Costume
Lazio insolito: la Valle dell’Aniene, amata da poeti artisti e imperatori
Uno splendido patrimonio culturale, amato da monaci, artisti e imperatori, sullo sfondo di un paesaggio verdissimo e rilassante
C’è una valle ricca di acque, eremi, borghi e rocche alti sui colli. Una valle amata in passato da poeti, imperatori e artisti.
Eppure è una valle che molti italiani non hanno ancora collocato tra le mete dei desideri. E’ la Valle dell’Aniene, un territorio tutto da scoprire nel Lazio romano. Siamo a soli 60 km da Roma, ma il paesaggio qui appare completamente diverso.
Siamo immersi nel verde foltissimo di faggete e cipressi all’interno del Parco Regionale dei Monti Lucretili e dei Monti Simbruini, dove il paesaggio è disegnato dalle trasparenti acque color smeraldo dell’Aniene.
Una valle che è stata definita “antica” per le tracce della storia, “barbarica” perché incontaminata, “femminile” perché accogliente.
Un ambiente perfetto per il turismo outdoor: con le sue acque cristalline, il fiume Aniene è luogo ideale per coloro che sono alla ricerca di esperienze adrenaliniche come il rafting e il canyoning, mentre verso l’area montuosa di Campaegli vicino a Cervara, dove anche il maestro Ennio Morricone possedeva una baita, una ricca rete sentieristica offre passeggiate nel verde, tra scorci mozzafiato.
Tanti piccoli borghi appaiono distesi sui crinali o arrampicati ai piedi di una rocca imponente. Tanti nomi poco noti: Vicovaro, Roviano, Anticoli Corrado, Cervara.
Borghi di qualche centinaia di abitanti, ma tutti con la loro storia. Dovunque scorci pittoreschi di vie acciottolate e in salita, balconi e terrazzini fioriti, insegne d’epoca, stemmi sui portali di pietra, tracce di un passato importante.
Frutto dell’”incastellamento” medievale, la rocca in alto ricorda una storia di difesa contro i Saraceni oppure di lotte tra casate nobiliari come gli Orsini, i Colonna, i Borghese, i Borgia. Accanto alla rocca di solito si alza il campanile della chiesa madre in cui talora, come a Riofreddo o ad Affile, si scoprono affreschi sorprendenti. Perché qui siamo nelle terre dello Stato Pontificio, un tempo feudo delle più blasonate famiglie romane.
Ma la Valle dell’Aniene è anche terra di eremi e di profonda religiosità. Sono in particolare gli eremi benedettini, culla del monachesimo occidentale e quindi in un certo senso della stessa identità europea. Il fondatore della regola “Ora et labora”, che comprese per primo il valore della preghiera associata all’attività pratica al servizio degli uomini e della terra, San Benedetto, visse a lungo proprio in questa terra.
Il Cammino di San Benedetto che lega Norcia a Cassino ha proprio in questa valle una tappa fondamentale. E’ Subiaco, uno dei Borghi più belli d’Italia, che contiene tesori imperdibili, il Monastero di Santa Scolastica con un chiostro cosmatesco, il Monastero di San Benedetto o Sacro Speco, scavato incredibilmente sul fianco della montagna per contenere la grotta, ricco di affreschi di scuola senese, l’imponente Rocca dei Borgia in cima alla collina, dove il Museo della Stampa ricorda che qui fu stampato il primo libro italiano, ad opera di due allievi di Gutenberg, il laghetto di San Benedetto tra querce secolari e bellissime faggete.
Molto suggestiva anche l’Oasi francescana di S. Cosimato a Vicovaro, dove gli eremi benedettini, non a caso presenti in una valle profondamente scavata e modellata dall’acqua, sono stati splendidamente restaurati.
A Vicovaro si visita anche un luogo unico: l’interno dell’acquedotto Claudio che si percorre per 300 metri circa, chiusi fra le pareti di cocciopesto ancora perfettamente a tenuta stagna. Parte dei famosi acquedotti romani, veri capolavori di architettura, che incanalavano le acque dell’Aniene e delle sorgenti vicine per portarle alla capitale. Fu proprio l’acqua il motivo principale della conquista di questa terra, un tempo occupata dagli Equi, da parte dei Romani nel corso del 3º secolo a. C. E l’acqua fu certamente anche uno dei fattori di attrazione per la costruzione delle ville e dei giardini imperiali, di Nerone, dei Flavi, di Traiano.
E fu motivo di attrazione per Orazio, legatissimo alla villa ricevuta in dono da Mecenate, i cui resti sono stati scavati da Lugli nei pressi di Licenza. Affettuosi e commossi i versi che Orazio dedica alla villa, l’”angulus” prediletto, e alla vicina fresca Fonte Bandusia.
Licenza, Villa Orazio
Dai versi di Orazio agli acquerelli e alle incisioni degli artisti del Settecento.
Anche in quest’epoca la Valle dell’Aniene è stata una terra di grande attrazione. Durante il Grand Tour, Goethe e i maggiori intellettuali del Nord Europa definivano la Valle dell’Aniene come esempio della “campagna ideale”: ondulata dolcemente, verdissima, punteggiata da rovine archeologiche, greggi, sorgenti, pastori e contadine dai costumi colorati.
Come nota il Marchese Del Gallo, proprietario del Castello Del Gallo a Mandela, affacciato su questo scenario ideale “è proprio quel paesaggio che riconosciamo nelle vedute del Settecento, da Poussin a Lorrain fino ad Hackert, che le rese celebre in tutta Europa”. Una vera moda culturale che attrasse in questa terra artisti di varie generazioni sino ad Arturo Martini, Pablo Picasso e Marcel Duchamp.
Artisti che arrivavano qua attratti non solo dai paesaggi, ma anche dalle bellissime modelle di Anticoli Corrado, aprendo, per dipingerle, decine di atelier. Artisti che si sono fermati a lavorare e hanno lasciato qui le loro opere: come quelle suggestive che a Cervara, un vero “nido d’aquila” spettacolare a mille metri, sullo sfondo dei Monti Simbruini, formano la Scalinata degli Artisti e la Scalinata della Pace.
Scalinata degli artisti
Scalinata della pace
Non solo tesori d’arte e di storia. La valle dell’Aniene offre anche altri tesori. Sono quelli della terra, frutto di un lavoro appassionato e secolare, come si scopre nel Museo della Civiltà Contadina di Roviano e di Arsoli. Frutti della terra preziosi e protetti: la Fagiolina di Arsoli, presidio Slow Food dal 2014, i fagioli di Vallinfreda, il vitigno autoctono Cesanese di Affile, l’olio DOP. Prodotti tutelati anche attraverso l’opera intelligente delle aziende associate a “Terrenove”, che vogliono promuovere lo sviluppo del mondo rurale e montano, nel recupero delle biodiversità e nel rispetto delle risorse ambientali.
E poi formaggi di pecora e di capra, salumi, paste fatte a mano, mille varietà di verdure: il tutto declinato in ricette tradizionali e gustose, fettuccine e sagne, la pasta di farro dei Monti Lucretili, i maltagliati con i fagioli, la polenta “rencocciata”, ovvero riscaldata in pentola, condita con sugo di cinghiale, i fasoli colle coteche, le ciambelline al vino.
Si possono assaporare in alcuni ristoranti davvero notevoli: il Ristorante “La Panarda” di Subiaco, il Rifugio Montano “Il Tartufo” a Campaegli, il Ristorante “La Cucina di Rio” a Riofreddo.