Lo sguardo libero

Così Putin finisce per credere a sé stesso

Di Ernesto Vergani

Man mano che passa il tempo, più i russi cancellano la propria coscienza e seguono lo zar del Cremlino

Per Alessandro Manzoni, a furia di non indignarsi, l’indignazione si annulla

Dopo aver inferto un altro colpo terribile al mondo, già a terra per via del cigno nero della pandemia da Covid 19, avendo sulla coscienza 100.000 soldati uccisi, da entrambe le parti, sia tra russi che ucraini, costringendo otto milioni di ucraini a espatriare, impoverendo il mondo, contribuendo all’inflazione planetaria e via dicendo; spingendo soprattutto i Paesi dello schieramento occidentale a reagire con una guerra giusta  (la democrazia si difende anche con la guerra… la Russia ha invaso uno Stato sovrano… l’Angola non può invadere lo Zambia) e la Cina a entrare in attrito col ricco occidente, adesso Vladimir Putin ha mutato espressione: se  essa fino a qualche tempo fa era quella di colui che si sente accerchiato, oggi è di chi si sente nel giusto, quasi quella di un profeta incompreso (in un bar si direbbe… di un falso).

Lo stesso successe sostanzialmente a Hitler. E, come capitò col pazzo dittatore tedesco, chi sta intorno, si accolga l’eufemismo, all’autocrate di Mosca, finisce anche lui per crederci. Si pensi al ministro degli Esteri Sergej Lavrov, o al portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov, un tempo stimati politici in tutto il mondo per la loro cultura e intelligenza. Si lasci perdere il vicepresidente del Consiglio di Sicurezza Dmitrij Medvedev, le cui minacce di far sparire i nemici con la bomba atomica dimostrano quanto non fosse una battuta ciò che si diceva quando fu scelto come presidente della Russia per consentire a Putin, auto-retrocessosi temporaneamente a capo del Governo per mettere in scena un’alternanza di facciata: “Medvedev è stato scelto da Putin per la sola ragione che è l’unico più basso di lui”.

Ancora una volta ha ragione Alessandro Manzoni, che scrive ne “I promessi sposi”: “Gli uomini, generalmente parlando, quando l'indegnazione non si possa sfogare senza grave pericolo, non solo dimostran meno, o tengono affatto in sé quella che sentono, ma ne senton meno in effetto.” E in questo, del resto, anche gli italiani sono maestri: a quanti politici, a furia di non indignarsi, si sono assuefatti fino quasi ad annullare la loro indignazione?