Efsa, gli eurodeputati chiedono maggiore trasparenza
L'Europarlamento ha votato un testo che chiede maggiore trasparenza nei processi decisionali di Efsa. La Via: “Bene, ma sia rispettato il segreto industriale"
Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani
La querelle sul glifosate (l'erbicida più utilizzato al mondo) ha visto sul banco degli imputati aziende dell'agrochimica, scienziati, medici, agricoltori, politici e attivisti. A finire nella mischia intorno a questa importante molecola é stata anche Efsa, l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare, preposta alla valutazione della sicurezza degli alimenti che le famiglie europee mettono in tavola. Agenzia che é stata accusata di poca trasparenza e imparzialità.
Per questo il Parlamento europeo ha dato il via ad un processo di revisione delle norme che regolano le attività dell'Agenzia chiedendo maggiore trasparenza. Gli eurodeputati hanno votato con 427 voti in favore, 172 voti contrari e 67 astensioni un testo che riforma il modus operandi di Efsa. Testo che ora deve andare al trilogo con il Consiglio Ue per eventuali ulteriori modifiche.
“La maggior parte delle richieste contenute nella proposta legislativa sono legittime e condivisibili”, spiega ad Affaritaliani.it Giovanni La via, eurodeputato di Forza Italia e già presidente della Commissione per la sicurezza alimentare. “A valle del confronto con il Consiglio Ue tutto il meccanismo di approvazione di Efsa diventerà più trasparente e indipendente, a vantaggio dei consumatori europei”.
Altro elemento fondamentale é la garanzia di indipendenza di chi é preposto alla valutazione delle domande di approvazione. “Gli esperti che Efsa interpella devono essere indipendenti, non devono aver lavorato per le aziende che presentano le domande e devono operare sempre in gruppi, in modo che non ci sia una persona sola a decidere ma che ogni conclusione sia collegiale”, spiega La Via.
C'é però un punto su cui gli eurodeputati si sono spaccati, la cosiddetta clausola di disclosure, che ha visto la relatrice, Renate Sommer (deputata popolare tedesca) ritirare il proprio nome dal progetto di relazione, proprio perché in disaccordo sull'emendamento.
“Viene chiesto che Efsa pubblichi tutti gli studi relativi alle domande di autorizzazione prima della fine dell'iter di analisi, che può durare anche anni”, spiega La Via. “Questo espone però le aziende al rischio che società non europee si approprino dei frutti della ricerca altrui e prima che Efsa dia il suo via libera commercializzino in tutto il mondo, tranne l'Europa, la molecola. Questo rappresenterebbe un danno enorme per le aziende che investono ogni anno milioni di euro per fare ricerca e che non sarebbero più in grado di fare innovazione”.
Facciamo un esempio. Poniamo che una aziende dell'agrochimica europea presenti la documentazione per la registrazione di una molecola erbicida innovativa. Efsa pubblica tutti gli incartamenti e inizia la fase di studio. Nel giro di un mese una azienda cinese copia il prodotto, ottiene il via libera dalle autoritá locali, e lo lancia sul mercato, costruendosi una posizione dominante che l'azienda europea difficilmente potrebbe capovolgere quando arriverà sul mercato, anche 4 anni dopo la presentazione della domanda.
Il caso glifosate ha poi posto un'altra questione sul tavolo. I ricercatori basano le loro valutazioni sulla sicurezza delle nuove molecole sui dati forniti dalle aziende stesse, che prima di presentare le domande conducono prove in laboratorio e in campo. Per alcuni eurodeputati questo modello é debole, perché espone i dati a manipolazioni. “I dati sono affidabili e certificati. Non é possibile creare un ente che ripeta tutte le prove per ogni domanda di autorizzazione, dovremmo avere una struttura con migliaia di ricercatori. In caso di dubbi Efsa potrà peró chiedere che vengano effettuati test da parte di enti terzi”.
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