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Cronache
Alluvione, lascia il vice di Figliuolo. Niente soldi e ricostruzioni al palo

Alluvione, tutto fermo in Romagna, Marche e Toscana. Le promesse disattese del governo

La situazione post alluvioni in Emilia Romagna, Marche e Toscana è drammatica. Tutto è rimasto fermo e le ricostruzioni sono al palo: mancano i soldi. I eri è stato il presidente della Toscana, Eugenio Giani a lanciare l’ultimo allarme. Il 23 novembre scorso la premier Giorgia Meloni - si legge su Il Fatto Quotidiano - aveva annunciato un ulteriore stanziamento di 1,2 miliardi di fondi attinti dal Pnrr a favore delle aree alluvionate della Romagna, delle Marche e della Toscana, dal 2 al 17 maggio, e poi dal 2 al 5 novembre. Ma da allora, nulla. Non si sa se quei fondi siano aggiuntivi o sostitutivi di quanto già messo in campo. Né, dunque, se dovranno essere soggetti alla rendicontazione, complessa, prevista per tutti gli interventi finanziati con le risorse del Pnrr, con tempi molto più lunghi. "La parola alluvione sembra essere stata cancellata dal lessico del governo, il tema è stato derubricato", dice il sindaco di Ravenna Michele De Pascale. Ma ci sono già le prime conseguenze di questo immobilismo.

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Lascia il vice di Figliuolo, il direttore operativo dell'emergenza alluvione, colui al quale - prosegue Il Fatto - tutti si rivolgevano, quello che scriveva le ordinanze: il generale Domenico Ciotti, il braccio destro del commissario. Si è dimesso in dicembre, all'improvviso. "Siamo rimasti tutti spiazzati", dice Davide Baruffi, sottosegretario alla presidenza della Regione Emilia-Romagna, dando voce al timore che la dipartita di Ciotti possa rallentare la già lenta e difficile ricostruzione. Al suo posto, almeno per ora, c’è un altro generale, Gabriele Cosimo Garau, capo di gabinetto di Figliuolo. Quanto agli alluvionati, quelli romagnoli continuano ad aspettare, quasi ai nastri di partenza per quanto riguarda i risarcimenti. Fino ad ora hanno ricevuto solo i 5 mila euro del Cis, il contributo di immediato sostegno messo a disposizione dalla Protezione civile. Non hanno ancora visto nulla degli anticipi – 20 mila euro per i privati, 40 mila per le imprese – degli indennizzi, fino ad un massimo complessivo di 700 milioni di euro in totale, che saranno assicurati attraverso il credito di imposta spalmato su 25 anni.

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