"I cibi sintetici? Solo marketing. Possono compromettere la salute"

Intervista a Pierluigi Rossi, professore all'Università di Siena ed esperto di Sistemi di qualità e sicurezza nutrizionale

di Antonio Amorosi
Cronache

L’esperto rivela: "La carne sintetica è un prodotto ultraprocessato e non può che dare problemi. Non ci sono gli enzimi in grado di digerire le componenti"

Professor Rossi, lei che insegna 'Qualità e sicurezza nutrizionale' a Siena, ci può dire se il cibo sintetico di cui si parla tanto comporta dei rischi? E se sì quali?

"Tutti gli alimenti ultraprocessati prodotti dall'industria devono essere compatibili con il corpo umano. Il cibo entra dentro di noi attraverso l'intestino che è rimasto quello dell'età della pietra, quindi i processi digestivi possono essere compromessi con un'alimentazione sintetica”.

I cibi ultraprocessati presentano dei problemi per il metabolismo?

“Sì, non ci sono gli enzimi digestivi che sono in grado di digerire le componenti. Se prendiamo una proteina sintetica o un carboidrato sintetico è chiaro che gli enzimi digestivi devono attaccare queste catene chimiche e molecolari e trasformare le singole molecole. Poi le singole molecole passano dall'intestino al sangue. Il cibo finché rimane dentro l'intestino è esterno a noi perché può essere espulso. Affinché il cibo ‘diventi noi’ deve 'passare' il processo della digestione, dall'intestino al sangue. E questo processo può essere compromesso”.

Quindi chi è contrario al cibo sintetico non lo è per motivi ideologici?

“Ha delle motivazioni che si basano sulla fisiologia, di biochimica nutrizionale. Bisogna conoscere il corpo umano”.

Certo. E lei che cosa pensa di tutti questi processi e nuovi cibi che si stanno immettendo sul mercato, come la farina di insetti?

“Noi abbiamo due sistemi di produzione del cibo. Il primo è un sistema naturale. Ad esempio il grano viene prodotto dalla natura. Così come l’uva. E' il sistema dell'agricoltura umana”.

Poi abbiamo il cibo processato…

“Sì, ed è il secondo sistema: il cibo ultraprocessato. Bisogna tener presente che c'è una differenza tra cibo che arriva dalla natura e i prodotti alimentari che vengono creati dall’industria. In Italia vengono prodotti circa 20mila prodotti alimentari industriali all’anno. Faccio un esempio facile: la Nutella è un prodotto industriale, non esiste in natura”.

Quindi la farina di insetti e la carne sintetica sono prodotti ultraprocessati e industriali all’ennesima potenza?

“Sì. Quello che dobbiamo tenere presente è che noi dobbiamo curare la sicurezza nutrizionale”.

Può far capire meglio che cosa si intende per sicurezza nutrizionale?

“E’ la compatibilità che il cibo deve avere con il nostro corpo, con il nostro intestino e con il nostro organismo”.

In molti sostengono che per fronteggiare le carestie e la fame nel mondo non basterà il cibo che produciamo, ma ci sarà bisogno di quello sintetico. Lei che cosa pensa?

“Questo è un falso problema che viene esposto per ideologia. Il corpo umano è quello dell'età della pietra, la sua biologia, il suo intestino resta lo stesso anche se è cambiata la cultura. Dico una cosa molto semplice che la gente capisce: l'intestino è l’hardware, cioè la macchina, il cibo invece è il software, quindi condiziona l’hardware. Se il software non gira o è poco compatibile l’hardware non funziona”.

Se ho capito bene lei dice: “Se abbiamo miliardi di persone da sfamare e diamo loro del cibo ultraprocessato dobbiamo sapere che ci potrebbero essere conseguenze sulla loro salute. L’impatto sul metabolismo è diverso da quello osservato consumando cibo naturale"

“Sì, questo approccio così acritico sul cibo ultraprocessato è una giustificazione. Presentare il prodotto industriale come qualcosa che risolva il problema della fame nel mondo è una giustificazione. E’ una visione di marketing, non ha un fondamento scientifico”.

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