Reddito cittadinanza: cos’è e cosa cambia con la manovra 2023

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Per anni è stata la misura più discussa, desiderata, detestata e politicizzata in Italia. A breve, però, dovremmo salutarla definitivamente. Stiamo parlando del cosiddetto reddito di cittadinanza, il sussidio istituito con il Decreto Legge n°4 del 29 gennaio 2019 dalla Repubblica Italiana, voluto fortemente dall'allora primo governo a guida Giuseppe Conte, un esecutivo formato dalla maggioranza pentastellata e leghista. Un sussidio che ha fin dall'inizio ottenuto il nome di un reddito di base, già esistente in altre realtà nazionali, pur non avendone le caratteristiche.

Se il nostro Rdc è sempre stato una forma condizionata e non individuale di reddito minimo garantito, il reddito di base, o reddito minimo universale, è per definizione un'erogazione di denaro distribuita a intervallo di tempo regolare a tutte le persone dotate di cittadinanza e residenza in un determinato paese, ed è cumulabile con altri redditi, indipendentemente dall'attività lavorativa effettuata o non effettuata, o da altri parametri come sesso, credo religioso, posizione sociale e così via.

 

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RDC 2023: quante volte si può rinnovare il Rdc

Per quanto riguarda le possibilità di rinnovo del Reddito di cittadinanza, la manovra del 2023 ha stabilito delle effettive novità. Come abbiamo già accennato, infatti, fino al 2022 il sostegno veniva concesso fino a un massimo di 18 mensilità, con possibilità di rinnovo dopo tale soglia. Dal 2023 non sarà invece possibile avere più di 7 mensilità (esclusi i casi di nuclei familiari con minori o persone disabili a carico), e non esiste possibilità di rinnovo, essendo la misura destinata a essere abolita dopo il 31 dicembre 2023. 
Fino alla legge di bilancio 2023, non c’era alcun limite per quanto riguarda i rinnovi, ed era possibile fare richiesta dopo la scadenza dei 18 mesi. in presenza delle necessarie condizioni e dei requisiti che avevano portato all'accettazione della precedente domanda, previa sospensione di un mese.

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Le altre novità del Reddito di cittadinanza nel 2023

La manovra 2023 determina un grande cambiamento per quanto riguarda il Rdc rispetto a come lo abbiamo conosciuto finora. Oltre alle differenze già elencate, dal 1° gennaio i soggetti beneficiari devono obbligatoriamente essere inseriti, per un periodo di sei mesi, all'interno di un corso di formazione o di riqualificazione professionale, la cui frequenza deve essere controllata dalle Regioni. In caso di mancata presenza non giustificata, si perde il diritto al sussidio.
Altra novità è quella relativa all'obbligo scolastico. I beneficiari che abbiano tra i 18 e i 29 anni e non abbiamo adempiuto all'obbligo scolastico potranno continuare a percepire il sostegno statale solo si iscriveranno e frequenteranno dei percorsi di istruzione per adulti di primo livello o comunque validi per terminare il percorso formativo di base.
Rispetto a quanto avvenuto in passato, viene sospeso immediatamente il beneficio se l'individuo rifiuta la prima offerta di lavoro congrua che gli viene proposta. Fino al 2022 il beneficiario aveva diritto a rifiutarne due, e solo alla terza scattava la sospensione.
Ad ogni modo, come abbiamo già avuto modo di anticipare, la vera grande novità per quanto riguarda la misura voluta dal Governo Conte nel 2019 è la sua definitiva abolizione a partire dal 1° gennaio 2024. Salvo ulteriori riforme volute dall'attuale esecutivo guidato da Giorgia Meloni, o da un eventuale nuovo governo, qualora dovesse cadere quello attuale, dalla data sopra riportata ci sarà la definitiva abolizione del Reddito di cittadinanza, e i risparmi dovuti a tale taglio verranno convogliati in un Fondo per il sostegno alla povertà e per l'inclusione attiva, istituito dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali a partire dal 2024.

