Coronavirus
Vaccini, obbligo o verità? Anelli (FNOMCeO) incalza al Senato: i medici li punisco io
Ordine dei medici a Governo e Parlamento: "Rafforzare lo scudo legale per gli operatori"
Non è un anno facile per i medici, nè per gli operatori sanitari, questo si sa. A peggiorare il quadro, dal primo aprile, è arrivato il decreto vaccino con l'obbligo soprattutto per gli ospedalieri, i dipendenti, quelli in prima linea. Chi si rifiuta, senza motivi di salute certificati ed entro il 31 dicembre può essere sospeso, demansionato, pagato meno, oppure potrebbe non essere pagato affatto, se non si trova dove farlo lavorare, lontano dal rischio di contagio. "Troppo farraginoso l'iter dell'accertamento amministrativo da parte delle Asl -ha amentato oggi Filippo Anelli, in audizione al Senato- Occorre una normativa più ampia e generale, che riconosca all'Ordine professionale, tecnicamente, il potere di sospendere in automatico dall'Albo il medico disobbediente. Come a dire, sui medici comandiamo noi che siamo l'organo ausiliario dello Stato, ma dobbiamo poter sanzionare davvero, sopsendendo, se è il caso dalla professione. Non piace al presidente dei medici, neanche lo scudo penale, inserito nell'art 4 del decreto. Pensato per scagionare dagli eventi avversi dopo il vaccino anti covid o per le cure prestate durante la pandemia: il virus ed i suoi rimedi erano sconosciuti, l'imperizia quindi non dovrebbe essere imputabile, se si sono rispettate le linee guida.
"Troppo blando, esclude il rischio della richiesta di risarcimento in sede civile." Lo scudo, però, vale non per qualunque cura o vaccino andato a finire male, ma solo per quelli approvati ed indicati dalle linee guida ministeriali o da quella che viene definita la buona pratica medica nel caso concreto. Insomma, la protezione arriva a patto che si siano seguite le raccomandazioni del ministro. Questa è l'incredibile contraddizione che emerge dall'audizione oggi al Senato del dottor Filippo Anelli, presidente FNOMCeO.
Non è la brutta imitazione di un gioco da ragazzi, obbligo o verità, ma il dilemma che in qualche modo tiene sulle spine medici e personale sanitario dal 1 aprile. Da quando l'ultimo decreto Draghi/Cartabia, che entro 60 giorni dovrà essere convertito in legge, ha definito il vaccino anti covid un requisito essenziale per poter esercitare la professione medica a contatto con i pazienti, arischio di contagio. La norma divide i medici, gli infermieri e tutto il personale socio-sanitario e socioassistenziale, dipendenti dagli ospedali. Pensata soprattutto per i dipendenti dentro le strutture non per i liberi professionisti, rischia di lasciare tutti insoddisfatti. I medici che ricordano l'avvertenza che in pandemia non si vaccina come insegna l'abc dell'immunologia, e che sabato scorso hanno protestato in piazza a Trieste, gli infermieri che hanno sostato a Roma in piazza del Popolo domenica scorsa,chiedendo la libertà di scelta e perfino il presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei medici e degli Odontoiatri, Filippo Anelli, che vorrebbe, a quanto pare, la botte piena, ma la moglie ubriaca.