Comunismo e Sx, l'entropia politica che ha distrutto i valori etici del PCI

Ordine e disordine sono due forze che nell'universo si equilibrano e richiamano l'un l'altra: facciamo chiarezza sulla disambiguità tra comunismo e sinistra

di Salvatore Passaro
Politica

Le forze del disordine, cenni di entropia politica. Il commento 

Ordine e disordine sono due forze che nell'universo si equilibrano e richiamano l'un l'altra. Nel mondo degli uomini l'ordine è collettivo, il disordine individuale. Parlare di 'ordine' è pericoloso in Italia, porta conseguenze e stigma. Lo si considera parte di un inciso, legge e ordine, che si vuole colorato o colorare di fascismo. Sul piano delle esistenze, cioè la vita che espone ogni uomo nella società degli uomini, ordine è ciò di cui la gente ha bisogno per essere un significante della società, su cui il sistema economico basa le leve di protezione dei gruppi riuniti in società. Ordine è ciò che ogni singola struttura del nostro vivere quotidiano necessita per stabilire un cammino di progresso.

L'ordine è progresso. Progresso non è progressismo. Il progressismo appartiene alla semantica della sinistra del mondo, tanto quanto nella bandiera brasiliana Ordem e Progresso stanno insieme come fossero due valori di due culture politiche che qui volgarmente, prosaicamente ridefiniamo destra e sinistra. Oppure differenza e distanza. Per questo bisognerebbe cominciare da molto prima. Dalla necessità intellettuale e culturale di presentare la disambiguità fra comunismo e sinistra. Non sono due cose vicine, non sono la stessa cosa, non in italia e neanche nel mondo. 

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Il punto storico italiano però merita una distinta a parte perchè è stato qualcosa di più forte, intellettualmente rivoluzionario, socialmente necessario, politicamente indispensabile. Il comunismo italiano era il partito comunista. Era ordine, precisione, burocrazia. E i suoi militanti e compagni sapevano che la loro evoluzione (che chiamavano emancipazione, derivandola dalla redenzione evangelica) non si sottraeva a nessuna delle regole. Obbligatorio era in ognuno di essi la formazione di un’etica

Operazione che per masse di ignoranti provenienti dai campi e dalle officine ma volenterose di lavorare e imparare (miracolo dei nostri anni 50 e 60 e grande merito del PCI) diveniva possibile solo forgiando la propria etica embrionale di matrice cattolica a quella del corpus politico del partito galattico. Il partito comunista metteva disposizione dei compagni il suo 'Servizio d'ordine'.

Si, chiamato proprio cosi, Servizio d'Ordine. L'ordine. Inteso come disciplina della militanza da una parte e, grazie ad una formidabile macchina organizzativa, dall'altra diveniva mezzo di dissuasione oltreché di protezione dei compagni. Cioè di quella vita cristallizzata negli anni '50 che animava i microuniversi quotidiani di operai e contadini, sindacalisti e militanti: lavorare, tornare a casa, avere una famiglia, studiare e andare in sezione, giocare a carte a bocce, mantenere figli all'università. Seguire il partito. Vita di città, vita di paese dove nessuno poteva metter disordine nelle città governate dal partito, nelle fabbriche, nelle strade, nelle vie, nei parchi. Sistemi urbani-umani in cui i compagni si aiutavano l'un l'altro per un’etica cattolica che tutti, dico tutti in Italia avevano avuto come imprinting e su cui la salvezza dei poveri si identificava perfettamente con la redenzione delle masse.

La soteriologia del '900

Su questo sistema si innestò la strategia della tensione intaccando quel mondo, quelle prospettive esistenziali che erano solo retrospettive di un mondo intatto di cui Pasolini in Cinera Gramsci scrive inventando la lirica civile di Canto Popolare, un tracciante che unisce l'ubermensch in fieri in tutti noi alle moltitudini de facto di tutti gli altri: "Il popolo: muta in lui l'uomo il destino". Immagine lirica che si fa invettiva nella potenza del suo atto di accusa nei fatti di Valle Giulia, anticipando e accusando lo scippo borghese della forza operaia e proletaria interpretata dai poliziotti contro i bobos di Architettura.

La caduta dei valori dell'operaismo-contadino non si ebbe col consumismo ma con la riduzione dei proletari a massa utile per l'egemonia delle classi borghesi. Fu quello scippo a determinare il declino etico e morale di tutti  i compagni, la disillusione: saper di non poter mai davvero emanciparsi nella casa del Padre. Occupata per sempre dal figliol prodigo. E quelle masse non favorirono mai la nascita delle BR, è un altro falso ideologico (di destra). L'alveo filogenetico fu medio-alto borghese. 

Gli estremi di destre e sinistra erano uniti dal segmento borghese della violenza 'rivoluzionaria', che è sempre stata borghese, mai proletaria. Una deriva cominciata dall'appoggio culturale alle droghe, tutte le droghe, alla cui militanza si dedicarono molte gerarchie elettorali di sinistra in uscita dal PCI all'alba degli anni '70 e qualche anno prima nei circoli dell'eskimo sessantottino. Fuoriusciti per estetica e per narcisismo come si esce da una famiglia (ricca) continuando a chiedere soldi a papà per girare il mondo. 

Il marxismo nel cui profondo si avvertiva il dissidio fra entropia ed economia si riduceva alla mitizzazione della cristologia guevariana. I figli degli operai si illudevano di emanciparsi nei movimenti, nelle politicizzazioni senza cultura, nella distruzione della qualità accademica. Ma in realtà si stavano tagliando fuori da soli. I loro padri avevano studiato di notte come avere la dignità di una dialettica sociale. Loro pensavano di salvare il mondo vendendo collanine e jeans, aprendo chiringuitos in giro per Sudamerica, Africa e India. Politicamente, ma ancor più inteso come entità sociale e antropologica-culturale il PCI, cioè il mondo del PCI italiano muore in quegli anni. Muore di fronte al movimentismo disordinato e disordinante.

Oggi il PD ne ha rubato la scena. Imponendosi come diretto erede solo per vivere di rendita. Una élite di potere paradossalmente apolitica, agnostica, movimentista, densa di un moralismo di autocompiacimento che cerca battaglie laddove dovrebbe capire il consenso che va cercando. Tanto quanto il papato gesuita, anche il PD ha fatto scempio della laicità staccandola dalle istanze delle moltitudini ed ignorando totalmente l'etica di tutti per far posto al moralismo di parte. E' nella traslazione fra l'idea di massa e quella di minoranza che si comprende il dislivello del passaggio dal PCI al PD. Le masse non sono minoranze.

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