Reddito di cittadinanza in Italia: in cosa è diverso

Un reddito di cittadinanza vero e proprio dura tutta la vita e non è soggetto a condizioni. Al contrario, la misura italiana è stata fin dal principio condizionata e determinata da preesistenti condizioni di difficoltà economica, e avrebbe dovuto, almeno nelle intenzioni, essere affiancata a un necessario percorso, tramite tutoraggio, di inserimento o reinserimento nel mercato del lavoro.
Fortemente osteggiato in sede di campagna elettorale dall'attuale esecutivo e dall'intero centrodestra, il Rdc dovrebbe essere fermato in maniera definitiva dal 2024. Già dal 2023, però, la manovra prevede dei forti cambiamenti per rendere graduale il passaggio dal sussidio a una nuova forma di incentivo al lavoro. Ecco cosa cambia e tutte le informazioni necessarie per poter accedere al reddito di cittadinanza in questi mesi.

Cos’è il reddito di cittadinanza e quando è stato approvato

Il Reddito di cittadinanza italiano, come abbiamo ricordato, è stato introdotto per la prima volta nel nostro paese nel 2019 dal Governo Conte. Vero e proprio ammortizzatore sociale legato a determinate condizioni, manca di alcune delle caratteristiche fondamentali di ogni tipologia di reddito minimo garantito. 
Non è mai stato, infatti, universale, ma riservato solo a disoccupati, inoccupati o lavoratori con ISEE inferiore a una determinata soglia. Non è incondizionato, ma legato a determinati obblighi, tra cui l'iscrizione a un centro d'impiego e lo svolgimento di lavori di pubblica utilità, oltre all'obbligo di accettare proposte di lavoro ritenute “congrue” dopo un tot di rifiuti (pena l'eliminazione del sussidio).
Non è poi individuale, in quanto subisce variazioni in riferimento al proprio status familiare, e può essere richiesto solo da un rappresentante per ciascuna famiglia. Non è nemmeno automatico, in quanto viene erogato solo in presenza di idonea domanda corredata di documenti o certificazioni (ISEE, permesso di soggiorno che garantisca la residenza nel nostro paese da almeno dieci anni e così via). Solo dopo aver effettuato i necessari controlli un richiedente può essere iscritto nella lista dei beneficiari, e può dunque ricevere mensilmente la somma cui ha diritto direttamente dall'INPS, caricata su una carta apposita.

Gli effetti del Reddito di cittadinanza in Italia

Cavallo di battaglia della campagna elettorale del Movimento 5 stelle prima delle elezioni che portarono alla nascita del cosiddetto esecutivo “giallo-verde”, il reddito avrebbe dovuto garantire un abbattimento della soglia di povertà in Italia e al contempo sarebbe servito a dare un impulso concreto a un mercato del lavoro in evidente stato di difficoltà. Se il secondo punto è stato però disatteso, come confermato dai dati statistici raccolti prima e durante la pandemia, il secondo sarebbe stato centrato, o quasi. Stando a quanto raccolto dall'Istat e riportato da alcune fonti giornalistiche, come Il fatto quotidiano nell'estate del 2022, dall'inserimento del Rdc in Italia ci sarebbero un milione di poveri in meno. Tuttavia, altre rilevazioni nel corso degli anni, riportate da altre fonti giornalistiche come Il Sole 24 ore, hanno precisato che il 56% dei poveri in Italia non percepisce l'assegno a causa dell'assenza del requisito della residenza nel nostro paese di almeno dieci anni o perché non si rivolgono a Caf e patronati, o ancora perché in possesso di risparmi per sostenersi. Anche per questo motivo il trend della povertà assoluta, nonostante l'introduzione della misura, continuerebbe in questi anni ad essere in crescita. 

