Affari Europei
Black list e sanzioni. La risposta dell'Ue a Panama Papers
La Commissione promette: "Entro 6 mesi una lista nera europea"
Una lista nera europea, che non sia soltanto la sommatoria delle 'black list' dei paesi che ce l'hanno e si fondi su una nozione comune di 'paradiso fiscale'. Ma anche uno "spazio unico europeo" dell'Iva per contrastare le frodi, sostenere le imprese e aiutare l'economia digitale e il commercio elettronico. Ecco il piano anti evasione ed elusione fiscale messo a punto dalla Commissione Europea.
Il progetto delle "black list" ha ricevuto nuovo e fondamentale slancio dopo l'esplosione dello scandalo Panama Papers, che ha messo in chiaro l'ampia diffusione del fenomeno dei paradisi fiscali. Entro sei mesi, questo l'impegno assunto dal responsabile degli affari fiscali Pierre Moscovici, "vogliamo definire una proposta concreta, vedrete che la lista unica dei paesi non cooperativi in materia fiscale funzionera'". L'obiettivo è superare i limiti delle tante 'black list' senza un adeguato apparato di sanzioni.
Lo scorso giugno la Commissione aveva pubblicato una lista paneuropea in cui apparivano le trenta giurisdizioni considerate non cooperative dal punto di vista della trasparenza fiscale (il termine paradise fiscale non viene usato nella documentazione ufficiale). Vi apparivano solo le giurisdizioni che a loro volta apparivano nelle liste di almeno dieci Stati Ue. Naturalmente c'era Panama. A seguire: Andorra, Liechtenstein, Guernsey, Monaco, Mauritius, Liberia, Seychelles, Brunei, Hong Kong, Maldive, Isole Cook, Nauru, Niue, Isole Marshall, Vanuatu, Anguilla, Antigua e Barbuda, Bahamas, Barbados, Belize, Bermuda, Isole Vergini britanniche, Cayman, Grenada, Montserrat, St Vincent e Grenadines, St Kitts e Nevis, Turks e Caicos, Isole Vergini Usa. Moscovici difende a spada tratta la necessita' di andare oltre.
Sulla base delle indicazioni dello 'scoreboard', dovranno decidere quali paesi terzi devono essere esaminati "formalmente" dall'Unione europea per verificare la rispondenza delle prassi fiscali con le norme di buona 'governance'. E' questa la fase del dialogo con le giurisdizioni, che potranno rispondere nel merito delle preoccupazioni sollevate e decidere se avviare o meno una cooperazione pià stretta con la Ue. Terza e ultima tappa, la 'black list'. La Commissione farà una raccomandazione agli Stati membri della Ue con la proposta di inserirvi i paesi "non cooperativi", con tutti gli argomenti relativi. La decisione finale sarà presa dagli Stati e la lista sara' riesaminata regolarmente
Non solo. L'Ue intende anche riavviare l'attuale sistema dell'Iva nell'Ue allo scopo di renderlo più semplice, più a prova di frode e favorevole alle imprese. Secondo Bruxelles, le attuali norme Iva devono essere aggiornate con urgenza per sostenere al meglio il mercato unico, facilitare gli scambi transfrontalieri e stare al passo con l'economia odierna, che eèdigitale e mobile.
La differenza tra le entrate Iva previste e quelle effettivamente riscosse negli Stati membri, sottolinea la Commissione, ammonta a circa 170 miliardi di euro e si stima che le sole frodi transfrontaliere rappresentino una perdita di gettito Iva pari a circa 50 miliardi all'anno nell'Unione europea. Il piano d'azione delinea un percorso per modernizzare le attuali norme Iva dell'Ue, che comprende i principi fondamentali di un futuro sistema unico dell'Iva a livello europeo, misure a breve termine per combattere le frodi a danno dell'Iva, l'aggiornamento del quadro delle aliquote Iva e una serie di opzioni per concedere maggiore flessibilità agli Stati nel definirle, progetti per semplificare le norme Iva in materia di commercio elettronico, nel quadro della strategia per il mercato unico digitale, e per un pacchetto Iva che faciliti la vita alle piccole e medie imprese.