Attualità
Le mie considerazioni dopo “La Prima” - Dvora Ancona
Sono la dottoressa Dvora Ancona e desidero chiarire il mio punto di vista e la scelta dell’abito.
La Prima della Scala rappresenta un’ottima occasione per poter essere portavoce di situazioni difficili, insostenibili, presenti anche in altre parti del mondo, in questo caso l’Iran, dove avvengono episodi terribili. Esiste un unico modo per diffondere una notizia: la visibilità; ed è esattamente per questo che alla Scala ho messo un vestito rosa shocking con un cappello da baseball, per ricordare l’uccisione di più donne per avere messo male il velo o per aver utilizzato un cappellino al posto dello stesso. Un esempio è Masha Amini, di soli 22 anni (aveva messo male il velo), un altro è Mahak Hashemi di soli 16 anni, colpevole di aver indossato un cappellino da baseball.
Ieri sera ero al Teatro “Franco Parenti” dove più voci unite come il direttore del teatro Andrée Ruth Shammah, il direttore di Repubblica Maurizio Molinari hanno affrontato un dibattito sul come supportare la popolazione iraniana per la difesa ai soprusi causati da questo potere dittatoriale.
Informarsi è l’unico modo per potere far capire cosa sta succedendo in Iran. Io ho indossato alla Prima della Scala un vestito rosa shocking con un cappello, come protesta simbolica proprio in nome di Mahak Hashemi, che lo ha indossato senza immaginare che sarebbe stata uccisa proprio per questa scelta.
Forse la mia presa di posizione simbolica non è stata capita, ma vuole essere una testimonianza.
C’è chi ha giudicato senza neanche comprendere, fermandosi all’apparenza e dimostrando una grande superficialità. Purtroppo unita a tanta arroganza.
Donne e uomini muoiono tutti i giorni per protestare contro il regime integralista iraniano. Ci sono vari modi per aiutare la ribellione delle donne in Persia e il sostegno lo possiamo fare con strumenti visibili ma simbolici come ho fatto io alla Scala con un vestito e capellino rosa. La ribellione parte dalle donne. Le donne rappresentano la vera forza per la liberazione dalla tirannia dello stato iraniano. Liberarsi dal velo è il primo atto contro la repressione integralista. I crimini di massa riguardano tutti i popoli e sono quindi contro l’umanità.
L’importante è aiutare la diffusione di questa protesta in tutto l’Occidente, così come in Iran stiamo assistendo a ribellioni continue dove i giovani tornano a protestare malgrado quel regime li uccida. Questa ribellione non si potrà fermare se noi non ci mobiliteremo con dimostrazioni visibili per denunciare tutto questo. Noi possiamo e dobbiamo aiutare questi giovani coraggiosi, la nostra protesta aiuterà loro e noi per la libertà.
“Donna, vita, libertà”, è il motto utilizzato da diffondere in tutto il mondo.