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Turismo post Covid, il piano di Napoli al Salone mondiale dei Siti Unesco
Decongestionare e allungare i periodi di permanenza proponendo un'offerta turistica più vasta e diffusa valorizzando i 92 comuni dell'area metropolitana.
Non solo Pompei. Non solo i siti già insigniti dal sigillo Unesco. Decongestionare, destagionalizzare, allungare i periodi di permanenza. Proporre un’offerta turistica e culturale sempre più vasta e diffusa, valorizzando le bellezze di tutti i 92 comuni dell’area metropolitana. Contro il Covid, al Wte, il Salone mondiale dei Siti Unesco, la Città Metropolitana di Napoli ha messo in campo 50 itinerari culturali sviluppati in spazi aperti, sostenuti dai fondi del Piano Strategico dedicati ai settori della Cultura e dell’Ambiente -ben 540 milioni di euro nel triennio- e progetti di realtà aumentata.
Il Turismo ai tempi del Covid: la “Cultura come cura” e i Percorsi dei quattro elementi Punto centrale della partecipazione della Città Metropolitana al Wte 2020 è stato quello di illustrare le soluzioni che il gruppo di lavoro interdisciplinare e interistituzionale messo in campo dall’ente ha individuato per superare la crisi del settore turistico conseguente all’emergenza epidemiologica che ha investito l’intero pianeta. Soluzioni che sono state racchiuse in un Manifesto condiviso e sottoscritto da tutti i soggetti competenti dal titolo “La Cultura come Cura” - fatto proprio e dichiarato ‘best practice’ dall’Associazione Beni italiani Patrimonio Mondiale Unesco- che ha visto lo sviluppo di 50 itinerari culturali per un turismo sostenibile in tempo di pandemia. In pratica, itinerari culturali in spazi aperti tesi a valorizzare, partendo soprattutto dal traino offerto dai siti dell’area (il Centro storico di Napoli, le aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata, i beni immateriali quali i Gigli di Nola e l’arte dei pizzaiuoli napoletani), luoghi meno conosciuti ma non per questo di minor pregio.
Gli itinerari sono stati divisi in quattro aree, legate ai quattro elementi, aria acqua terra e fuoco -e racchiusi in altrettanti volumetti presentati in anteprima nazionale al Salone- e in cinque gruppi. Diciotto quelli legati al Verde urbano e ai Parchi (tra gli altri, il Bosco di Capodimonte, le Ville e i Parchi di Napoli, il Parco dei Campi Flegrei, quelli del Vesuvio, del Sarno e dei Monti Lattari), mentre 14 sono gli itinerari del Trekking metropolitano e della Street Art, tra cui, ad esempio, le Scale di Napoli, il Cammino dei Teatri antichi, il Sentiero degli Dei con l’intero territorio della Penisola Sorrentina e i percorsi alla scoperta dei murales di Jorit. Liternum a Giugliano, la Fescina a Quarto, e poi Nola, Cimitile, il parco fluviale di Longola a Poggiomarino sono solo alcuni degli Itinerari Archeo-Naturalistici (in tutto 10), mentre l’Area Marina e Parco Sommerso della Gaiola a Napoli, il Parco Archeologico Sommerso di Baia, le vie dell’Acqua e del Fuoco di Torre del Greco, Torre Annunziata e Castellammare di Stabia fino alla Piscina Mirabilis a Miseno costituiscono gli Itinerari delle Acque. Chiudono il percorso i quattro itinerari della Memoria-Itinerari Borbonici e Itinerari Rivoluzionari, che comprendono, in particolare, Palazzo Reale, la Reggia di Capodimonte, Castel Nuovo, Castel dell’Ovo, Castel Sant’Elmo a Napoli, la Reggia di Portici, la Reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia e la Casina del Fusaro a Bacoli. E poi le Chiese aperte, i Borghi storici, i percorsi Slow Food.
