I quattro weekend che decidono le sorti del mondo: ecco quali sono
Il fine settimana che si è concluso ha visto: G7, Bilderberg, Lega Araba e summit cinese di Xian. Chi rappresentano e perché sono importanti?
I quattro weekend che decidono le sorti del mondo: G7, Bilderberg, Lega Araba, Summit cinese di Xian
Il weekend che si è concluso ha visto quattro grandi eventi aver luogo contemporaneamente, in quattro differenti aree geografiche e centri di potere. Sono quattro eventi che possiamo dividere per aree di potere, in due sottogruppi. Gli eventi occidentali e i due eventi non occidentali dove si è discusso di soft power cinese e arabo.
Il vertice dei G7 raccoglie le sette più importanti economie del mondo industrializzato. Da sempre un consesso a guida occidentale. Il Bilderberg è forse uno dei summit più discussi nei media occidentali, spesso considerato un evento che vede partecipare i famosi “poteri forti”, vittima di centinaia di teorie complottisti estremamente fantasiose. Il summit della Lega Araba è un evento che raccoglie grosso modo tutti i rappresentanti dei democratici (e non) stati della penisola arabica, Africa del nord e l’area medio orientale. Ultimo il summit cinese di Xian, di cui nessun media occidentale sembra nemmeno conoscere l’esistenza. Comprendere cosa si è discusso (e non discusso) a questi consessi è utile per comprendere cosa accadrà nei prossimi mesi, forse anni.
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G7 di Hiroshima
La bomba vaporizzò migliaia di cittadini in pochi attimi. Hiroshima è una delle due uniche città al mondo (l’altra è Nagasaki) ad essere stata oggetto di una campagna di pubbliche relazioni nucleari. Oltre 100.000 cittadini giapponesi, nel 1945, divennero vittime delle bombe nucleari sganciate dai bombardieri americani di Truman. Come scrisse nel 1985 il Washington Post (prima di essere posseduto da Jeff Bezos, grande fornitore di servizi a servizi segreti e difesa americani): “Eisenhower chiarì che non era necessario colpire i giapponesi con quelle cose mostruose (bombe atomiche Ndr)”. Truman voleva mandare un messaggio chiaro ai russi. La Guerra Fredda stava iniziando e i leader americani volevano mostrare che erano più potenti e pericolosi dell’alleato sovietico.
A Hiroshima dopo le dovute cerimonie alle vittime giapponesi, si è discusso di Ucraina, di espansionismo cinese e di pericolo nord coreano. In tutti e tre gli scenari si sono paventati, complice la location, i rischi di un conflitto atomico. Il rischio nucleare in vero appare irrisorio considerando che Cina e Russia hanno una dottrina di utilizzo di armi nucleari legata alla difesa ultima del proprio territorio. Tra le altre note di merito il progetto di elevare altre sanzioni, da parte europea, verso la Russia. Ad oggi le sanzioni, come tutti i media possono confermare, sono pressoché inutili, l’unica significativa vittima delle sanzioni sono gli europei e le loro aziende che oggi pagano servizi e prodotti a costi più alti.
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L’unica significativo tema è stato quello degli F16: finalmente Zelensky avrà i caccia tanto agognati per la sua controffensiva che tarda ad arrivare. Una scelta che potrebbe degenerare nel caso l’ucraino decida di usare i jet, quando arriveranno, per missioni su territorio russo. Dei quattro eventi del weekend il G7 è stato quello più seguito e quello meno rilevante per gli equilibri futuri.
Bilderberg
È l’evento preferito dai complottisti di tutto il mondo: un consesso riservato tra decision maker occidentali di ogni genere: politici, lobbisti, banchieri, guru della tecnologia. Si ritrovano ogni anno in una location differente, quest’anno è toccato a Lisbona. Tra le note di rilievo alcuni ospiti. Biden ha mandato in sua rappresentanza il direttore della National Intelligence, Avril Haines, e il direttore Della pianificazione al NSC, Thomas Wright. Si sono accodati vari burocrati del giro security e intelligence tra cui Jen Easterly, direttore della Cybersecurity and Infrastructure Security Agency. Di recente Easterly ha dichiarato che il mondo occidentale affronta due grandi fide: l’Intelligenza Artificiale e la Cina.