A quanto ammonta e come richiederlo

Dopo aver ricostruito in breve la storia del reddito in Italia e le sue conseguenze sulla nostra società, cerchiamo di comprendere più nel dettaglio come funziona questa misura, in cosa consiste nel concreto, come fare per richiederla e in che modo è destinata a cambiare dopo l'entrata in vigore della legge di bilancio 2023. 
Fino allo scorso anno il beneficio raggiungeva un totale compreso tra i 480 e i 9360 euro annui (per un massimo di 780 euro mensili). Questa somma era composta da un'integrazione al reddito e da un sostegno economico per contribuire alle spese di affitto, in caso di famiglie non intestatarie di un bene immobile, fino a un massimo di 3360 euro annui (o 1800 in caso di Pensione di cittadinanza), o di sostegno economico per contribuire alle spese di un mutuo, anche in questo caso con un limite di 1800 euro all'anno. L'intero importo viene riconosciuto mensilmente su un'apposita carta prepagata, la Carta Reddito di Cittadinanza.
Dal 2023, con l'introduzione della nuova manovra, sono previste determinate novità. In particolare la componente del reddito corrispondente al canone annuo di affitto viene erogata non più al conduttore, ossia alla persona che prende in locazione un immobile, bensì al locatore, il proprietario del bene immobile in questione. Tale novità verrà confermata da un apposito decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali entro il 2 marzo 2023.
In aggiunta a questo, viene stabilito che il reddito da lavoro percepito tramite contratti di lavoro stagionale o intermittente non concorre alla determinazione del beneficio fino ai 3000 euro lordi. Se il beneficiario supera tale soglia, dovrà fare comunicazione tempestiva all'INPS solo ed esclusivamente in merito a tale eccedenza.
Inoltre, la durata massima dell'erogazione del contributo economico, dal 1° gennaio 2023, è diventata nelle situazioni ordinarie di 7 mesi. Fanno eccezione a tale norma (e mantengono quindi la precedente durata di 18 mesi) i nuclei familiari con minori, con persone disabili (secondo definizione del DPCM del 5 dicembre 2013, n. 159) o con persone di età pari o superiore ai 60 anni (la modifica non va quindi intaccare la Pensione di cittadinanza).
Va infine segnalato, come ulteriore novità, l'incentivo garantito ai datori di lavoro privati. Coloro che assumeranno nel 2023 beneficiari del Reddito di cittadinanza avranno l'esonero del versamento del 100% dei contributi previdenziali a loro carico.
A questo punto, scoperte le principali novità introdotte dalla manovra, vale la pena capire come richiedere questo sostegno economico. Per farlo, è necessario però capire a chi spetta davvero e quali sono i requisiti per rientrare nella platea di beneficiari.

A chi spetta il reddito di cittadinanza

Dal punto di vista degli aventi diritto, dei requisiti e delle modalità di conferimento del beneficio, la manovra non introduce sostanziali differenze per quanto riguarda l'anno in corso. 
Chi volesse fare richiesta del Reddito di cittadinanza deve rispondere a tali determinate caratteristiche fondamentali:

    −    deve essere un cittadino maggiorenne italiano o dell'Unione europea, oppure un cittadino di Paesi terzi che risponda a determinati requisiti (possesso di regolare permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo, apolide in possesso di analogo permesso, familiare di cittadino italiano o comunitario con permesso di soggiorno o titolare di protezione internazionale);

    −    deve risiedere in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi 2 in modo continuativo;

    −    non deve essere sottoposto a misura cautelare personale o essere stato condannato in via definitiva nei 10 anni precedenti la richiesta, in particolare per alcuni specifici delitti (associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico, attentato per finalità terroristiche, sequestro di persona a scopo di terrorismo o eversione, associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, strage, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche).

