L'Unesco inserisce Kiev e Venezia tra i siti a rischio: ecco perché

Venezia e Kiev potrebbero essere dichiarate a rischio nella lista dei nei appartenenti al patrimonio dell'Unesco che verrà definita entro il 25 settembre

di Redazione Esteri
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Venezia e Kiev potrebbero essere dichiarate a rischio nella lista dei nei appartenenti al patrimonio dell'Unesco: ecco perchè 

Venezia e Kiev potrebbero essere dichiarate a rischio nella lista dei nei appartenenti al patrimonio dell'Unesco che verrà definita entro il 25 settembre negli incontri che si terranno a Riad. Oggi, 1.157 siti appartengono al Patrimonio mondiale, di cui 900 culturali, 218 naturali e 39 misti. Cinquantacinque di questi sono considerati "a rischio" e altri sei potrebbero aggiungersi. La scure potrebbe così cadere su Venezia, perché la Serenissima è minacciata dall'innalzamento delle acque e dall'"overtourism", osserva Lazare Eloundou, direttore del Patrimonio mondiale dell'Unesco. Lo scrive l'Agi che specifica che "la fortezza di Diyarbakir, ad esempio, leggermente danneggiata dal terremoto che ha devastato il sud della Turchia quest'inverno, è preoccupata per "questioni di sviluppo". L'Unesco vuole anche iscrivere nel patrimonio mondiale i siti di Kiev e Leopoli in pericolo a causa dell'invasione russa perché "minacciati di distruzione".

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"Ci sono stati attacchi nelle zone cuscinetto di questi siti e non sappiamo cosa accadrà in futuro", si rammarica il direttore. Tutti i dossier sono stati preventivamente studiati da esperti, che hanno presentato le loro raccomandazioni, sia per la collocazione in beni in pericolo che per l'integrazione di nuovi siti Dalla Lettonia alla Thailandia passando per il Madagascar, i pretendenti apprenderanno dal Comitato del patrimonio mondiale, la cui 45esima sessione prenderà il via oggi in Arabia Saudita, se il valore eccezionale delle loro proprietà culturali o naturali è riconosciuto. Tra i 53 pretendenti - un numero significativo perché l'incontro del 2022, previsto in Russia, non si era tenuto a causa dell'invasione dell'Ucraina - molti sono sconosciuti o comunque meno famosi dell'Alhambra in Spagna, della Grande Muraglia di La Cina o il Parco di Yellowstone negli Stati Uniti.

Vi è, ad esempio, Koh Ker, l'effimera capitale Khmer del decimo secolo, situata a 80 km da Angkor, nel nord della Cambogia. Parzialmente nascosto da una fitta foresta, è formato da numerosi templi e santuari ormai parzialmente ricoperti dalla vegetazione. La Tunisia chiede da parte sua affinché Djerba, isola oggi piuttosto associata al turismo di massa, entri nel patrimonio mondiale come "paesaggio culturale, testimonianza dell'occupazione di un territorio insulare". La Turchia fa lo stesso per le moschee medievali "con colonne e struttura superiore in legno". La Francia aspira al riconoscimento universale per la Maison Carre'e di Nimes, un tempio romano risalente a duemila anni fa e perfettamente conservato. Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan hanno presentato una proposta congiunta per il corridoio Zeravshan-Karakoum, un tratto lungo quasi 900 km della Via della Seta, che attraversava l'Asia dal secondo secolo a.C. al 16esimo secolo. Diversi Paesi hanno inoltre chiesto l'estensione di alcuni siti naturali già censiti. Come il Vietnam, per la leggendaria Baia di Ha Long, o l'Azebaijan e l'Iran per le loro vaste "foreste Hyrcanian", con la loro impressionante biodiversità.

Quest'anno emerge una nuova tendenza anche nelle richieste di riconoscimento. Tre dossier riguardano i luoghi della memoria, finora poco rappresentati all'interno del patrimonio mondiale. Il Ruanda propone di integrarlo con quattro memoriali commemorativi del genocidio dei tutsi, così come la Scuola Superiore di Meccanica dell'Esercito (Esma) per l'Argentina, centro di tortura sotto la dittatura (1976-1983), diventa museo. Francia e Belgio hanno un approccio simile per i luoghi legati alla Prima Guerra Mondiale.  

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