Roma, 18 set. (askanews) - Modificare le relazioni sindacali è diventato ormai un dovere. Non ha dubbi Giuseppe Carbone, sindacalista di lungo corso, che si fa promotore di nuove logiche per governare i rapporti fra datori di lavoro e dipendenti: "Dopo tanti anni di lotte anche aspre -spiega Carbone- è giunto il momento di mettersi attorno a un tavolo per contribuire al rilancio del Paese. L'assetto economico e sociale ha bisogno oggi di un cambio di paradigma. Che ovviamente non leda i diritti sacrosanti dei lavoratori ma che tuteli anche le aziende in un afflato comune che abbia come fine quello di migliorare le condizioni di vita di tutti noi. Per questo, nelle prossime settimane, nasceranno Impresa Italia per la parte datoriale e la Federazione dei lavoratori per la parte di chi presta la propria opera. Due organismi destinati a dialogare fra loro e a trovare soluzioni adeguate a offrire risposte al difficile momento con cui, a livello globale, siamo costretti a fare i conti".Un dialogo costruttivo che abbia interlocutori davvero rappresentativi: "Uno dei mali dal Dopoguerra a oggi -spiega ancora Carbone- è stato senz'altro la nascita di numerose sigle sindacali che, pur avendo pochi iscritti, venivano formate per fini, diciamo così, commerciali. Una sorta di business che aveva poca attinenza con il concetto di rappresentatività e di difesa della classe operaia. Tanto che molte di quelle sigle si sono poi tradotte in Patronati e uffici di Assistenza fiscale sul territorio, con servizi spesso a pagamento o, nel migliore dei casi, accessibili con l'acquisto di una tessera. Tutto questo serve a poco ed è per questo che i due organismi nascenti dialogheranno con chi davvero è portatore di interessi di parte, ma pur sempre interessi. Penso, per la parte datoriale, a Confindustria, Confcommercio, Confagricoltura e Coldiretti e, per la parte dei lavoratori, a Cgil, Cisl e Uil".L'idea di Carbone dunque è mettere sul tavolo quegli interessi di parte per dare vita alla fine a soluzioni condivise: "L'interesse deve diventare unico -sottolinea Carbone. le potenzialità non mancano. Da entrambe le parti, esistono raffinati uffici legislativi che, con l'arte del dialogo, sarebbero in grado di offrire idee sui nodi principali del mondo produttivo: il salario, che in Italia è fermo da tempo, e il costo del lavoro che pesa enormemente sui bilanci delle imprese di ogni dimensione. embra questo il segreto di Pulcinella ma in realtà, se si riuscisse a stabilire un Tavolo permanente di concertazione, potrebbe davvero garantire migliori condizioni nelle fabbriche e negli uffici. A tal punto da lavorare insieme per la buona riuscita dell'attività, senza rivendicazioni, a quel punto già risolte, e malesseri generali".Potrebbe sembrare un libro dei sogni ma non lo è: "Vivere con serenità nei luoghi di lavoro -afferma Carbone- migliora anche la produttività. I dati non lasciano dubbi a interpretazioni: nel 2021, chi si è occupato dell'organico non solo sotto il profilo strettamente imprenditoriale, con adeguate politiche di welfare, ha visto il fatturato crescere, di media, del 6,7% contro il 3,7% di chi invece non ha adottato interventi di alcun genere. Questo significa che la concertazione è ancora un valore ma che ha bisogno di ragionamenti alti e deve rispecchiare le reali esigenze. Uno sforzo collettivo oggi maturo. Basta mettere in un angolo vecchi schemi ideologici e lavorare insieme per un Paese che diventi finalmente moderno".