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Mercato del vino: dai corsi sommelier alle vendite l'Italia primeggia

Elena Vertignano

La categoria professionale dei sommelier italiani è una delle migliori a livello mondiale. Da Nord a Sud, i sommelier del nostro Paese vengono apprezzati come i più bravi di tutto il pianeta, non solo grazie alla loro competenza, ma anche per il loro modo di fare. Questo, infatti, è un mestiere per il quale non ci si può permettere di essere altezzosi o troppo distaccati. In più, gli italiani conoscono i vini dei Paesi stranieri molto più di quanto i sommelier di oltreconfine siano esperti dei nostri. In questo caso, non è tanto la bravura, ma è soprattutto la cultura che fa la differenza. E in effetti un bravo sommelier è quello che vanta una conoscenza ad ampio raggio, essenziale anche per conversare con la clientela.

I dati del mercato

Gli ultimi dati relativi al mercato del vino disponibili a livello mondiale sono, ovviamente, quelli del 2020, e sono stati forniti dall’Oiv, vale a dire l’Organizzazione internazionale della vigna e del vino. Il nostro Paese continua a essere il produttore più importante e al tempo stesso è l’esportatore in volume maggiore, oltre a garantire una buona tenuta dal punto di vista dei prezzi. È evidente che le ripercussioni della pandemia da coronavirus non si sono esaurite, mentre le occasioni di business sono diminuite, come pure la quantità di Paesi che hanno mostrato un certo dinamismo dal punto di vista degli scambi commerciali e per la produzione.

Il ruolo dell’Italia

Per quel che riguarda il panorama vitivinicolo, dunque, lo scenario mondiale fa registrare una diminuzione dei consumi e della produzione: in questo contesto, però, il nostro resta un Paese leader, con un sistema forte e che più di tutti gli altri è in grado di respingere gli effetti della crisi. Lo dimostrano proprio i numeri resi disponibili dall’Oiv attraverso il report intitolato “State of the world vitivinicultural sector in 2020”. Lo scorso anno non sono cambiate molto le estensioni di vigneto, anche se la tendenza sul lungo periodo è quella di un calo del territorio che viene coltivato a vite. Si calcola che in tutto il mondo ci siano circa 7 milioni e 300mila ettari di terreno coltivato a vignato, e sorprende scoprire che il Paese con la maggiore estensione da questo punto di vista è la Spagna, con più del 13% del dato complessivo; sul podio ci sono anche la Francia e la Cina. L’Italia vanta 719mila ettari e si trova in quarta posizione, ma ciò che più conta è che si tratta del Paese in cui c’è stato l’aumento più significativo di area vitata, con una crescita fra il 2019 e il 2020 dello 0.8%.

La produzione nel 2020

Lo scorso anno è stato invece abbastanza strano dal punto di vista della produzione. Sono state tante le organizzazioni che hanno provato a ridurre la quantità di bottiglie messe in commercio: è quel che è successo con i consorzi in Italia, sulla scia dei timori dovuti alle previsioni di una riduzione della domanda che sono state diffuse con il propagarsi della pandemia. A dispetto di ciò, comunque, a livello mondiale c’è stata una crescita del prodotto pari più o meno all’1%, per un totale di circa 260 milioni di ettolitri; riducendo lo sguardo all’Europa, l’aumento è stato di più dell’8%, con un dato complessivo di 165 milioni di ettolitri. In Italia i volumi sono aumentati del 3%, e il totale è di più di 49 milioni di ettolitri: è per questo che il nostro è il primo Paese al mondo.

Uno sguardo ai vicini di casa: la situazione in Francia

Anche in Francia si è assistito a una crescita consistente, nell’ordine dell’11%, per un totale di 46 milioni e 600mila ettari. Come si vede, i numeri sono ben superiori a quelli italiani. D’altro canto, i prezzi sono diminuiti di oltre il 10% nel confronto con il precedente anno in relazione al valore del vino esportato, mentre per l’Italia la contrazione delle quotazioni è stata di poco superiore al 2%. Se c’è un settore in cui il fenomeno risulta evidente in maniera ancora più netta, questo va individuato nel campo dei vini spumanti. Il Prosecco ha conosciuto una riduzione in valore pari al 3%, a fronte di un export in aumento del 4%, mentre per lo Champagne la riduzione è stata del 18%, per un valore perso di circa un miliardo di euro.

Il mercato internazionale

Insomma, anche se i corsi sommelier continuano ad avere successo, a livello mondiale si assiste a una contrazione dei consumi di vino, ma anche da questo punto di vista è l’Italia a rappresentare una significativa eccezione, visto che sul mercato interno le vendite crescono dell’8%. Il trend è molto negativo in Cina, come dimostrato dal calo dei consumi mentre le importazioni hanno conosciuto un brusco arresto. Importazione in calo anche negli Stati Uniti, vista la discesa di valore di oltre il 10%, anche se i volumi non cambiano molto. La situazione, però, non è strutturale ma contingente, e quindi limitata al breve periodo. Per esempio gli Usa stanno patendo le conseguenze delle misure che loro stessi hanno adottato nei confronti di alcuni Paesi europei per effetto della sfida tra Airbus e Boeing. Il mercato è stato depresso, dunque, dalle politiche di protezionismo che sono state messe in atto.