Giornalisti, trionfo del precario: 40enni che guadagnano 15 mila euro l'anno

La Fnsi pubblica lo studio sul precariato nella stampa italiana. Lavoro a cottimo e senza diritti: una maggioranza silenziosa

Roma

“E' la stampa bellezza” di Humphrey Bogart, oppure ancora “Così divenni un giornalista. Ho odiato farlo ma non ero riuscito a trovare un lavoro onesto.” di Mark Twain. Per cento che riempiono gli schermi dei talk, in migliaia alle scrivanie lavorano ogni giorno con retribuzioni da fame. E spesso scrivono a cottimo, gravati da responsabilità e zero tutele.

Ad alzare il velo ipocrita sull'universo del giornalismo precario, sono gli stessi giornalisti della Federazione Nazionale della Stampa italiana in collaborazione con Osservatorio nazionale dei lavori nell'informazione digitale “Attraverso lo schermo”. Il giornalista precario ha una media di 40 anni, è pubblicista, ha un reddito annuale lordo che va dai 5 ai 15 mila euro, una delle forme di pagamento più frequente è il cottimo, viene pagato a partita iva anche se lavora per un unico committente ed è eterodiretto, non ha la possibilità di contrattare le sue condizioni di lavoro anche se molto spesso ha subito modifiche unilaterali peggiorative. Ma soprattutto, non è iscritto al sindacato perché non ha più alcuna fiducia in esso.

Hanno persino paura di deunciare e non sono iscritti al sindacato

I dati del “Precariometro” sono stati resi noti il 7 febbraio 2023, a margine della conferenza stampa di presentazione del 29° Congresso della Federazione nazionale della Stampa italiana."Il Precariometro non deve essere letto come una mera statistica sullo stato del lavoro nel mondo del giornalismo. Il dato più drammatico che emerge è infatti la richiesta di aiuto da parte di questi lavoratori e la paura di denunciare lo sfruttamento in cui versano - riflette Paola Marras, coordinatrice dell’Osservatorio nazionale dei lavori nell’informazione digitale. - E’ importante inoltre ricordare che i giornalisti precari sono la maggioranza silenziosa presente nel settore, troppo spesso anche silenziata".

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