La Cina rappresenta la nuova fissazione delle elite burocratiche e militari americane. In particolare tra i temi che si suppone siano stati trattati, c’è come contenere la Cina dal punto di vista economico finanziario. L’unico che sembra considerare razionalmente la Cina è Kissinger, immancabile al Bilderberg come Babbo Natale il 25 di dicembre, il quale ha una visione molto pratica sugli equilibri che dovrebbero esserci tra Cina e Usa. A confermare questa ipotesi di discussioni “Cina cattiva mood” consideriamo che, tra gli ospiti dell’evento, c’era anche Eric Schmidt. In precedenza il capo di Google parlando di IA ha spiegò che “il tema è al centro della competizione Usa-Cina […] e che la Cina sta dedicando enormi risorse per sorpassare gli Stati Uniti nella corsa alle IA”.
Le affermazioni di Schmidt suonano peculiari quando ricordiamo che Google stava progettando, proprio per la temuta Cina, un motore di ricerca personalizzato e censurante, Dragonfly. Il progetto venne bloccato non dai leader di Google (tra cui Schmidt) ma dai dipendenti che avevano una coscienza. Pare che la censura di Dragonfly non dispiacesse a Schmidt. L’ex Ceo, una volta emerso lo scandalo, dichiarò che il motore di ricerca “censurante”, che Google stava creando per la Cina, avrebbe aiutato la nazione ad essere più aperta al mondo.
Tra gli altri partecipanti del mondo Big Tech c’è stato anche Sam Altman, CEO di OpenAI, la realtà che ha scosso il mondo con il suo algoritmo creativo (erroneamente chiamato IA). Anche ad Altman sta a cuore il tema leadership americana. Il neo Guru non ha fatto menzione del prossimo lancio della nuova versione di IA: ChatGPT-5, probabilmente l’algoritmo che verrà usato, e abusato, durante le elezioni americane del 2024 (salvo poi dare la colpa di brogli a russi e cinesi, Clinton e falso Russia Gate docent). Dei due eventi occidentali il Bilderberg è sicuramente il più interessante, purtroppo le discussioni avvenute restano misteriose e si può solo fare ipotesi sulla base delle posizioni e idee degli ospiti. Forse Gentiloni e Lilly Gruber, entrambi partecipanti, potrebbero offrirci dei gossip interessanti.
Lega Araba
Dei due eventi non occidentali questo è quello più vistoso, se non altro per lo sfarzo che connota sempre gli eventi ufficiali della penisola arabica. L’evento accoglie tutto il mondo arabo che inizia dal nord Africa e termina nella penisola arabica. È un consesso di leader politici che rappresentano differenti forme di governo: dalle democratiche nazioni del nord Africa sino alle monarchie assolutiste medio orientali sino agli stati che rappresentano “il rinascimento medio orientale”. Il nuovo re saudita sta investendo molto per rilanciare la credibilità del suo stato: nuovi rendering per futuri progetti urbani, senza pari per modestia e benessere condiviso per tutti i cittadini. Una maggior apertura verso la società civile, in particolare per le donne. Una crescente apertura verso i membri dei media, specialmente occidentali, specialmente quelli che lo criticano. All’evento non era presente, salvo aggiornamenti, Matteo Renzi, recentemente divenuto consulente del leader politico assoluto dell’Arabia Saudita (i cui servizi segreti pare abbiano sciolto nell’acido un giornalista americano).
Il re saudita ha voluto la presenza del leader ucraino per poterne fare sfoggio agli ospiti. Il re ci tiene a far comprendere a tutta la penisola arabica che l’Arabia Saudita ha la capacità di proiezione in affari internazionali non regionali; un messaggio fin troppo diretto alla politica estera qatarina. Il discorso di Zelensky è stato pungente nei confronti dei leader arabi che sostengono, o sono stati sostenuti a loro volta dalla Russia. Zelensky ha ricordato a tutti che l’Ucraina non si sottometterà mai a potenze straniere. Non si può dire un’uscita felice quella del leader ucraino: c’è da ricordare che il padrone di casa, l’Arabia Saudita, ha invaso lo Yemen, nel tacito silenzio di tutti i suoi alleati occidentali (Italia inclusa).
La presenza dell’ucraino è stata più rilevante per i media occidentali che per i presenti. Un altro ospite ha mostrato come gli equilibri di potere in medio oriente sono cambiati radicalmente: Assad. Considerato un paria per oltre un decennio, osteggiato da Qatar e Arabia Saudita, il leader siriano è stato “riaccolto a casa” con baci e abbracci. Se la presenza di Zelensky ha catturato i media occidentali, la presenza di Assad è un terremoto silenzioso per l’intera Lega.
