Putin e il dilemma delle celebrazioni della Rivoluzione d'Ottobre
Quest'anno si festeggiano i 100 anni della rivoluzione d'ottobre che portó al potere i bolscevichi. Ma per Putin non c'é nulla da festeggiare
I 100 anni della Rivoluzione d'Ottobre sono alle porte e in Russia nessuno si aspetta festeggiamenti di massa. L'anniversario della moto rivoluzionario, che ha portato al potere i bolscevichi (il 25 ottobre del calendario giuliano, allora in uso, 7 novembre oggi) e alla creazione dell'Urss, rappresenta un dilemma per il presidente Vladimir Putin, che ha definito la fine dell'Unione sovietica come una "catastrofe geopolitica", ma allo stesso tempo ha criticato Lenin per aver portato alla distruzione della "Russia storica" e "aver tradito gli interessi nazionali".
Poca enfasi per le celebrazioni della Rivoluzione
Il Comitato ufficiale, creato su decreto di Putin e incaricato di organizzare gli eventi legati al centenario, si e' riunito per la prima volta solo il 23 gennaio. Come ha riferito uno dei membri del Comitato organizzatore, Anatoly Torkunov rettore dell'Universita' Mgimo, per ora sono in programma due mostre: una su Lenin e una sulla dinastia dei Romanov, di cui faceva parte l'ultimo zar. Questo mese, inoltre, si svolgera' un convegno nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, intitolato "La rivoluzione di febbraio: tragedia e insegnamento".
Celebrare la vittoria sul nazismo, non la rivoluzione bolscevica
Oltre a conferenze ed eventi accademici, nessuno crede che sara' data particolare enfasi all'appuntamento con la storia, su cui i russi sono ancora divisi. "La gente non sente il bisogno di celebrazioni e non si festeggera' in modo spettacolare", ha raccontato ad Agi Lev Gudkov, direttore del centro demoscopico indipendente, Levada. "Magari ci sara' qualche programma di approfondimento e film in tv, ma non sara' niente se paragonato alla campagna di propaganda che c'e' stata, per esempio, nel 2010 per il 65° anniversario della Vittoria sul nazismo, quando per un anno intero in tv sono stati trasmessi film sulla guerra e interviste ai veterani", ha aggiunto Gudkov.
Per Putin l'idea di una rivoluzione interne é deprecabile
"In Russia, quella della Grande Guerra Patriottica - come viene chiamata la Seconda Guerra Mondiale - e' una memoria che unisce ed e' usata da diverse forze politiche per mobilitare l'elettorato, ma quella della Rivoluzione bolscevica e della seguente guerra civile e' una memoria ancora scomoda", ha spiegato lo storico Boris Kolonitsky, tra i massimi esperti del 1917. Il presidente della Duma, Serghei Naryshkin, ha detto di recente che ora e' necessario sostenere la tendenza alla "riconciliazione" sugli eventi legati alla Rivoluzione e contribuire a una buona conoscenza storica nella societa', cosi' da poter trarre i giusti insegnamenti da quanto accaduto. La piu' importante di queste lezioni, a suo dire, e' "il valore dell'unita' e della solidarieta' civile, la capacita' della societa' di trovare un compromesso nei momenti storici piu' difficili, evitando di arrivare allo scisma". Stessa posizione del Cremlino, che negli ultimi anni ha messo al centro delle sue politiche l'opposizione a ogni idea di rivoluzione o cambio di regime ed e' arrivato a contare su un supporto compatto del paese al suo leader.
Per gli studiosi serve un processo di riappacificazione nazionale
Ma nonostante gli inviti all'approfondimento della storia, gli osservatori indipendenti come Gudkov sono convinti che "le tematiche piu' serie, relative al 1917, non saranno oggetto di un vero dibattito pubblico: la questione della rivolta di contadini, l'opposizione all'interno dei bolscevichi, l'influenza della prima guerra mondiale, le cause reali della rivoluzione, oltre a quelle economiche non saranno messi in luce". Gli da' ragione Kolonitsky, convinto della necessita' di "razionalizzare la coscienza storica dei russi" per far pace con il proprio passato. "Si tratta di un processo lungo che non potra' concludersi quest'anno e in cui molto dipendera' dalla qualita' della discussione, che si potra' intavolare non solo nei circoli accademici, ma anche nell'opinione pubblica. Per ora, pero', questa discussione non esiste affatto".