Se rientra in una di queste casistiche e possiede, di fatto, una fedina penale pulita per quanto riguarda determinate fattispecie di reato, può dunque fare richiesta. Tuttavia, il nucleo familiare in cui è inserito deve rispondere a determinati altri requisiti.
Per quanto riguarda i parametri economici, i cittadini provenienti da paesi extracomunitari sono tenuti a produrre un'apposita certificazione rilasciata dall'autorità competente del proprio Stato di appartenenza, ma tradotta in lingua italiana e validata dall'autorità consolare italiana, per certificare appunto la propria situazione reddituale. Non sono tenuti a consegnare tale certificazione i cittadini di Stati non appartenenti all'Unione Europea che abbiano lo status di rifugiato politico, i cittadini che siano tutelati da convenzioni internazionali che dispongano diversamente o anche i cittadini di Stati non appartenenti all'Unione Europea dove sia oggettivamente impossibile riuscire a entrare in possesso di tale documento.

Reddito di cittadinanza requisiti

Abbiamo visto chi può rientrare nella categoria di coloro che possono avere accesso al reddito di cittadinanza. Tuttavia, è necessario che il nucleo familiare di appartenenza al singolo cittadino risponda a questi requisiti:

    −    deve avere un ISEE inferiore ai 9360 euro (in caso di presenza di minorenni, viene tenuto in considerazione l'ISEE per prestazioni rivolte ai minorenni);

    −    deve essere in possesso di un patrimonio immobiliare in Italia e all'estero, diverso dalla casa di abitazione, che non superi i 30mila euro di valore;

    −    deve essere in possesso di un patrimonio mobiliare che non superi i 6mila euro per le persone nubili o celibi, incrementato in base al numero dei componenti della famiglia fino a un massimo di 10mila euro (1000 euro in più per ogni figlio oltre il secondo, 5000 euro in più per ogni componente con disabilità, 7500 euro in più per ogni componente con disabilità grave o non autosufficiente);

    −    deve essere in possesso di un reddito familiare inferiore ai 6mila euro annui, moltiplicato per un parametro della scala di equivalenza (1 per il primo componente del nucleo familiare, incrementato di 0,4 per ogni altro componente maggiorenne, di 0,2 per ogni altro componente minorenne, fino a un massimo di 2,1 o di 2,2 per i nuclei familiari con componenti in grave condizione di disabilità, fino a un massimo quindi di 13200 euro), di 7560 euro per chi chiede la Pensione di cittadinanza e di 9360 euro se il nucleo familiare risiede in un'abitazione in affitto;

    −    in aggiunta, nessun individuo del nucleo familiare deve essere in possesso di auto immatricolate per la prima volta nei sei mesi antecedenti la richiesta o di autoveicoli con cilindrata superiore ai 1600 cc, o ancora di motociclette con cilindrata superiore ai 250 cc, immatricolati per la prima volta nei due anni antecedenti la richiesta (escluse le vetture per cui è prevista agevolazione fiscale in favore delle persone con disabilità), o ancora non deve possedere né navi né imbarcazioni da diporto (barche dai 10 ai 24 metri di lunghezza).

Quando pagano il reddito di cittadinanza

Se sei tra coloro che rispondono a tutti i requisiti, individuali e familiari, per poter accedere alla misura di sussidio in questione, e hai effettuato per la prima volta la richiesta, ti starai domandando in che giorno viene accreditato sulla Carta Reddito di Cittadinanza il pagamento della somma che ti è dovuta.
La risposta è in tal caso duplice. Per chi riceve per la prima volta il sussidio la data di accredito del Reddito di cittadinanza è il 15 del mese di riferimento (quello successivo alla richiesta). Qualora tale data dovesse cadere in una giornata di fine settimana (sabato o domenica) il pagamento verrà effettuato con un anticipo di qualche giorno o un piccolo ritardo. In ogni caso, sempre all'incirca verso la metà del mese, in un periodo di tempo che va dal 13 al 16. 
Chi invece ha già ricevuto in passato il sussidio, dal secondo mese lo riceverà regolarmente il giorno 27, o comunque negli ultimi giorni della mensilità.

