Il Tar stoppa (di nuovo) il reintegro di Carlo Bertini: la sentenza beffa
Nel dispositivo si legge che riammettere l'ex-dirigente sarebbe "recessivo rispetto alle difficoltà gestionali evidenti"
Il Tar stoppa di nuovo il reintegro di Carlo Bertini in Bankitalia
Il Tar del Lazio si è pronunciato una volta di più sull’annosa querelle tra Carlo Bertini e Bankitalia. E l’ha fatto in un modo che lascia basiti con una sentenza emessa ieri, 18 maggio: nel testo che Affaritaliani.it è in grado di pubblicare, infatti, si legge che il reintegro dell’ex-dirigente, pur essendo stato avallato con sentenza del 31 marzo scorso, si scontra con non meglio precisate difficoltà gestionali. Un assurdo in termini. La nuova sentenza del Tar, infatti, antepone alle esigenze della dignità del lavoratore, che doveva essere reintegrato e che era disposto a farlo anche tramite smart working, quelle di Bankitalia.
Nel dispositivo si legge che il reintegro “appare recessivo rispetto alle difficoltà gestionali, altrettanto evidenti, che conseguirebbero all’Amministrazione dalla provvisoria riammissione in servizio del ricorrente”. Secondo il Tar, infatti, sarà dirimente l’audizione sulla sospensiva cautelare di Bertini che si è tenuta l’11 maggio scorso e che ancora non ha stabilito da che parte sia la ragione. Ma facciamo un passo indietro.
Carlo Bertini e Bankitalia: che cosa è successo
Destituito dal suo incarico il 18 luglio 2022 per aver raccontato a Report le irregolarità nella vendita di diamanti ai clienti di Monte dei Paschi di Siena, secondo il Tar del Lazio Bertini non ha goduto del diritto di ricevere l’assistenza di un avvocato durante l’udienza della Commissione di disciplina di Bankitalia. E doveva quindi essere reintegrato.
Ma la vicenda era ben lontano dall’essere conclusa. Dopo la sospensiva da parte del Tar, infatti, l’ex funzionario è stato nuovamente “stoppato” per gravi motivi, con un assegno che – in gergo – viene chiamato “alimentare” e che corrisponde al 50% dello stipendio base. Bertini dunque è in una sorta di limbo, in attesa che emerga la decisione finale dopo l’audizione che si è tenuta l’11 maggio scorso.
La truffa dei diamanti
Nel dettaglio, Report, programma condotto da Sigfrido Ranucci e in onda su Rai3, ha scoperto nel 2016 che Mps, Banca Intesa, Unicredit e Banco BPM vendevano ai loro clienti diamanti per un valore complessivo di circa 1,5 miliardi di euro.
Una vera e propria truffa organizzata dalle filiali, in quanto queste pietre preziose venivano vendute come "bene rifugio" per poi subire pesanti svalutazioni che portavano conseguentemente milioni di clienti in tutto il mondo a grosse perdite finanziarie. E tra i truffati sono presenti anche diversi Vip tra cui il cantante Vasco Rossi e i calciatori Marco Materazzi e Vincenzo Montella. Successivamente, i vertici di DPI, una delle due società che vendevano diamanti tramite i circuiti bancari, sono stati arrestati dalla procura di Milano e indagati per autoriciclaggio di varie decine di milioni.
Nel 2019, Report aveva poi ricostruito il coinvolgimento dei vertici di alcuni istituti bancari. Bankitalia, nel suo ruolo di vigilanza e di sanzionamento, ha avviato dunque un'ispezione su Mps. Ed è proprio la testimonianza di Bertini, funzionario di Via Nazionale ed ex responsabile in Banca d’Italia di un team che vigilava su Montepaschi, a rivelare a Report il coinvolgimento dei massimi livelli di Mps nel sistema di distribuzione e vendita scorretta dei diamanti in questione.
Bertini-Bankitalia, che cosa succede ora
A questo punto non rimane che attendere. Bertini, che per questa vicenda ha vissuto momenti di grande disagio personale, rimane ancora una volta in attesa di sapere “di che morte dovrà morire”. Nelle scorse settimane era emerso che tra le indagini di cui si sarebbe occupata la squadra di Massimo Giletti per “Non è l’Arena” ci sarebbe stata anche quella relativa ai diamanti.
Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, le avvocate di Bankitalia, nella camera di consiglio del Tar hanno dichiarato che il Consiglio superiore di Banca d’Italia dovrebbe deliberare il nuovo provvedimento entro il 31 maggio. Curiosa coincidenza: lo scorso anno venne detto a Bertini che per prassi il 31 maggio il consiglio si riunisce ma non delibera perché tutta l’attenzione del Governatore è dedicata allo sviluppo delle Considerazioni finali. Per questo venne detto all’ex dirigente che avrebbe dovuto attendere fine giugno dello scorso anno. Poi venne richiesta una nuova perizia psichiatrica e tutto slittò a luglio, quando poi Bertini venne destituito.
In udienza davanti al Tar gli avvocati di Bankitalia hanno dichiarato che il 31 maggio il Consiglio superiore delibera solo su questioni urgenti, come, appunto, quella dell’ex-dirigente di Bankitalia. L’avvocato di Bertini ha letto una memoria, che poi è stata depositata. Prima della seduta è stata fatta firmare una liberatoria per la registrazione dell’audizione. Bertini invece ha scelto di non parlare. Di quanti altri capitoli dovrà comporsi questa vicenda?