorio nazionale pur non avendo la stessa qualifica professionale delle guide abilitate italiane. Sono poche le nazioni in cui la figura di guida turistica professionale è regolamentata e tra queste ci sono il Portogallo, la Spagna, la Francia, l’Italia, la Grecia, la Bulgaria, l’Ungheria e la Turchia. Per i restanti Paesi non esiste una regolamentazione e quindi i cittadini provenienti da questi stati non possono esercitare in Italia senza una qualifica riconosciuta. Eppure molti riconoscimenti sono stati ottenuti da tedeschi e sloveni. Grazie poi ai vari accordi con l'Europa, molti cittadini di altri Paesi quali la Cina, la Russia, la Corea, il Brasile, l'Egitto e gli Stati Uniti riescono anch'essi ad avere un riconoscimento di titoli che non sono equivalenti a quelli italiani. Per alcuni Paesi è sufficiente una dichiarazione di un tour operator per rendere guida una qualunque persona, mentre noi italiani dobbiamo sostenere esami non certo semplici. Per di più queste persone riescono a lavorare anche 180 giorni, senza pagare tasse in Italia ma togliendo lavoro prezioso alle guide italiane che sono lavoratori stagionali”. Spiegano Sannino e Passarelli: “A rendere la situazione ancora più ingarbugliata nel 2014 con l’ introduzione dell'articolo 9-bis del Codice dei Beni culturali e del paesaggio (legge 22 luglio 2014, n.110) in cui si dà la possibilità ai professionisti culturali, subordinati alle agenzie di servizi aggiuntivi, di esercitare le loro attività culturali, all'interno dei cosiddetti beni culturali, le guide turistiche abilitate si sono ritrovate sempre più limitate nell'accesso a tali beni, essendo questi ultimi occupati già dai professionisti dei beni culturali che si garantiscono le fasce di orario di accesso migliori, esercitando così una sorta di concorrenza sleale poiché essi sono dipendenti delle stesse agenzie di servizi incaricate anche della prenotazione degli stessi siti”.
E concludono: “Il nostro gruppo chiede che il governo faccia il proprio dovere di tutela del Paese in Europa e dia il giusto peso alla nostra professione di ambasciatori di cultura che valorizzano il vastissimo patrimonio artistico, storico, archeologico, naturalistico e culturale che l'Italia ha da offrire al mondo; che il nostro governo rispetti il nostro Paese e i suoi lavoratori, come previsto dalla Costituzione e come fanno gli altri Paesi europei, valorizzando e facendo rispettare il nostro immenso patrimonio e la nostra professione attraverso una riforma che evidenzi l'alto livello di professionalità di chi ogni giorno è ambasciatore della nostra cultura nel mondo e che ne delinei a caratteri chiari i termini di accesso; che i comunitari che desiderino operare in Italia vengano sottoposti a esami di abilitazione, che siano in possesso di una laurea o preparazione equipollente, che abbiano la conoscenza della lingua italiana a livello B2 europeo, la conoscenza di almeno un'altra lingua oltre alla propria e la conoscenza del nostro territorio; che chi proviene invece da altre regioni sia sottoposto a esami di estensioni territoriali; una chiara procedura sanzionatoria; la creazione di un organo pubblico specifico che venga adibito sia al controllo degli accessi in Italia di guide abilitate provenienti da altri Paesi, attraverso una apposita scheda elettronica, sia al controllo di totali abusivi che stanno proliferando a macchia d'olio in questo stato di confusione; che l'articolo 3 della legge 97 del 2013 sia abolito e sostituito dalla riforma della professione come ha fatto la Spagna che tutela le proprie guide turistiche; che sia cancellata la lista di siti protetti, che possono diventare appannaggio esclusivo delle società private che hanno in gestione gli stessi siti e che limiteranno gli accessi delle guide abilitate come di fatto già avviene; che siano resi pubblici i contratti di affido in gestione dei siti di interesse storico-artistico-archeologico, contratti che vengono rinnovati in deroga da anni senza criteri di trasparenza; che siano annullati tutti quei tesserini di guida nazionale che sono stati rilasciati nel frattempo da Regioni, ministero e scuole private, in attesa che vengano stabiliti criteri univoci per tutte le regioni; che si provveda al controllo e a sanzioni per coloro che, in aperta violazione delle leggi emanate dagli stati membri dell'Europa rilasciano tesserini di ‘tour guide’, come nel caso dell'Etoa, un’associazione di tour operator che per soli 20 euro emana tesserini di riconoscimento che si confondono con quelli delle guide abilitate. Invitiamo infine i nostri colleghi di tutta Italia a unirsi a noi nel richiedere che i nostri diritti vengano rispettati”.