Zucchero, il killer silenzioso. Ecco quanto mangiarne
Non solo l’alcol ma anche lo zucchero è nemico della salute e del fegato. Per l'Oms non bisogna assumerne più di 25 grammi al giorno
Non solo l’alcol ma anche lo zucchero è nemico della salute e del fegato. Secondo importanti e recenti studi scientifici, infatti, esiste una relazione tra aumento delle transaminasi e danno epatico, il cosiddetto fegato grasso o steatosi epatica su base non alcolica, ed eccessivo consumo di bevande zuccherate, inclusi gli energy drink.
Secondo quanto riporta www.humanitasalute.it, i dati emersi hanno dimostrato che il rischio di fegato grasso (malattia epatica steatosica) aumenta fino al 61% in più nelle persone che consumano bevande zuccherate rispetto a chi non le beve, in particolare nei soggetti in sovrappeso e negli individui obesi, mentre le bevande a basso contenuto calorico e/o senza zucchero non sono associate alla steatosi.
Esiste anche una correlazione diretta tra il consumo delle bevande zuccherate e l’elevazione delle transaminasi, enzimi che indicano l’infiammazione del fegato. È chiaro che più bevande zuccherate si assumono, e più si supera la soglia tollerata di zucchero, che è stata recentemente stimata dall’OMS in 25g al giorno – spiega il dottor Roberto Ceriani, specialista in Medicina Generale ed Epatologia di Humanitas. – A volte, nelle bevande zuccherate, è difficile capire la quantità di zucchero usata come dolcificante, perchè spesso nascosto o indicato come, glucosio, fruttosio, maltosio. Una lattina della più famosa cola per esempio contiene l’equivalente di 8 bustine di zucchero, quantitativo già superiore a quello consigliato, di cui fanno uso il 20% dei bambini al di sotto dei 2 anni mentre oltre il 30% dei teenager ne beve 3 al giorno.
Quando lo zucchero arriva in eccesso al fegato viene trasformato in grasso, si crea insulino resistenza, cioè le cellule diventano resistenti a questo ormone che verrà prodotto in maggiore quantità dal pancreas (elevata insulinemia) provocando ipertensione arteriosa e sindrome metabolica. Tutto questo porta al “fegato grasso”.