Costume

Relazioni post-covid, abbattere i limiti affettivi

di Maria Martello

La situazione economica è seria e complessa. Lo sappiamo. Richiede estrema responsabilità. Tutti e ognuno, indipendentemente dai ruoli

Coronavirus: dopo l’emergenza sanitaria c’è quella economica ed emotiva

La situazione economica è seria e complessa. Lo sappiamo. Richiede estrema responsabilità. Tutti e ognuno, indipendentemente dai ruoli, siamo chiamati ad essere vigili e sempre seri, veri, impegnati con rigore. Anche attenti: in continuo ascolto della coscienza morale.

Abbiamo il dovere di essere veramente consapevoli che siamo interdipendenti, sia che siamo competenti sia che siamo incompetenti: una nostra omissione, un nostro apporto compromette o benefica l’altro e viceversa.

Così come non dobbiamo dimenticare che siamo sempre liberi. E che dobbiamo esserlo con onore. Quando le nostre libertà si confrontano e non si limitano né si ostacolano, si accrescono a vicenda. In una distanza che non è distacco ma legame, senza scadere nella identificazione, e senza considerare un ideale il rapporto fusionale.

Ma spesso ci ostiniamo a negare questi principio di base del ben-essere.

L’incontro con ogni essere vivente, l’altro e la natura, è sempre un evento complesso, difficilmente riconducibile a semplicità. Un mistero. Padroneggiare con equilibrio, rispetto e cura questa complessità non è dato a priori, per predestinazione, per carattere, per nascita. Va appreso.

Così come la capacità di elaborare le emozioni.

Lo dobbiamo a noi ed anche ai nostri figli per i quali siamo sempre importanti modelli, anche quando ci attaccano e ci combattono. Infatti, in questo tempo non dobbiamo dimenticare il dovere di rieducare il bambino traumatizzato a controllare diversamente la paura insorta, in una rieducazione in realtà mai del tutto conclusa onde evitare che tornino i fantasmi del passato, come bagliori improvvisi a destabilizzare l’individuo adulto, a legarlo per sempre ad un’incontrollabile senso di impotenza e ad una sfumata, ma non meno angosciosa aura di morte.

Anche la nostra parte bambina ne ha bisogno. Ora più che mai.

Il trauma (la paura e la perdita di sicurezze, ed anche di illusioni) come anche il modo di viverlo, lo richiede con urgenza. Con congruo investimento di tempo e di risorse. Con guide qualificate.

Per fortuna, e qui bisogna renderne merito, le prime aziende illuminate si stanno già muovendo per offrire ai propri collaboratori opportunità di rielaborazione. Così devono fare quanti hanno responsabilità istituzionali.

Ne abbiamo bisogno per ritrovare la forza, la fiducia, l’ottimismo e l’entusiasmo.

Infatti a mesi percepiamo una reiterata violenza psicologica, subdola ed impalpabile, che ci ha messi in scacco.

Dobbiamo quindi darci la possibilità preziosa di parlarne, di tirarle fuori, di dominare l’angoscia e la paura interiorizzate attraverso giochi di ruolo ed esercizi psicologici. Attraverso attività strutturate che aiutano a superarle.

Altrimenti rischiano di cristallizzarsi e bloccare la persona in un costante senso di vulnerabilità e insicurezza.

Difficilmente quando si è presi dal panico si ha la forza di mantenere il contatto con la realtà oggettiva, non si intendono i propri e gli altrui limiti, non si è in grado, quindi, di prendere posizione critica. E’ tale la paura, in tal caso, che si distorce la comprensione della situazione vera, si rende l’altro, il virus, un gigante, un mostro, una fonte di pericolo. Uno da maledire, da schiacciare o da cui fuggire. In fondo si tocca la paura archetipica di essere dimenticati, messi da parte, rifiutati.

Scatta un meccanismo perverso in cui, si attribuiscono all’altro poteri, mentre a se stessi, in fondo, solo limiti.

E’ noto che la paura non ha bisogno di prove, si nutre di se stessa, inventa pregiudizi, nemici, pericoli. Si esalta della sua illusorietà. Però i miraggi, le fate morgane si sciolgono, svaniscono come fantasmi, se si fa luce. Accenderla è degno di totale dedizione e investimento di energie. Di tutte le forze, di tutto il tempo, delle migliori condizioni operative e del più idoneo contesto.

Si è così poco abituati a governare le emozioni che, a ragione, se ne teme l'esplosione. A volte è tale e tanta la paura che si preferisce rimanere un passo prima.

Un modo per superare le paure è “innamorarsi”. Bisogna far emergere le passioni, gli obiettivi, gli ideali, le motivazioni, i progetti, le aspirazioni, dal profondo del nostro essere, della nostra natura. Senza limiti.

Senza questa rielaborazione non ci sarà crescita interiore, né pace con sé e il mondo, né fruttuosa ricostruzione.

La storia siano noi. Nessuno escluso. Se non impariamo dalle esperienza sarà una brutta storia…

Senza retorica alcuna. La mia vita, il mio futuro è interconnesso con la decisione tua, sua, nostra, loro.

Maria Martello

Formatrice alla Mediazione per la risoluzione dei conflitti secondo il modello umanistico-filosofico da lei ideato, ha insegnato Psicologia dei rapporti interpersonali presso l’Università Cà Foscari, già Giudice on. Presso il Tribunale per i minorenni e la Corte d’Appello di Milano, autrice tra gli altri del volume “La formazione del mediatore” ed. Utet e “Mediatore di successo” ed. Giuffrè, Sanare i conflitti, ed. Guerini, Educare conSENSO senza disSENSO, ed.FrancoAngeli. maria.martello@tiscali.it