Perché mi hanno bloccato il Rdc

Se hai beneficiato del Reddito di cittadinanza ma ti trovi, d'un tratto, a fare i conti con una sospensione della misura o una riduzione dell'importo, vuol dire che alcune condizioni non sono state prontamente soddisfatte. Vi sono infatti alcune circostanze in cui il Rdc può essere perso o ridotto.
La decadenza è prevista quando uno dei componenti di un determinato nucleo familiare beneficiario:

    −    non effettua la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro;
    −    non sottoscrive il Patto per il lavoro o il Patto per l'inclusione sociale;
    −    non partecipa alla formazione o alle iniziative di riqualificazione o a ogni altra iniziativa di politica attiva o di attivazione senza avere una motivazione valida a giustificare la propria assenza;
    −    non aderisce ai progetti utili per la collettività istituiti dal comune di residenza;
    −    non accetta almeno una di tre offerte di lavoro ritenute da terzi congrue (in caso di rinnovo, se non accetta la prima offerta di lavoro);
    −    non comunica un'eventuale variazione della propria condizione occupazionale o effettua comunicazioni false riguardanti la sua situazione reddituale;
    −    non presenta una Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) in caso di variazione del nucleo familiare;
    −    risulta dalle attività ispettive svolte dalle autorità competenti come lavoratore dipendente, o lavoratore autonomo o di impresa, senza averlo tempestivamente comunicato.

Oltre alla perdita del beneficio, l'individuo responsabile di dichiarazione falsa o di presentazione di documenti falsi o attestanti cose non vere può essere punito con la reclusione da due a sei anni. 
Per chi invece omette la comunicazione delle variazioni di reddito o patrimonio o di altre situazioni che possano compromettere il diritto al beneficio statale o la sua riduzione, la pena può andare da uno a tre anni. 
In entrambe queste circostanze, la decadenza del beneficio assume un valore retroattivo e quindi il soggetto è tenuto alla restituzione della somma indebitamente percepita.
Qualora invece la sospensione o la riduzione sia dovuta a una ragione differente, non di diretta responsabilità del cittadino, il beneficio può semplicemente essere richiesto nuovamente, per una durata complessiva che non sia superiore al periodo residuo non goduto.

Reddito di cittadinanza numero verde

Nonostante esista un sito istituzionale in grado di risolvere eventuali dubbi sorti nella platea dei beneficiari, il Reddito di cittadinanza non è stato esente da problematiche anche di natura tecnica. In passato sono in molti ad essersi trovati nelle condizioni di dover chiedere assistenza a personale qualificato in grado di risolvere qualunque tipo di problema, dai mancati pagamenti a un blocco della carta.
Proprio per questo motivo, con l'istituzione della misura è stato creato anche un apposito servizio da contattare in caso di problemi, per poter avere un'immediata risposta da un esperto. In particolare, sono due gli istituti che si sono occupati della gestione del Reddito di cittadinanza: l'INPS e Poste Italiane, responsabili rispettivamente del pagamento e della gestione della carta acquisti. Per questo motivo, a seconda del problema, sono stati messi a disposizione diversi sistemi di assistenza online rinvenibili sul sito ufficiale.
Esistono però anche dei numeri di telefono per rendere più efficace e veloce l'assistenza. In particolare, uno dei numeri fondamentali da conoscere per avere informazioni relative alla propria Carta Reddito di Cittadinanza è il seguente numero verde (gratuito): 800 666 888. Rivolgendosi a questo numero è possibile ricevere informazioni generali sul programma relativo al Rdc, conoscere il saldo e la lista movimenti della propria Carta, richiedere il blocco della stessa in caso di furto o smarrimento, ottenere un duplicato del PIN o la sostituzione della carta.
Chi avesse bisogno di ricevere informazioni di questo tipo ma fosse momentaneamente all'estero dovrà invece rivolgersi al numero +39 02 82 44 33 33. 

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