Affari Europei

Spagna, Podemos oscurato da Ciudadanos. Ma resta favorito il filo Ue Rajoy

Mancano ormai due settimane alle elezioni politiche in Spagna. La stella di Podemos sembra tramontata. Boom di Alberto Rivera e del suo movimento Ciudadanos. Ma il favorito è ancora Rajoy, che piace tanto all'Ue e alla troika. Il 20 dicembre è sempre più vicino e la situazione sembra cominciare a delinearsi, visti gli ultimi sondaggi. C'è ancora molta incertezza su chi prevarrà ma una cosa è certa: sembra cominciato il tramonto di Podemos.

I NUMERI - Secondo gli ultimi dati, infatti, Podemos è passato dal 28% al 14%. Il leader del partito ha l’approvazione del 30% degli spagnoli. In testa, anche se solo con un piccolo distacco rispetto agli altri, popolari guidati da Rajoy con il 22,7%, seguiti da Ciudadanos di Albert Rivera, astro nascente della politica iberica che sembra aver, in tutto e per tutto, oscurato la stella di Pablo Iglesias leader di Podemos, non pervenuto sul podio dei primi tre partiti in testa ai sondaggi. Al terzo posto infatti nelle intenzioni di voto si piazzano i socialisti del Psoe di Pedro Sanchez con un 22,5%.

IL TRAMONTO DI PODEMOS - Dunque sembra proprio che il boom di Podemos degli scorsi anni sia destinato a restare solo un ricordo.  Un anno fa, in questi giorni, Podemos era il primo partito di Spagna. Ora è il quarto. E alla base di questo crollo ci sono anche le molte contraddizioni del leader Pablo Iglesias, che da subito si è proposto come una vera e propria star mediatica. All'inizio gli spagnoli erano stati conquistati dalla sua esuberanza, dal suo anti conformismo e dal suo rifiuto della politica vigente. Ma in vista delle elezioni politiche, IGlesias si è molto normalizzato. Nel suo programma non trovano più posto l'abbandono della Nato, la nazionalizzazione delle imprese strategiche, la ristrutturazione del debito pubblico e l'abbassamento dell'età pensionabile. La sensazione di molti spagnoli è che Iglesias abbia parlato per mesi per spot ma ora di sostanza ne sia rimasta poca. Molti sono comunque rimasti spaventati dai suoi messaggi anti Ue, altri semplicemente non si fidano più, senza contare che molti sono stati infastiditi dai continui pettegolezzi sulla sua vita privata come se Iglesias fosse in realtà più una star mediatica che non un politico.

IL BOOM DI CIUDADANOS - Ma il posto di Iglesias sembra non essere rimasto vacante a lungo. Continua infatti l'ascesa di Albert Rivera, 36enne avvocato di Barcellona e politico del momento in Spagna. Il leader di Ciudadanos ora insidia direttamente Rajoy grazie alle sue proposte razionali e mai ideologiche, ai suoi modi garbati, alla sua figura affidabili e alla sua capacità di parlare a tutti. Si considera "di centrosinistra" ma in realtà ha militato a lungo nel Partito Popolare e il suo partito, Ciudadanos, è trasversale. Dalla sua nascita non ha fatto che crescere.  all’inizio del 2013 aveva appena 2mila iscritti, oggi dispone di un numero di militanti 14 volte superiore (quasi 28mila, dichiarano). Alle ultime europee col 3,2 per cento, ha ottenuto 2 europarlamentari che siedono a Bruxelles tra le fila dell’Alde, il gruppo dei Liberal-Riformisti. Nelle amministrative di maggio il grande salto su scala nazionale sparigliando le carte di Pp, Psoe e Podemos. E ora gli obiettivi sono terribilmente ambiziosi. In un recente scontro tv, Rivera ha stravinto su Iglesias. Contrario alla legge sull’aborto, si è schierato contro la sanità agli immigrati senza permesso di soggiorno, a sinistra Rivera viene definito "il principe azzurro della Borsa" e viene accusato di avere il sostegno dei poteri forti e dei grandi industriali del Paese. Ma quello che piace agli spagnoli è proprio il suo moderato riformismo, anche nei rapporti con l'Ue. Né la pericolosa ostilità di Iglesias né la mera applicazione dei dettami dell'austerity portata avanti da Rajoy. Ecco perché Rivera può davvero ottenere successo il prossimo 20 dicembre.

RAJOY FAVORITO - In questo scenario il favorito resta, anche se di poco, ancora l'attuale premier di centrodestra Mariano Rajoy. Certo, potrebbe pesare il fatto che in Spagna una persona du quattro non ha un lavoro e oltre 150 mila famiglie hanno perso la casa. Ma il premier Rajoy è riuscito in buona misura a costruirsi un'immagine da salvatore della patria. "Senza le mie misure la Spagna avrebbe fatto la fine della Grecia", continua a ripetere, agitando lo spauracchio della crisi economica. In effetti le sue misure draconiane, sostenute anzi pretese da Bruxelles e dalla troika, hanno evitato che i conti del paese precipitassero in maniera irreversibile. E pra Rajoy vuole passare all'incasso, facendo valere anche i positivi valori economici su ripresa e pil. Cosa che non dispiacerebbe affatto dalle parti di Bruxelles, dove Rajoy è considerato un interlocutore affidabile.