Coronavirus

Vaccino, senatori scrivono a Speranza. "Siamo categoria a rischio, prima noi"

Lettera al ministro della Salute per saltare la fila. Pioggia di consensi, ma ci sono anche imbarazzi

Vaccino, senatori scrivono a Speranza. "Siamo categoria a rischio, prima noi"

Il Coronavirus continua a far paura. Il numero dei positivi è in forte aumento e le varianti preoccupano sempre di più. Per questo i vaccini diventano sempre più importanti, ma le dosi sono poche e le categorie da proteggere sono quelle più a rischio. Ma ad iscriversi in questo gruppo indefinito, adesso - si legge sul Fatto Quotidiano - arrivano anche i senatori, che hanno deciso di scrivere una lettera al ministro della Salute Speranza, per saltare la fila. "Il virus circola anche tra noi” ha scritto allarmata la senatrice dell’Udc Paola Binetti a tutti i colleghi senatori per chiedere che mettano la firma a una sua proposta da sottoporre al ministro della Salute Roberto Speranza affinché li includa nelle categorie a rischio con diritto a una corsia preferenziale per essere vaccinati prima.

“Cari Colleghi, - scrive Binetti - questa è una semplice interrogazione urgente al ministro perché voglia facilitare la vaccinazione di tutti noi senatori. Certamente sapete che sono ormai una quindicina i colleghi che hanno contratto l’infezione. Non saprei dirvi in quale versione, se per esempio si tratta della variante inglese che tende a diffondersi più velocemente. Ma gli epidemiologi esperti dicono che con questo ritmo alla fine di marzo potrebbero esserci almeno una cinquantina di persone colpite”. Insomma, a questi ritmi si rischia la paralisi dell’alta funzione di un ramo del Parlamento".

Ed ecco dunque - prosegue il Fatto - che fioccano gli ok, anche se qualcuno arrossisce. Perché dopo le leggi ad personam ora si tratta di metterci la faccia su una norma ad Senatum destinata a diventare un precedente nella storia repubblicana. E vallo a spiegare agli italiani che lavorare a Palazzo è un mestiere ad altissimo rischio come stare in corsia o tra i banchi o più di andare in fabbrica o in ufficio dopo essersi avventurati sui mezzi pubblici in cui si viaggia ancora stipati.