Affari Europei

Europei spreconi, un terzo del cibo finisce nel cestino. Caputo: inaccettabile

Ogni anno in Europa finiscono nel cestino 88 milioni di tonnellate di Cibo. Caputo (Pd): "Uno spreco non giustificabile"

Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani

Ogni anno un terzo di tutto il cibo prodotto sul pianeta viene sprecato. Gettato nel bidone dell'immondizia nelle nostre case o lasciato scadere sugli scaffali dei supermercati. E intanto 800 milioni di persone soffrono di malnutrizione e non hanno accesso al cibo. Lo ha detto anche Barack Obama durante il suo discorso a Milano in occasione di Seeds&Chips: "Lo spreco alimentare non puó più essere tollerato, servono politiche ad hoc ber combatterlo".

Anche l'attenzione dell'Europa é alta, lo dimostra il fatto che il Parlamento europeo ha votato una risoluzione per chiedere alla Commissione di mettere in campo una proposta per dimezzare entro il 2030 le 88 milioni di tonnellate di cibo sprecato in Europa ogni anno. "E' paradossale che da un lato si chieda all'agricoltura di produrre più cibo e dall'altro si sprechi così tanto", spiega ad Affaritaliani.it Nicola Caputo, eurodeputato del Partito democratico. "Servono legislazioni ad hoc e un cambio di mentalità dei cittadini europei".

Onorevole Caputo, quali sono i numeri dello spreco alimentare?

"Secondo la Fao ogni anno circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, pari ad un terzo dell'intera produzione mondiale, non viene mangiato. E questo spreco avviene lungo tutta la filiera agroalimentare, dal campo alla tavola. In Europa le famiglie sono responsabili del 53% degli sprechi, mentre l'industria del 19% e i dettaglianti del 12%".

Che cosa si puó fare per ridurre gli sprechi?

"Bisogna agire su differenti livelli. Prima di tutto sensibilizzando i consumatori sull'importanza di non sprecare il cibo. Ad esempio facendo la spesa pensando a ciò che realmente serve alla famiglia. Spesso i consumatori comprano grandi quantità di cibo, magari attirati dalle offerte, che poi vengono dimenticati nel frigorifero fino a quando non sono scaduti".

Anche sul concetto di 'scaduto' chiedete che intervenga Bruxelles, in che modo?

"La maggior parte delle persone non capisce la differenza tra 'da consumarsi entro il' o 'preferibilmente entro il'. E nel dubbio getta nel cestino anche un prodotto che é ancora buono. Servono indicazioni chiare sulle etichette".

I supermercati che cosa possono fare?

"Alcune catene mettono in sconto i prodotti vicini alla scadenza, che sicuramente é una buona pratica, ma non basta. Ci deve essere una modifica della legislazione, ad esempio per permettere la vendita di prodotti scaduti, dopo che ne sia stata accertata l'edibilitá. In alcuni Stati d'Europa ci sono già dei supermercati con soli prodotti scaduti in cui le persone in difficoltà possono trovare cibo sicuro e a basso prezzo".

Anche nel Vecchio continente ci sono molte persone che soffrono la fame, non si potrebbe destinare a loro questo cibo?

"Assolutamente sí, ma servono leggi ad hoc. Ad esempio occorrerebbe modificare la direttiva sull'IVA in modo da autorizzare le esenzioni fiscali sulle donazioni di prodotti alimentari".

E per le industrie?

"L'Unione europea sta finanziando diversi progetti di ricerca per rendere le aziende agroalimentari più sostenibili. Ad esempio introducendo processi di lavorazione innovativi che riducano gli sprechi oppure destinando ad altri utilizzi i sottoprodotti delle produzioni".