Cronache

Alluvione Marche, si poteva evitare. Quando si muore inutilmente

di Antonio Amorosi

Anche gli eventi eccezionali si possono mitigare ma non lo si fa. Film già visto. Intervista al prof Marco Materazzi di Geomorfologia all’Università di Camerino

“Esatto. Queste operazioni vengono fatte in periodi... come le pulitura dei fiumi... che alcune volte sono fatte bene e altre non perfettamente. Ad esempio anche tagliare troppo fa sì che molto del materiale rimanga senza protezione. Quando arriva una pioggia così forte porta via tutto perché non c'è più niente che lo trattenga. Da un lato è vero che non ci sono più arbusti e alberi all'interno dell'alveo che sono strappati però arriva comunque tanto materiale di sedimento perché gli argini non sono più protetti”

Però questi sono argomenti risaputi. Chi dovrebbe fare una pianificazione per evitare questi disastri?

“Ci sono degli organismi preposti. Tutte le operazioni vengono soprattutto programmate dagli enti regionali ma non sempre si riesce ad arrivare in maniera così capillare sui territori e spesso, magari come quest'anno, c'è stato un periodo problematico un po' per le temperature un pò per altri motivi in cui la vegetazione è cresciuta negli alvei molto velocemente. E quindi quegli ambiti sono stati colonizzati. Ci sono tutta una serie di problemi determinati sia da responsabilità antropiche sia da casualità e da ambienti poco mantenuti. Poi se arrivano questi grandi quantitativi d’acqua il risultato lo vediamo. Pensiamo che i fatti si manifestino ora ma la piena arriva prima. Noi vediamo gli effetti quando arriva a valle ma quello che arriva è tutto materiale che è stato strappato dalle porzioni montane”

Cosa si potrebbe fare per evitare davvero questi disastri in qualche modo annunciati?

“Le ricette sono sempre quelle: uno è la manutenzione, secondo quando arrivano queste enormi quantità d'acqua il fiume deve anche avere una sezione capace di gestirla…”

Quindi andrebbero anche meglio puliti i fiumi?

“E’ quello che si dice sempre: dove possibile al fiume bisogna restituire la parte di alveo che gli compete perché in molti casi questi alvei sono stati rettificati e quindi c'è una sezione più piccola dove l'acqua può passare. Dove ciò non è possibile ci sono anche delle strutture che possono essere previste, ad esempio nella zona di Senigallia sono anni che si parla di una vasca di compensazione. Sono cioè opere che possono mitigare gli effetti degli alluvioni. Sono però opere costose, invasive. In qualche caso possono essere fatte in qualche altro richiedono tempi lunghi…”

Dobbiamo riprendere una gestione del territorio? O fatta in modo diverso rispetto a questa attuale?

“Sicuramente la prevenzione è la prima cosa. Dove è possibile si opera a monte, poi piano piano si fa il resto perché non si può operare solo a monte, sono sistemi connessi. Se si opera solo a valle non si risolve il problema perché si corre sempre dietro all'emergenza. È una gestione integrata del bacino idrografico dai monti fino alla costa, che si occupa dei fiumi e dei reticoli minori. E’ una cosa semplice da fare ma se si conoscono tutte le problematiche e quindi s’interviene sia nei tratti iniziali che nei tratti finali con opere differenziate”

Non mi sembra però ci sia tutta attenzione adeguata al territorio o almeno pensata in questi termini, negli anni che stiamo vivendo?

“Sicuramente se ci sono questi problemi qualcosa di sbagliato di fatto c'è. Non è semplice, ci vogliono investimenti importanti, tanto denaro, ma bisogna confrontare i costi per riparare ai costi per prevenire. Ragionare solo sull'emergenza può non essere aderente all’utilità pubblica”

Nel senso che si pagano costi ancora superiori dopo?

“Certamente sì, come con i terremoti e con qualsiasi altra calamità naturale”