Lo sguardo libero
Caso Sea Watch 3, irragionevole eventuale procedura infrazione contro Italia
Veri leader europei assecondino il nostro Paese nel modificare le regole del Trattato di Lisbona
Se è vero che le normative si rispettano, lo è altrettanto che esse hanno un’ origine contingente e contestualizzata al periodo in cui vedono la luce. Si pensi alla due procedure d’infrazione minacciate dall’Unione nei confronti dell’Italia: : 1 – la prima, forse evitabile, ma che potrebbe ricevere il via libera dalla riunione dell’Ecofin del 9 luglio, sanzionerebbe lo sforamento del rapporto debito/Pil; 2 – la seconda, attualissima, di qualche ora fa, paventata dall’Unione, nel caso il nostro Paese, come dice il ministro Matteo Salvini in risposta alla vicenda della Sea Watch 3, rinuncerebbe all’identificazione di migranti se l’Europa continuasse a fingere di non sentire e vedere e lasciare sola l’Italia.
Se può sembrare ragionevole la norma dei vincoli di bilancio essendo l’euro una moneta comune (con tutte le variabili: politica economica timida, sforamento della Francia del rapporto deficit/Pil, surplus commerciale della Germania, quest’ultimo non oggetto di eventuale procedura) apparrebbe oggi irragionevole quella – che sarà anche stata giusta nel 2007 (Trattato di Lisbona) quando la situazione degli arrivi dei migranti era assai diversa – che sia il Paese dove avvengono gli sbarchi a farsi carico della identificazione. Di qui quella che pare una provocazione, quella della Sea Watch 3, e l’intransigenza di Matteo Salvini, che per questo sembra aver portato la Lega a essere il primo partito col 34% dei consensi alle Europee del 26 maggio.
Purtroppo le regole dei Trattati si possono modificare, ma gli emendamenti devono essere ratificati da tutti gli Stati. Al di là dell’approccio risoluto del nostro Paese, non resta che – se non si vuole uscire dall’Unione - sperare in leader, veri e grandi europei, che assecondino l’Italia nel modificare le norme dell’accoglienza e di primo sbarco.