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Assad divenne oggetto di un primo fallito colpo di stato americano, come spiegò ai tempi Time of Israel. Fallito il primo tentativo gli Usa, supportati dagli alleati locali (saudi e qatarini), tentarono per anni di farlo cadere. Senza il supporto della Russia, dell’Iran e il silenzioso consenso della Cina, la Siria oggi, un tempo perla di multiculturalismo etnico religioso, sarebbe uno stato filo americano. Il vero cambiamento che ha spinto Assad a tornare nella Lega araba nasce lontano, ad Oriente. La Pax Cinese, che ha visto Saudi Arabia e Iran deporre l’ascia di guerra, ha cambiato gli equilibri di tutta l’area. Come da me spiegato di recente una delle tre aree di frizione e guerra proxy tra Iran e Arabia Saudita era proprio la Siria. Con la pace cinese le truppe iraniane hanno cominciato a ritirarsi, eguale atteggiamento hanno assunto le unità saudite. Il risultato è una Siria dove le uniche unità militari non invitate dal governo siriano sono le truppe americane che risiedono nell’area curdo siriana.
La Lega Araba, nella sua discussione, ha rinfrancato le posizioni di sostanziale neutralità nei confronti della crisi siriana, ha confermato l’impegno di voler essere mediatore (l’ennesimo) per la risoluzione della crisi e ha ribadito la sua volontà di avere rapporti commerciali con tutti gli stati suoi clienti, economicamente parlando Cina e India che sono molto interessati ai giacimenti energetici arabi. L’evento, in apparenza, non ha definito nulla che già non era sulla carta, ma la presenza di Assad è sintomatica che un certo tipo di supporto agli storici alleati americani, nel gestire attività di politica estera su suolo mediorientale, sta radicalmente cambiando.
Summit di Xian
L’evento cinese di Xian è, di tutti e quattro, quello sostanzialmente ignorato dai media occidentali e, per molti aspetti, è quello più significativo per il futuro dell’Europa. All’evento han partecipato gli stati centro asiatici più importanti: Uzbekistan, Tajikistan, Kazakstan, Turkmenistan e Kyrgyzstan. Sono stati di cui si parla poco da noi. Ma non sono estranei agli interessi americani. Di recente, per esempio, Amazon ha cominciato a dialogare con tutti queste giovani democrazie per vendere loro servizi di Cloud e Data storage. Un’attività prettamente commerciale ma, se consideriamo che AWS ha tra i maggiori clienti statali il Pentagono e i servizi segreti americani, non ci vuole molto a interpretare la presenza di Aws come una “estensione” degli interessi americani nell’arginare l’espansione digitale cinese nell’area.
Il Turkmenistan è famoso per i suoi giacimenti di gas che fanno gola alla Cina: di recente il dragone ha firmato un memorandum per la costruzione di una grande gasdotto che dal Turkmenistan, passando per l’Afghanistan, arriverà in Cina. Il Kazakhstan è un grande produttore di gas e petrolio. Kirghizi e Tagiki hanno risorse naturali rilevanti; i Kirghizi hanno una delle più grandi miniere di terre rare (di cui i depositi sono già stati sfruttati in epoca sovietici): il Kutessay II. Mettere le mani su quei siti è vitale per la Cina per rafforzare la sua presenza nel mercato delle Ree.
Numerosi gli argomenti discussi ma, per comodità, possiamo raggrupparli a quattro macro aree: collaborazioni e finanziamenti cinesi per infrastrutture fisiche, formazione di manager e tecnici locali a spese e ospiti delle università cinesi, accordi commerciali per acquisto di materie prime, collaborazioni sul fronte digitale e della difesa (ricordate Aws-Amazon qualche paragrafo sopra?). Il summit cinese sembra distante da noi occidentali, che al massimo ci interessiamo di una nazione extra Eu solo se ci scappa una guerra. Ma il centro Asia è strettamente collegato al Medio Oriente e entrambe le aree sono ora il campo giochi della Cina: una nazione che, pacificamente, ha risolto i problemi tra sciiti e sunniti (al secolo Iran e Saudi Arabia), che sta gestendo senza sparare un colpo la crisi afghana (unica tra le grandi nazioni che sta investendo dopo la situazione lasciata dagli americani) e che sta acquisendo la sovranità digitale (quella finanziaria è già cosa fatta) in Africa senza uso di armi o guerre democratiche.
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Questi quattro eventi, per quanto differenti tra loro, sembrano descrivere con vivida evidenza come i centri di potere del mondo multi polare si stanno strutturando: dal vecchio potere occidentale-americano ai nuovi centri di potere mediorientali pro Cina e la visione della Pax cinese che sta congiungendo i puntini di una strategia iniziata 20 anni fa, di cui solo oggi, con un che di naïve, l’Occidente prende atto.