Xi, anti G7 con le repubbliche ex sovietiche. Ed entra nel giardino di Putin

Primo storico vertice tra leader di Cina e paesi dell'Asia centrale nell'antica capitale imperiale di Xi'an. Risposta al summit a guida Usa di Hiroshima

di Redazione Esteri
Xi Jinping e Vladimir Putin a Mosca nel marzo 2023
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Vertice C+C5 tra Xi Jinping e i presidenti dei paesi ex sovietici dell'Asia centrale: l'anti G7

Mentre Joe Biden arringa i partner e alleati al summit del G7 a Hiroshima, provando ad arruolare nuove (o meglio più convinte) reclute in ottica non solo anti russa ma anche anti cinese, Xi Jinping ospita i cinque presidenti delle repubbliche ex sovietiche dell'Asia centrale. E lo ha fatto in un luogo altamente simbolico, anche se in modo diverso da Hiroshima. Se la città giapponese rappresenta la minaccia del disastro atomico, Xi'an è invece l'antica capitale imperiale cinese e soprattutto il punto d'origine della storica Via della Seta.

Una sorta di anti G7, in cui Pechino risponde alle accuse dell'occidente su coercizione economica e allineamento alla Russia mostrando il volto buono ai paesi di un'area altamente strategica, in cui sta guadagnando sempre più posizioni dopo la guerra in Ucraina e il ritiro degli Stati Uniti dall'Afghanistan. Allo stesso tempo "mangiandosi" un pezzo della sfera d'influenza di Vladimir Putin nel giardino di casa del Cremlino. 

Riuniti al cospetto del presidente cinese anche Sadyr Japarov (Kirghizistan), Emomali Rahmon (Tagikistan), Shavkat Mirziyoyev (Uzbekistan) e Serdar Berdimuhamedov (Turkmenistan). Dopo i bilaterali di giovedì, Xi ha presentato venerdì un grande piano per lo sviluppo dell'Asia centrale, dalla costruzione di infrastrutture al potenziamento del commercio, assumendo un nuovo ruolo di leadership nella regione.

La Cina si dice pronta a coordinare le strategie di sviluppo con il Kazakistan, il Kirghizistan, il Tagikistan, il Turkmenistan e l'Uzbekistan e a promuovere la modernizzazione di tutti, ha dichiarato Xi nel suo atteso discorso. Xi ha detto che la Cina e i Paesi dell'Asia centrale dovrebbero approfondire la fiducia e offrire un "chiaro e forte sostegno" su interessi fondamentali come la sovranità, l'indipendenza, la dignità nazionale e lo sviluppo a lungo termine.

Il nuovo grande piano di sviluppo cinese: economia, gasdotti ma anche sicurezza

Incoraggerà le imprese finanziate dalla Cina in Asia centrale a creare più posti di lavoro, a costruire magazzini e a lanciare un servizio ferroviario speciale per promuovere il turismo. "Per rafforzare la nostra cooperazione e lo sviluppo dell'Asia centrale, la Cina fornirà ai Paesi dell'Asia centrale un totale di 26 miliardi di yuan (3,8 miliardi di dollari) di sostegno finanziario e sovvenzioni", ha dichiarato Xi.

Da tre giorni il Quotidiano del Popolo presenta nelle prime pagine foto e commenti sul vertice, a cui è stata data grande importanza. La regione è importante per la Cina da diversi punti di vista. Il primo commerciale: l'anno scorso il commercio bidirezionale tra la Cina e l'Asia centrale ha raggiunto la cifra record di 70 miliardi di dollari, con il Kazakistan in testa con 31 miliardi di dollari. 

Il secondo è energetico. A margine del vertice, il gigante energetico cinese Sinopec e la kazaka KayMunayGaz hanno concordato i termini chiave per un potenziale investimento in un progetto di polietilene nella regione di Atryau, nel Kazakistan occidentale. Chiuso un accordo sul gas anche con uil Turkmenistan, mentre Xi ha inoltre la Cina e l'Asia centrale ad aumentare gli scambi di petrolio, a sviluppare la cooperazione energetica attraverso le catene industriali e a potenziare la cooperazione sulle nuove energie e sull'uso pacifico dell'energia nucleare.

La dimensione strategica: Russia costretta a nicchiare di fronte all'avanzata cinese

Il terzo livello di importanza è strategico. Proprio dal Kazakistan, nel 2013 Xi lanciò la Belt and Road Initiative, la nuova Via della Seta. E ad Astana e dintorni ci sono i segni più visibili del progetto, che negli occhi del leader cinese ha bisogno essenziale dell'Asia centrale come punto di interconnessione con l'Europa. A lungo termine, la Cina sostiene la costruzione di un corridoio di trasporto internazionale attraverso il Mar Caspio e intende rafforzare la costruzione di hub di trasporto per i treni merci Cina-Europa.

Una mossa che può creare una rotta alternativa verso Medio Oriente ed Europa, limitando la dipendenza dalla Russia. Le cinque ex repubbliche sovietiche, con una rete di corridoi commerciali, offrono alla Cina percorsi alternativi per il trasporto di carburante, cibo e altre materie prime in caso di interruzioni altrove. Non a caso, in passato Mosca si è sempre opposta allo sviluppo del corridoio del Caspio. Ora, però, dopo la guerra in Ucraina sono cambiate molte cose.

Sul conflitto i paesi dell'Asia centrale hanno mostrato in modo più o meno esplicito perplessità e timori. Pur mantenendo saldi i rapporti con Mosca, hanno preso più volte le distanze. Soprattutto il azako Tokayev, che in molti al Cremlino considerano alla stregua di un ingrato visto l'aiuto fornito da Mosca per risolvere la crisi aperta con le rivolte contro il caro dei carburanti a inizio del 2022.

Nella regione si guarda con favore a un crescente coinvolgimento cinese. Non solo dal punto di vista commerciale, come già accade da diversi anni, ma anche sul fronte sicurezza. Con una Russia più dipendente nei suoi confronti, Xi può proiettarsi con maggiore forza come "garante di stabilità" regionale. Cercando anche di tutelare i suoi enormi interessi, legati agli investimenti ma anche alla stabilità di un'area fondamentale per la sua vicinanza alla regione autonoma dello Xinjiang.

Non a caso, tra i vari accordi firmati a Xi'an, oltre a quelli commerciali, presente anche l’intenzione a collaborare in esercitazioni di antiterrorismo (con il Tagikistan) e a cooperare per prevenire “rivoluzioni colorate” nei rispettivi territori (con il Kazakistan).

C'è poi un ultimo, ma non meno rilevante, aspetto della proiezione cinese in Asia centrale: quello retorico. Di fronte alle accuse di coercizione economica e aggressività in arrivo da Usa e alleati asiatici (in primis Giappone e Corea del Sud, ma anche le Filippine), Pechino proietta invece un'immagine di potenza responsabile mostrandosi un sostegno allo sviluppo e al mantenimento della sicurezza e della sovranità territoriale, come si era impegnato Xi durante il vertice Sco a Samarcanda lo scorso settembre. Anche di fronte alla Russia, costretta a fare buon viso di fronte al crescente attivismo cinese nel suo giardino di casa.

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