Coronavirus
Coronavirus, basta coi diktat dei virologi. Contro il Covid serve il cortisone
Il dilemma mortale: "Cortisone sì o cortisone no?"
Sono passati nove mesi dall’inizio dell’epidemia da Covid e ancora non si vede la luce in fondo al tunnel. Anzi, in questa seconda ondata, che già a metà novembre fa più di settecento morti al giorno, la possibilità che la pandemia possa estendersi a dismisura nei mesi prossimi, con il clima più rigido, appare alquanto realistica. L’aspetto di questa immane tragedia che meno si può accettare è l’incertezza dei medici sulle terapie da adottare nella lotta al virus.
La polemica che sta scoppiando in questi giorni fra i Virologi e i Medici di Base sull’opportunità di usare o meno il Cortisone, taciuta finora perchè i pazienti Covid si curavano esclusivamente in ospedale, è diventata finalmente di dominio pubblico.
L'ARTICOLO DI MARZO/ Covid-19, l'idea terapeutica: "Antinfiammatori prima che scoppi l'infezione" L'ARTICOLO DI APRILE/ Coronavirus, vaccino? "Macché ci vuole il cortisone". I consigli del medico |
E’ da tempo risaputo che i Virologi sconsigliano l’uso di tutti gli antinfiammatori, specialmente del cortisone, nelle infezioni virali. Essi temono che questi farmaci, inibendo la risposta infiammatoria dell’organismo, possano bloccare la produzione degli anticorpi ed esporre il paziente ad un attacco ancora più grave da parte del virus. Dall’altra parte c’è il pragmatismo dei Medici di Famiglia che, alla luce delle innumerevoli esperienze personali maturate nel corso di anni di professione, trovano indispensabile l’uso di antinfiammatori e antibiotici anche nelle malattie virali. In pratica la questione si pone nei seguenti termini “E’ meglio bloccare immediatamente la risposta infiammatoria del paziente, attaccato dal Covid, per evitare l’insufficienza respiratoria o è meglio la tattica attendistica dei Virologi che confidano nella produzione degli anticorpi?”
In termini ancora più espliciti possiamo chiederci “A seguito dell’infezione da Covid è opportuno avere il processo infiammatorio?” Non crediate che sia una domanda accademica perché una risposta sicura sulla questione presentata ha un valore immenso per l’Umanità tutta.
Io propongo, attraverso la presente lettera aperta al Direttore di Affaritaliani.it, Dott. Angelo Perrino, che si faccia il possibile per avviare in tempi brevissimi uno studio comparativo della durata di una settimana tra due gruppi di volontari positivi, asintomatici, in cui il primo gruppo, nel rispetto della propria volontà, assuma farmaci antinfiammatori e antibiotici e il secondo gruppo, sempre nel rispetto della propria volontà, non assuma niente. I risultati ottenuti, se mostreranno una differenza significativa sull’esito della malattia nei due gruppi arruolati, chiariranno per sempre la questione e daranno una svolta definitiva alla Pandemia attuale.
Già nel marzo scorso, nell’articolo pubblicato da Affaritaliani avevo chiesto che venisse fatta luce sulla questione (qui il link all'articolo del 18 marzo). Non sono stato ascoltato, ma non per questo il dilemma sull’uso o meno degli antinfiammatori nella terapia contro il Covid ha perso di importanza. Anzi, ora che la cura dei pazienti Covid si sta spostando dall’ospedale all’abitazione del paziente, ora che il Mondo intero è alla ricerca affannosa della soluzione al problema, la ricerca prospettata appare improrogabile. Io spero che i responsabili della salute pubblica abbiano la sensibilità di favorire lo studio. Se anche questa volta si ignora il suggerimento, chiunque sia nella condizione di decidere si dovrà ritenere moralmente responsabile della mancata acquisizione scientifica.
E’ necessario uscire quanto prima dall’equivoco antinfiammatori sì o antinfiammatori no. D’altro canto si consideri l’onore e l’orgoglio di poter comunicare a tutta l’Umanità la notizia tanto attesa. Va anche considerato che un uso appropriato degli antinfiammatori non limita il suo beneficio all’attuale epidemia. Anche quando il Covid sarà solo un triste ricordo l’appropriatezza prescrittiva degli antinfiammatori sarà indispensabile per la nostra salute e per la nostra sopravvivenza.
Man mano che l’individuo invecchia, i dolori, l’invalidità e i danni sui vari apparati dell’organismo diventano progressivi. In gran parte dipendono da processi infiammatori subentranti. Un uso corretto degli antinfiammatori ci consentirà di vivere meglio e più a lungo (qui il link al secondo articolo del 22 aprile).
Per chi vuole approfondimenti, chiarimenti o consigli dal medico di base che firma questo articolo può scrivere direttamente alla mail del dottor Chirulli: chirullig@libero.it