Addio a De Masi tra presenti e grandi assenti. Tranne Conte e Travaglio

La moglie lo ricorda così: Aveva una visone del mondo, di quello che sarebbe accaduto con la trasformazione della civiltà industriale”

di Patrizio J. Macci
Alfonso Pecoraro Scanio e Giuseppe Conte ai funerali di De Masi
Roma

Ai funerali sono importanti le assenze più che le presenze ha sentenziato qualcuno. A quello di Domenico De Masi, un ricordo civile affollatissimo al Tempio di Adriano, invece a brillare sono state tutte e due.

Assenti non pervenuti deputati, senatori e consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle prima e dopo la “scissione”; presenti in massa i suoi allievi, colleghi di insegnamento universitario, e la truppa de Il Fatto quotidiano capitanata da Marco Travaglio.

Unico presente del Movimento l’ex premier Giuseppe Conte che ha sottolineato: “Io sono arrivato dopo, molto dopo nella storia del Movimento”. Mentre le immagini scorrono su uno schermo con il professore immortalato all’università negli Anni settanta, nel suo amato Brasile con il presidente Lula, nel deserto africano, in Canada, praticamente in ogni luogo del mondo, arrivano alla spicciolata Alfonso Pecoraro Scanio, Ermete Realacci, Antonio Padellaro, Tomaso Montanari, Antonio Bassolino, qualche attivista celebre dei meet up per un tempo troppo breve per memorizzarne il nome: sfoggiano un completo blu da ministro troppo pesante per quella che sembra una giornata agostana. “Aveva letto migliaia di libri, ne aveva scritti decine ma la sua peculiarità era rendere semplici i temi più complessi” queste sono state le parole della moglie che hanno disegnato la figura di quello che è stato probabilmente uno degli ultimi pensatori a potersi definire intellettuale perché aveva una visone del mondo, di quello che sarebbe accaduto con la trasformazione della civiltà industriale, la perdita dei posti di lavoro, l’esplosione della finanza virtuale. Aveva innata la dote del saper insegnare”.

Travaglio: "Andò a cena dalla Meloni"

Travaglio ho concluso il suo ricordo scherzoso con la rivelazione di un segreto confidatogli una sera a cena: “Anche la premier Giorgia Meloni gli chiese una consulenza teorica, invitandolo una sera a casa sua per farsi illuminare su alcuni testi classici di politica. E lui ci andò perché era lontano da ogni forma di pregiudizio politico”. Le sue ultime parole sono state “siate felici”, ha scherzato fino all’ultimo con i suoi collaboratori come se stesse per partire per un viaggio hanno raccontato gli amici accorsi in ospedale. Un ricordo personale di chi scrive queste righe è legato a un festival di tanti anni fa dove si parlava dei sindaci di Roma dal dopoguerra agli Anni novanta.

"Nessuno riuscirà a distruggere Roma"

Regnava la disillusione e la tristezza, i partiti stavano per essere travolti da Mani Pulite. I giorni illuminati del sindaco Petroselli sepolti. Lui cominciò il suo intervento con un lampo che spiazzò la platea: “Ho vissuto praticamente nella maggior parte delle capitali mondiali per un tempo sufficiente da poter dire che Roma é altro da sé rispetto a chi la abita e chi la amministra, nessuno riuscirà a distruggerla perché Roma è l’unica città al mondo che ha un’anima”.

 

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