Costume
J-Ax ammette di essersi imborghesito con Sallusti felice per Salvini rapper
L’Italia alla rovescia. Nell’epoca del cambiamento non ci rimangono più nemmeno gli stereotipi, con i salotti tv pacieri di generazioni un tempo lontane
Di Andrea Lorusso (@andrewlorusso)
Alessandro Sallusti e J-Ax, uno il direttore di una testata borghese come “Il Giornale” edito dalla famiglia Berlusconi, l’altro uno che cantava la rabbia feroce contro il sistema, il vile cash, i comunisti arricchiti, a favore di marijuana e “luride” da portare in branda la notte.
Un connubio che difficilmente nei tempi in cui i ruoli erano ben definiti e le professioni distinte, si sarebbe visto. In fondo che ci fa un cardiochirurgo a discettare di medicina con Malgioglio?
Ad Otto e Mezzo nella puntata di Lunedì 24 Settembre, il direttore Sallusti si scopre fan tradito: “Vorrei dire a J-Ax che mi spiace, gli riconosco di essere un artista di grandissimo talento, lui ha cantato la rabbia della gente e invece adesso mi sembra un Calenda (ex Ministro dello Sviluppo Economico, ndr) qualsiasi.” E di rimando il rapper in pieno trip bonario: “La mia musica non è mai stata infarcita di razzismo o sentimenti xenofobi, è vero mi sono imborghesito.”
Mentre commentavano il titolo de Il Giornale: “Salvini torna a casa”, proseguendo l’insinuazione di una liaison ritrovata col Cavaliere per dare una spallata al M5S – cosa peraltro smentita categoricamente dal Ministro degli Interni – Sallusti rilancia: “Mi spiace che J-Ax non riconosca il fatto che Salvini lo ha scavalcato, sta cantando la rabbia dei giovani italiani.”
L’idea che si vuole continuare a far passare, al di là della psicoterapia di gruppo nei salotti buoni delle televisioni a cui un po’ tutti tentano di riciclarsi, è che il leader del Carroccio sia un ragazzaccio avventuriero che cavalca le paure e le frustrazioni della gente, dissipando buon senso.
Strano, i numeri non raccontano questo, la geografia del consenso della Lega è trasversale, e va dai giovani ai pensionati passando per i ceti produttivi e perfino per chi un tempo votava Comunista, o nella classe impiegatizia.
La riva del fiume, in cui i “cadaveri” si ostinano a dire di non essere passati, è un groviglio esasperato di opinioni, che contano sempre meno rispetto ai fatti.