Radicalizzazione e foreign fighters? Per l'Ue non sono tra le priorità
Bruxelles investe solo 3 milioni contro la radicalizzazione
L'UE INVESTE POCO PER FERMARE LA RADICALIZZAZIONE
Parigi prima, Bruxelles poi. Gli attentati terroristici nelle capitali europee non sono bastati all'Unione Europea per imprimere un cambio di marcia deciso alla propria azione anti radicalizzazione. L'Ue ha infatti investito 3 milioni e mezzo di euro nel 2014 per prevenire la radicalizzazione e tentare di fermare i giovani prima che lascino il territorio europeo per diventare foreign fighter e andare a combattere in zone di conflitto come la Siria.
I FOREIGN FIGHTERS NON SONO TRA LE PRIORITA' DI SICUREZZA
L'importo stanziato per la questione è più piccolo rispetto ad altre priorità di sicurezza individuate dal Fondo Sicurezza interna (ISF), la piattaforma Ue che finanzia progetti di sicurezza . In confronto, l'esecutivo ha stanziato 5,17 milioni di euro per il rafforzamento dello scambio di informazioni legali, 5 milioni per la lotta contro gli abusi sessuali sui bambini e circa 6 milioni per la lotta contro la criminalità economica e finanziaria, la corruzione e la criminalità ambientale.
DOPO GLI ATTENTATI SERVE IL CAMBIO DI MARCIA DELL'UE
Numeri che indicano in tutta evidenza che il cambio di marcia non è avvenuto nonostante la gravità della situazione legata ai fenomeni di radicalizzazione. Il numero dei foreign fighters europei è in continuo aumento negli ultimi anni e non accenna a diminuire. Ma l'Ue fatica a stare al passo e non investe abbastanza per la prevenzione, anche perché la questione non è indicata tra le priorità legate alla sicurezza. Neppure dopo gli attentati, nonostante i proclami in tal senso già a febbraio 2015 dopo l'attacco a Charlie Hebdo. Ora è venuto il momento di rendere tutto ciò concreto.