Affari Europei
Migranti, il nodo dei centri di accoglienza. 'L'Italia non fa i controlli che dovrebbe'
Giovedì e venerdì il Consiglio europeo dovrebbe arrivare ad un accordo sulla redistribuzione dei migranti. Mentre il Consiglio esteri ha dato il suo ok alla prima fase del piano Eu-Navfor-Med, che prevede la raccolta di informazioni sulle reti dei trafficanti, Matteo Renzi sta tessendo la tela delle relazioni internazionali per fare accettare ai capi di Stato e di governo europei delle 'quote' di migranti da redistribuire.
La Francia ha dato un primo via libera e anche la Germania è favorevole, mentre paesi come la Gran Bretagna, l'Irlanda, la Danimarca o la Spagna, senza contare quelli dell'Est, non ne vogliono sentire parlare. Ma anche i Paesi più possibilisti hanno delle condizioni da imporre all'Italia.
Il fatto è che il nostro Paese registra solo tre migranti ogni dieci che sbarcano sulle nostre coste. Questo comporta che un migrante non identificato, che secondo le regole di Dublino II dovrebbe essere accolto nello Stato di primo approdo, può provare a superare i confini tra Italia e il resto d'Europa indisturbato e una volta in Francia o in Austria fare richiesta d'asilo.
Una situazione inaccettabile, secondo molti governi europei, che pretendono che Roma faccia rispettare le regole. Tutti i migranti devono essere accolti e registrati. Chi è venuto in Europa in cerca di una vita migliore deve essere rispedito a casa, chi invece scappa da guerre può fare domanda di asilo.
In entrambi i casi i migranti devono rimanere nei centri di accoglienza fino al verdetto finale. Nel caso non vengano rimpatriati e venga loro riconosciuto lo status di rifugiato, i Paesi del nord Europa sono disposti ad accoglierne una parte (nel numero, per ora, di 40 mila, da dividere con la Grecia).
Ma per essere sicuri che l'Italia rispetterà le regole ora Parigi e Berlino vogliono poter supervisionare il processo di accoglienza e registrazione. In cambio di fondi per l'accoglienza e il rimpatrio, Bruxelles dovrebbe mandare degli agenti di Frontex per 'aiutare' l'Italia a seguire le regole del diritto internazionale.