Albertini: "Le squadre andranno fuori Milano: il quadro è irreparabile"

L'ex sindaco: "Al posto di Sala mi sarei comportato come ho fatto con i termovalorizzatori, i depuratori e i grattacieli"

di Nicolò Rubeis
Gabriele Albertini
Milano

Albertini: "Le squadre andranno fuori Milano: il quadro è irreparabile"

"La situazione si è compromessa in maniera irreparabile. Probabilmente le squadre andranno fuori Milano e il quadro che si prefigura è drammatico". L'ex sindaco di Milano Gabriele Albertini è piuttosto critico sulla gestione della partita stadio. "L'attuale giunta e i verdi talebani, veri consiglieri del principe, hanno pensato che il problema potesse risolversi rinviando sempre la decisione" commenta Albertini in un'intervista ad Affaritaliani.it Milano citando la metafora della rana bollita di Chomsky, che immersa nell'acqua bollente salta fuori subito dalla pentola, ma se messa in acqua fredda riscaldata lentamente si adatta fino a finire inevitabilmente stremata e bollita. "Al posto di Sala mi sarei comportato come ho fatto con i termovalorizzatori, i depuratori e i grattacieli. Avrei ascoltato tutti, poi, però, avrei deciso contro i verdi talebani" continua l'ex sindaco che boccia l'idea di costruire un altro stadio sempre nel quartiere di San Siro, vicino al Meazza: "È un'assurdità, si terrebbe in piedi un immobile fatiscente che potrebbe essere sfruttato solo per pochi grandi eventi all'anno".

Albertini, perché siamo arrivati a questo punto?

Mi viene in mente un detto latino, 'Aut deus aut dies', secondo cui quando c'è un problema politico intricato o controverso, a risolvere la cosa o è Dio o i giorni che passano. Il rinvio della decisione sulla proposta delle squadre, allargando la consultazione con il dibattito pubblico, ha portato a un quadro di incertezza generale. E alla fine anche la Sovrintendenza si è adeguata allo stato delle cose, dando un segnale che risuona come una campana a morte. La cosa peggiore che può fare chi è investito del consenso popolare è non decidere.

Quindi come andrà a finire?

Il quadro che si prefigura è drammatico. Il Meazza non sarà più sfruttato e resterà inutilizzato e inutilizzabile. Potranno esserci dei concerti, ma gli eventi grandi, come i concerti di Vasco Rossi o Bruce Springsteen, in un anno si contano sulle dita di una mano. E la manutenzione sarebbe destinata a assorbire ingenti risorse del Comune. Ma l'attuale amministrazione ha commesso un altro colossale errore.

Quale?

Intanto c'è da dire che il rendering della 'Cattedrale', il progetto iniziale di Milan e Inter, era infinitamente più bello di quell'obbrobrio che è San Siro che lo trovo bruttissimo, anche se tutti noi siamo legati a quell'impianto da ricordi affettivi e di giovinezza. Ma soprattutto in quell'area ci sarebbe stato un investimento da oltre un miliardo e mezzo di euro. Sarebbe stato la prosecuzione della Milano policentrica nata durante il nostro turno di guardia. Nel quartiere di San Siro non c'è solo lo stadio ma anche zone come piazza Selinunte che con questa riqualificazione avrebbero potuto crescere e svilupparsi.

Dopo il vincolo della Sovrintendenza sono tornati alla carica coloro che vorrebbero riqualificare il Meazza.

La riqualificazione sarebbe un male. Il calcio moderno è fatto di digitale, televisione, contenuti audiovisivi. Uno stadio di quel tipo con 80mila posti è assolutamente obsoleto. Il male sarebbe tenere in piedi un monumento di queste dimensioni che non è né carne né pesce. Spesso si pensa che il vecchio, per il fatto di essere vecchio, è meglio del nuovo. Ma i Bernini e i Brunelleschi ci sono anche oggi. Mi sembra un modo di pensare poco milanese: questa città è stata l'avamposto della modernità e anche l'architettura moderna può avere un valore monumentale. Da milanese sono sconcertato da questa incapacità di decidere. E il conto lo pagherà la città.

Se fosse stato lei a Palazzo Marino come l'avrebbe gestita?

Come ho fatto con i termovalorizzatori, i depuratori e i grattacieli. Avrei ascoltato tutti ma avrei deciso contro i verdi talebani. Durante i miei mandati i grattacieli li abbiamo costruiti anche se una netta minoranza di cittadini protestava. Poi quando si sono accorti che 250mila milanesi ricevevano energia elettrica e calore a prezzo scontato grazie ai termovalorizzatori in molti hanno cambiato idea. Io avrei fatto quello che volevano le squadre con alcune correzioni e avrei fatto arrivare un miliardo e mezzo di capitali rigenerando una zona dismessa come facemmo con gli 11 milioni di metri quadrati di aree industriali che abbiamo riqualificato e che sono considerati la gloria di Milano.

E nella situazione attuale come si comporterebbe?

Con questo vincolo della Sovrintendenza partiamo in salita, ma si potrebbe provare. Innanzitutto cercherei di farmi nominare commissario straordinario. Anche quando restaurammo la Scala mi hanno tirato addosso di tutto prima di cambiare idea. Bisogna saper fare le cose e mi meraviglia che Sala, che è un manager, si sia appiattito su posizioni dannose.

Ad ogni modo il vincolo della Sovrintendenza avrebbe comunque complicato tutto.

Anche quando ero sindaco io c'era la Sovrintendenza che doveva esprimersi su diverse cose ma eravamo determinati nel portare avanti la nostra visione per fare il bene della città a prescindere dai verdi talebani. Il Sovrintendente non è Dio, avremmo contestato la decisione chiamando in causa anche il governo se necessario. Ma tutto questo andava fatto prima. Sono convinto che se l'amministrazione avesse preso una posizione fin da subito la Sovrintendenza non avrebbe optato per questa decisione che rappresenta un ulteriore macigno per la città. Avevamo una grande opportunità: la 'Cattedrale' avrebbe vinto premi di architettura moderna per quanto era bello il suo progetto.

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