Meloni insidiata dal "suo" Cdx. Così Alemanno vuole soffiarle gli elettori

Il nuovo partito sovranista dell'ex sindaco di Roma smuove gli equilibri del Centrodestra

Di Giuseppe Vatinno
Gianni Alemanno e Giorgia Meloni
Politica

Meloni, Alemanno minaccia gli equilibri con Biden, l'Ue e il Vaticano. Prende piede il piano per soffiare gli elettori alla premier

Ieri abbiamo parlato degli effetti dell’affaire De Angelis sul governo. Ma quanto è successo è solo un tassello di una situazione molto più complessa che si è creata dopo quasi un anno di governo del centro-destra. Infatti la Meloni ha dovuto arretrare il suo baricentro politico verso sinistra, pur cercando di mantenere il contatto con lo zoccolo duro di chi l’ha votata. In questa ottica si deve leggere, ad esempio, il suo convinto appoggio al partito neofranchista di Vox in Spagna.

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Per governare in Italia bisogna avere – come noto - tre imprimatur: 1) Usa 2) Ue 3) Vaticano. Giorgia è riuscita ad averli tutte e tre già da tempo, grazie agli ottimi rapporti instaurati con Joe Biden, Ursula von der Leyen e Papa Francesco. Una tripletta che prima delle elezioni dello scorso anno non gli era molta simpatica. Inoltre la Meloni si è proposta come garante della coalizione di centro-destra pro Ucraina, risultato niente affatto scontato date le simpatie di Berlusconi e Salvini per Putin. È stata molto abile in questo gioco di equilibrismo ma, inevitabilmente, c’è un prezzo da pagare.

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Infatti la base è in subbuglio e i militanti storici che provengono da Alleanza Nazionale - e qualcuno ancora dall’MSI - comincia a chiedere il conto. La destra è stata sempre antiamericana e antieuropeista e non vede di buon occhio gli attuali equilibri necessari unicamente a governare. La stessa vicenda De Angelis si deve inquadrare in una sorta di “avvertimento” che l’ala più oltranzista ha lanciato verso la tolda di comando di via della Scrofa.

Sulla strage di Bologna non è piaciuta l’attribuzione alla “matrice neofascista”, come ha detto il Presidente del Senato La Russa, seguendo peraltro quanto affermato dal Capo dello Stato Mattarella. Ma il bersaglio grosso è Giorgia Meloni che non solo si deve guardare dai nemici ma anche - come spesso avviene - dagli amici. Ed ecco che l’ex Sindaco di Roma Gianni Alemanno si rifà sotto con un suo movimento sovranista, antieuropeista e antiamericano, cioè l’essenza storica del Movimento Sociale Italiano.

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Alemanno porta il suo attacco direttamente alla Meloni ma anche alla Lega. Tutti e tre infatti insistono sullo stesso elettorato. E le misure governative non hanno tardato a manifestarsi. Per la prima volta nella storia della Repubblica è stato portato dal governo un attacco clamoroso alle banche, sotto forma di tassazione degli extra – profitti. Si tratta di una misura populista non per niente approvata con entusiasmo dai Cinque Stelle e dalla base di destra.

Chi ha votato FdI non ha infatti capito perché le accise non sono state tolte dopo che la Meloni aveva girato il famoso post del benzinaio che ancora imperversa in Rete. Questa misura fa contento il popolo ed è anche profondamente giusta, ma si tratta ovviamente di una reazione politica al pericolo di perdere il consenso con un micidiale “effetto Cinque Stelle” che ha distrutto il Movimento dopo tutte le contraddizioni che gli elettori hanno visto.

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La Meloni e Salvini sono quindi corsi ai ripari contro Alemanno-De Angelis- Rocca-Rampelli, i “quattro dell’apocalisse” che attentano dall’interno della “destra profonda” gli equilibri faticosamente raggiunti dalla premier. Per ora Salvini è un suo alleato ma alla lunga anche lui dovrà fare “cassa” proprio a spese dell’elettorato di FdI.

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