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Xenofobia e abusi sui venezuelani in fuga dal regime di Nicolas Maduro

Daniele Rosa

Solo gli Usa li considerano rifugiati. 25 anni di salario per un biglietto aereo

I venezuelani, in questa fase storica caratterizzata dalla drammatica dittatura di Nicolas Maduro, sembrano dover pagare verso ‘qualcuno’ le colpe di tutti.

 

Dopo essere stato da uno dei paesi più ricchi al mondo uno dei più poveri ed indebitati, dopo aver dovuto svendere buona parte della propria immensa ricchezza petrolifera presente e futura, dopo aver visto crescere l’inflazione a cifre mai viste (oltre il milione per cento secondo il FMI) e dopo aver sofferto la fame, adesso il Paese deve soffrire l’umiliazione dei propri cittadini. Cittadini che trovano mille difficoltà e costi impropri per uscire dal loro sfortunato paese.

Fino ad ora quasi 5 milioni sono già usciti ma ora per gli altri, ‘scappare’,sembra essere molto più difficile e costoso.

La fuga dei venezuelani da Maduro 

Infatti pure il passaporto venezuelano sta perdendo valore da quando molti paesi, soprattutto quelli vicini che avevano fino ad ora accolto molti espatriati, hanno posto restrizioni e ulteriori visti di ingresso.

 

Paesi ‘amici’ come Perù, Ecuador, Cile, Guatemala, Honduras,  Panamà,Trinidad e Tobago e anche alcune isole del Caribe come Aruba e Curacao hanno posto ulteriori ‘paletti’ di ingresso ai cittadini venezuelani.

 

La crisi economica e politica che stanno vivendo i venezuelani ha dell’inimmaginabile.

 

Un biglietto aereo per un volo a corto medio raggio può’ costare all’incirca 25 anni di salario di un medio dirigente o di un professore. E nonostante questo Paesi come Cile e Perù ( dove il salario minimo a volte non supera i tre dollari al mese) chiedono ai venezuelani in dogana un feed tra i 20 e i 100 dollari.

 

E a questo si aggiunge la difficoltà enorme di riuscire a trovare un visto d’uscita senza dover pagare tangenti a qualcuno.Qualcuno che, nella catena delle decisioni, può o meno, ritardare o addirittura bloccare qualsiasi richiesta.

La fuga dei venezuelani da Maduro

Sapendo questo solo gli Stati Uniti, impegnati nella sacrosanta guerra contro il dittatore Maduro. accettano le domande dei venezuelani pure con il passaporto scaduto.

 

Inimmaginabile pensare che appena 5 anni fa il passaporto venezuelano era fra i 25 passaporti più accettati al mondo.

La crisi economica e il susseguente flusso migratorio hanno fatto crescere le restrizioni sul passaporto.

Aldilà di queste comprensibili ma ingiuste restrizioni stanno aumentando, in maniera esponenziale, i casi di xenofobia o di abusi.

In Perù, ad esempio, un parlamentare ha proposto di fare un decreto per mandare via dal paese tutti i venezuelani, buoni o cattivi , senza distinzione.

Ed ancora quasi 500 cittadini venezuelani sono stati costretti a rimanere giorni in un terminal aereo messicano senza alcun motivo legale apparente.

 

Solo gli Stati Uniti hanno dato ai venezuelani lo stato che moralmente compete loro, quello di rifugiati.

150000 sono quelli che fino ad ora hanno emigrato. Una cifra dieci volte superiore a quella di 15000 che il regime di Maduro ‘assicura’ di aver fatto ritornare in Patria con un progetto pomposamente denominato ‘Vuelta a la Patria’.

Pochi dei fortunati che son usciti dal caos sognano di farne ritorno. Perché mai farsi un vero e proprio karakiri?

 

 

A parte gli Stati Uniti però, pochi paesi, Europa in primis, non sembrano interessati più di tanto al problema di una vera criminalizzazione del popolo venezuelano, un sentimento che stimola xenofobia, deportazioni e maltrattamenti, soprattutto nei posti di confine.

 

Queste continue violazioni degli accordi di reciproco aiuto firmati da ben 15 paesi latino americani nella Dichiarazione di Cartagena risultano ancora più dolorose e ingiuste perché si stanno concentrando su una popolazione vulnerabile e in condizioni di alta precarietà.

 

‘ La nostra migrazione-conferma la sociologa Claudia Vargas dell’Università Simon Bolivar-è fatta non solo da persone delle borghesia come accademici e professionisti ma anche da gruppi che si trovano in condizioni fisiche drammatiche e sono senza documenti. Tutto questo aumenta il disordine e i rischi a cui questa gente va incontro’.

 

Qui non si sta parlando di barconi o di navi delle ONG che raccolgono migranti in mare, qui si tratta spesso di viaggi della speranza di giorni in autobus.Una diaspora senza fine.

 

La verità, relativamente a questo esodo venezuelano è che nessun Paese vicino ha mai pensato ad un piano strutturale per ricevere e magari condividere questi afflussi con i Paesi confinanti. Tutti,erroneamente, pensavano si sarebbe risolto tutto in breve tempo.

 

Una tragica commedia vista da anni in Italia e nell’Europa intera.