Camera, posti dimezzati costi per lo Stato uguali. La firma anche di Fico
L'escamotage dei "contributi ai gruppi". Così i vari ex deputati come Crimi e Taverna hanno ottenuto ricchi contratti da "collaboratori"
Camera, costi identici e spuntano le ricche collaborazioni
Non è cambiato nulla. La Camera dei Deputati, pur avendo la metà dei parlamentari, costa allo Stato la stessa cifra delle legislature precedenti. La prova - si legge sul Corriere della Sera - è nel Bilancio deliberato dall’Ufficio di presidenza di Montecitorio (anche) con la firma del presidente Fico. Quattro anni fa l'ex grillino diceva: "L’epoca dei privilegi è finita" e che il taglio dei parlamentari sarebbe stato solo "il primo passo". Quattro anni dopo è caduto in tentazione. Per aggirare il problema bisognava escogitare una serie di artifizi. Così, nella «previsione pluriennale», si decideva intanto di lasciare invariata la «dotazione» dello Stato.
Nel Bilancio - prosegue il Corriere - veniva scritto che la Camera continuerà a percepire 943 milioni di euro anche nel 2023 e nel 2024. Strano, visto che il taglio di 230 seggi dovrebbe portare a una diminuzione dei finanziamenti. Che sono soldi dei contribuenti. Ma il vero capolavoro si cela dietro un’altra voce. Siccome non si poteva agire sul fondo per le «indennità dei parlamentari», si usava l’escamotage dei «contributi ai gruppi» per foraggiare i partiti. Ecco la sorpresa. Quel budget nel Bilancio resta costante: i 30,8 milioni attribuiti per l’anno in corso si riprodurranno anche negli anni seguenti. Spazio quindi per ricchi contratti da "collaboratori", come quelli andati agli ex grillini Crimi e Taverna, un quinquennale da 3mila € al mese.