Pd, la luna di miele di Schlein regge. Ma i capicorrente pronti alll'agguato
Franceschini, Orlando & Co. non staranno sempre buoni. Inside
Le scelte di destra del governo, come a Cutro, per ora aiutano Schlein a tenere unito il Pd. Ma...
Per ora la luna di miele di Elly Schlein con la nomenclatura del Partito Democratico regge. Da un lato con l'opposizione interna riformista, con la quasi certa nomina a presidente di Stefano Bonaccini, dall'altro con gli storici big Dem che l'hanno sostenuta alle primarie con una linea relativamente moderata. La neo-segretaria, ad esempio, non ha ha messo in discussione l'invio di armi all'Ucraina, non ha chiuso definitivamente al centro del Terzo Polo e alla domanda, in tv, sul Jobs Act di Matteo Renzi non ha usato le parole "va cancellato", ma "va riformato".
Insomma, una linea accorta, attenta a non fare strappi e a non "esagerare" nel rinnovamento. E' chiaro che ci saranno grandi cambiamenti, soprattutto sui vicesegretari e sui capigruppo, come ha scritto Affaritaliani.it, ma almeno per il momento - spiegano dal Pd - la linea molto di destra del governo uscita dal Consiglio dei ministri di Cutro aiuta Schlein a tenere unito il partito. Ma i capicorrente e gli storici big Dem che fin dall'inizio l'hanno appoggiata e hanno contribuito alla sua elezione non faranno sconti. Nel breve periodo non sembrano, tranne colpi di scena, esserci problemi, ma in prospettiva non saranno solo rose, ma anche spine.
Ad esempio - spiegano fonti del Pd - quando verrà il momento di fare le liste delle elezioni europee del 2024 Schlein non potrà fare ciò che vuole e mettere solo e soltanto i suoi in lista. Dovrà necessariamente tenere conto del peso dei vari Dario Franceschini, Nicola Zingaretti, Andrea Orlando, Graziano Delrio e Peppe Provenzano. Oltre a lasciare una quota di rappresentanza all'opposizione interna di Base Riformista che fa capo al presidente del Copasir ed ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini.
Altro punto delicato saranno le alleanze. Vanno bene le battaglie comuni con il Movimento 5 Stelle ad esempio sul salario minimo, ma la segretaria non può permettersi di sbagliarsi e di avvicinarsi troppo a Giuseppe Conte, anche se ci sono esponenti che l'hanno sostenuta (come Francesco Boccia), ma non tutti, che spingono in questa direzione. Se poi dovessi mai esserci una crisi di governo (non si sa mai nella politica italiana) a quel punto i capicorrente non lascerebbero certamente gestire a Schlein la crisi da sola.
E soprattutto si opporrebbero alla corsa a nuove elezioni, come probabilmente vorrebbe lei, ma prima, ascoltando il Quirinale, andrebbe ricercata una soluzione diversa sul modello del governo di Mario Draghi. Insomma, per ora la luna di miele, spinta dai sondaggi che continuano a dare il Pd in rialzo con il sorpasso certificato sui 5 Stelle, regge e Schlein va avanti serena (anche con i consigli di Romano Prodi), ma dietro le quinte sa perfettamente che prima o poi dovrà pagare un prezzo ai big Dem che l'hanno appoggiata e hanno consentito la sua elezione. E forse, in un certo senso, anche questo è un punto di forza per il Centrodestra e per la premier Giorgia Meloni.