Gentiloni trascina l'Italia in "serie C". Patto di stabilità, ecco la batosta

Il commissario spinge per dividere i Paesi Ue in tre categorie in base al debito e questo fa infuriare il governo, così l'Italia sarebbe super controllata

di Redazione Economia
Paolo Gentiloni
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Ue, Gentiloni e l'idea di dividere i Paesi Ue in tre gruppi. L'Italia sarebbe all'ultimo posto e rischierebbe grosso

Mentre l'esecutivo lavora senza sosta per al nuova manovra finanziaria e la premier Meloni con il titolare del Tesoro Giorgetti cerca fondi disperatamente, a Bruxelles si sta giocando la delicata partita sul patto di Stabilità che vede protagonista il commissario all'economia Paolo Gentiloni. Il governo è sempre più infuriato con lui per come si sta muovendo in questa trattativa. Sta per aprirsi - si legge sul Corriere della Sera - una settimana dopo la quale sicuramente non tutto sarà come prima. L’Italia sarà più forte, o più debole. E la settimana si è aperta con una pubblica sventagliata di polemiche dei vicepremier italiani all’indirizzo dell’italiano più influente nell’Unione europea. Matteo Salvini e Antonio Tajani, ai quali si è aggiunta ieri sera la stessa premier Giorgia Meloni.

L'irritazione è dovuta a due punti specifici delle nuove regole di bilancio proposte dalla Commissione, che al governo non vanno giù. Il più importante - prosegue Il Corriere - riguarda il passaggio della proposta della Commissione che porta a catalogare i Paesi dell’Unione europea in tre categorie, secondo il livello di rischio valutato a Bruxelles riguardo al loro debito pubblico. L’Italia è furiosamente schierata contro questa clausola — a quanto pare con Francia e Spagna — perché teme di finire formalmente relegata in una sorte di "serie C" dell’affidabilità finanziaria, anche agli occhi degli investitori.

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Il secondo punto - prosegue Il Corriere - è legato al primo: i Paesi nella categoria più debole sarebbero soggetti a un controllo più stretto e vincolante, ogni anno, dell’attuazione dei piani di riforme e rientro del debito estesi su periodi fra quattro e sette anni. In queste settimane, il commissario italiano Gentiloni sta poi lavorando con discrezione per un’altra richiesta italiana. Il governo di Roma chiede di scomputare dal deficit certi investimenti ritenuti strategici dall’Unione europea, per esempio sulla transizione verde o sulla difesa. O di scomputare dal debito l’impatto dei prestiti del Pnrr, per 120 miliardi. Su questo nessuno segue l’Italia, ma Gentiloni appoggia un’idea simile del ministro delle Finanze portoghese Fernando Medina, che avanza: ritenere certi investimenti, per esempio sulla difesa, "fattori rilevanti" quando Bruxelles cercherà attenuanti per evitare una procedura a un Paese.

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