Il Piano Strategico Metropolitano Itinerari che devono essere sostenuti sotto il profilo finanziario. All’interno del miliardo di euro stanziato nel triennio per cambiare il volto dell’intera area, il Piano Strategico varato dalla Città Metropolitana di Napoli su impulso del Sindaco Luigi de Magistris ha, infatti, destinato 540 milioni a due settori considerati fondamentali: la Cultura come Sviluppo e il Verde pubblico. In particolare, 85 milioni sono stati stanziati per il patrimonio culturale, 382 per spazi pubblici e strade la maggior parte delle quali a servizio dei beni culturali e 17 milioni per la mobilità sostenibile, mentre ai parchi e alle aree verdi sono andati 53,4 milioni.
Tra gli interventi finanziati figurano il completamento del Grande Progetto Unesco di Napoli con il rifacimento di reticoli di strade del centro storico, così come la riqualificazione di Corso Vittorio Emanuele o di Viale Umberto Maddalena, la strada che conduce all’aeroporto di Capodichino; parchi, come l’Akeru di Acerra, un polmone di 67mila metri quadrati di verde nel cuore di un’area densamente popolata come l’agro acerrano-nolano, o il sistema dei 19 parchi di Napoli - 14 milioni - tra cui il Virgiliano, la Villa Comunale, il parco di Scampia; interventi di recupero del tessuto urbano, come la riqualificazione del centro storico di Vico Equense, del Museo della Pasta di Gragnano, o del palazzo storico che ospita il Comune di Cercola, del Molo Borbonico di Ercolano, o la risistemazione del percorso archeologico-naturalistico che dal Castello di Baia, nel comune di Bacoli, accompagna al Lago Miseno e alla Tomba di Agrippina.
Sirena City, contro il Covid un’app con realtà aumentata Ma la Città Metropolitana vuole mettere in campo anche progetti sviluppati grazie alle più moderne tecnologie per favorire il turismo ai tempi del Covid. E quindi spazio alla realtà aumentata per far vivere a coloro i quali sceglieranno di visitare la città un’esperienza entusiasmante: passeggiare tra le strade e le piazze accompagnati dai grandi musicisti e compositori del passato, che spiegheranno la storia dei luoghi e, soprattutto, faranno ascoltare loro le melodie che agli stessi luoghi sono ormai indissolubilmente legati.
Mauro Gioia, artista e cultore della musica napoletana -che ha messo insieme il più grande archivio di dischi dei primi del Novecento di canzoni napoletane dell’età d’oro- ha realizzato, insieme con il suo team, un modello prototipale di app, presentato nel corso del Salone, che consentirà di effettuare ‘passeggiate musicali’ tra i monumenti della canzone napoletana, a partire dalle case dove vivevano i cantanti più famosi, fino alle finestre dalle quali uscivano le loro note, alla scoperta dei palazzi dove poeti e compositori hanno scritto canzoni diventate celebri in tutto il mondo, oppure davanti ai caffè dove le hanno presentate la prima volta o tra i velluti di quel teatro che li vide debuttare.
Un cellulare, un paio di cuffie, magari un paio di scarpe comode per scoprire storie che nessuno ha mai saputo raccontare. Si può immaginare di incamminarsi verso l'angolo di Via San Biagio dei librai e via Duomo e di vedersi venire incontro Enrico Caruso, e sentire la sua voce risuonare sempre più forte mentre canta ‘O sole mio quanto più ci si avvicina, e scoprire quel piccolo caffè, il Caffè dei Mannesi, dove 123 anni fa si esibì per la prima volta in pubblico. Oppure andando per la signorile via San Pasquale scoprire che lì ha abitato il sommo poeta Salvatore di Giacomo e ascoltare la sua Catarì cantata dal ‘rivale’ di Caruso, Fernando De Lucia.
La Città Metropolitana di Napoli protagonista al Salone “Prima del Covid, Napoli e la sua area metropolitana erano al primo posto per incremento di presenze turistiche in Italia. Ora stiamo affrontando un periodo difficile, ma lo stiamo affrontando al meglio, coniugando strategia e risorse: il nostro faro è quello del Manifesto ‘La Cultura come Cura’ che stiamo supportando con le importantissime risorse ricavate dal Piano Strategico. E presto torneremo a correre e a consolidare quel primato”.