Lo sguardo libero

Letta e l’ossessione delle quote rosa

Di Ernesto Vergani

L’ "affirmative action" è uno strumento per così dire in deroga alla democrazia

Il segretario del Pd Enrico Letta dice, in un’intervista al Tirreno e su twitter, che il partito è troppo maschio-centrico e che, dopo tre anni di guida maschile, i gruppi di Camera e Senato, oggi capeggiati da Graziano Del Rio e Andrea Marcucci, nei restanti due dovrebbero essere condotti da donne.

L'affirmative action, o discriminazione positiva, con cui il sottoscritto è d'accordo, è uno strumento per così dire in deroga alla democrazia liberale. Deve essere chiaro: in deroga. Ciò perché la democrazia è basata sull’individuo e sul merito. Tutti sono uguali di fronte alla legge, ma gli individui sono diversi e i migliori eccellono. Ciò fa evolvere la democrazia e perfeziona tutti i cittadini. È il progresso. Tra un uomo genio e una donna mediocre da destinare a un ruolo importante, in qualsiasi ambito, chi scelgo? Il genio o la mediocre?

Tuttavia, per recuperare il ritardo in genere delle donne nella società, a causa delle mille e note ragioni, anche i maggiori fautori della democrazia possono essere favorevoli a tale affirmative action, come del resto alla promozione della partecipazione di persone con identità etniche, sessuali e sociali in contesti in cui sono minoritarie e/o sottorappresentate (si pensi ai paria, gli appartenenti alla casta degli “intoccabili” in India). Un giorno non ci sarà bisogno di tutto questo. Ciò grazie alla democrazia e al progresso appunto.