Da Ceferin (Uefa) a Grillo, l’uso corretto o no del web - Affaritaliani.it

Lo sguardo libero

Da Ceferin (Uefa) a Grillo, l’uso corretto o no del web

Di Ernesto Vergani

Lo strumento amplifica la giustezza dei contenuti del messaggio

A distanza di poche ore l’una dall’altra, due vicende irrompono sul palcoscenico mediatico e mostrano quale può essere l’uso corretto o no del web. Non solo, lo strumento amplifica la giustezza dei contenuti del messaggio.

Non c’è altra ragione se non i 3,5 miliardi della banca Usa Jp Morgan alla base della nascita della Superlega di calcio a 20 squadre, 15 a posto fisso, senza merito, che è principio fondamentale non solo dello sport ma anche della democrazia (questa che cos’è se non una competizione cui tutti, uguali di fronte alla legge, corrispettivo delle regole del gioco, possono partecipare, ma vincono i migliori?). Con la Superlega verrebbe meno la funzione sociale del calcio e si eliminerebbero l’ebbrezza, il sentimento e la gioia del tifo. Si impoverirebbero la filiera e i campionati nazionali. Si trasformerebbe il calcio in intrattenimento, un po’ come accade nella NBA, dove non si tifa la squadra, ma si seguono i campioni, come LeBron James, per giunta siffatto sistema è nel DNA degli States, in cui l’aspetto egualitario, e persino quello campanilistico, sono appannaggio delle compagini dei colleges. Contrari sono i maggiori leader europei, da Mario Draghi a Boris Jonhson a Emmanuel Macron, mentre Angela Merkel sarebbe probabilmente intervenuta se il Bayern Monaco non avesse respinto l’invito.

Così in un video in rete, con una certa serenità, quella di chi sa di dire la cosa giusta, nonostante incomba l’ira contro l’ex amico Andrea Agnelli, presidente della Juventus, da lui accusato di tradimento e doppiogiochismo, il numero uno dell’Uefa Aleksander Ceferin afferma che l’organizzazione calcistica europea prenderà tutte le misure legali necessarie e invita i tifosi a ribellarsi. Appello pleonastico.  Tanti di loro non compreranno l’abbonamento tv della propria squadra se parteciperà alla Superlega: tali calciatori, sempre più viziati e super ricchi, che si scambiano quattro maglie da un anno all’altro a suon di milioni, siano guardati, per intenderci e con tutto il rispetto, da arabi, cinesi, indonesiani e nigeriani. Il calcio europeo trovi altre soluzioni. Abbassi gli ingaggi e si sbarazzi dei procuratori “vampiri”: la disintermediazione vige ormai in quasi tutti gli ambiti, basta un buon studio di avvocati, che non costa milioni di euro. Si può sbagliare: i fautori della Superlega riconoscano che non è stata una bella idea. Intanto risultano non pervenuti allenatori, calciatori e bandiere rimaste nel calcio. Che opinione hanno: Federico Chiesa, Antonio Conte, Gianluigi Donnarumma, Lorenzo Insigne, Roberto Mancini, Paolo Maldini, Stefano Pioli, Andrea Pirlo, Stefano Sensi, Francesco Totti, Javier Zanetti… e via dicendo?

Dall’altra parte Beppe Grillo che, col dolore di un padre che difende il figlio ventenne, accusato da una coetanea di stupro di gruppo, appare in video web infuriato. Interviene da personaggio pubblico su un procedimento giudiziario. Asserisce la solita tesi maschilista (“era consenziente”) e sbaglia tecnicamente: una donna fatica a denunciare una violenza sessuale e aspetta anche mesi a farlo, tempo che d’altronde la legge le riconosce, mentre i ragazzi non sono stati arrestati subito perché non c’era certezza del reato, non lo avrebbero reiterato, né alterato le prove o sarebbero fuggiti.  Vale la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva, ciascuno è responsabile delle proprie azioni, anche nel caso di ragazzi neo-maggiorenni.