Cronache
Anbi: urgono scelte concrete per migliorare l'agricoltura del territorio
Le abbondanti piogge degli ultimi giorni hanno messo in ginocchio i campi per la mancanza di adeguate infrastrutture idrauliche in grado di ridurre i rischi.
Le condizioni climatiche e le abbondanti piogge dei giorni scorsi sembrano avere messo positivamente fine alle attuali preoccupazioni sullo stato delle risorse idriche nel Nord Italia. Ancora una volta, però, l’andamento non è omogeneo a conferma della necessità di incrementare le infrastrutture idrauliche del Paese (Piano degli invasi, in primis) per trattenere le acque, riducendo il rischio idrogeologico e creando riserva idrica per i momenti di bisogno.
“In vista delle scadenze per accedere ai grandi finanziamenti previsti dal Recovery Fund, la prossima settimana - anticipa Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei Consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi)- presenteremo ufficialmente e consegneremo virtualmente al governo il nostro contributo di progetti definitivi ed esecutivi per migliorare l’assetto idraulico del territorio”.
Infatti, segnala l‘Osservatorio Anbi sulle risorse idriche, se i laghi Maggiore e Lario passano rispettivamente dal 10% al 78% e dal 18% al 73% del riempimento (tornando abbondantemente in media come già erano Iseo e Garda), non altrettanto può dirsi del fiume Po che, in attesa di importanti apporti pluviometrici, resta sotto la media storica seppur superiore allo scorso anno. Non altrettanto deve dirsi del fiume Adige, che in una settimana è cresciuto di 4 metri, segnando il record di portata dal 2014; tale impetuoso andamento si conferma in Veneto (le portate di Piave, Livenza, Bacchiglione e Brenta sono al top del recente quadriennio) e Piemonte (Dora Baltea, Stura di Lanzo e soprattutto Sesia largamente al di sopra delle portate dello scorso anno), mentre in Lombardia, in attesa dei rilasci lacustri, ci si discostava meno dalle portate 2019. L’Emilia Romagna conferma un’annata idrologicamente “a macchia di leopardo” con i fiumi Savio, Taro e Secchia in grande recupero sulle portate di una settimana fa e sulla media storica (il Secchia è cresciuto da mc/sec 1,69 a mc/sec 34,85), mentre il Reno torna in sofferenza.
Andamento idrologico sostanzialmente confermato nel Centro Sud con le portate dei fiumi Liri Garigliano (nel Lazio) e Volturno (in Campania) inferiori allo scorso anno, diversamente invece dal Sele. Nell’estate 2020, Giove Pluvio si scorda, invece, di Basilicata e Puglia, dove non piove significativamente da mesi ed i bacini si abbassano ogni giorno rispettivamente di 2 milioni e di 1 milione di metri cubi (il deficit lucano sullo scorso anno è di circa 49 milioni di metri cubi, mentre quello pugliese supera gli 81 milioni).
“La stagione irrigua ormai volge al termine, ma la preoccupazione per il Sud è già rivolta agli anni a venire”, osserva Massimo Gargano, direttore generale di Anbi. “Le riserve idriche largamente deficitarie trattenute negli invasi meridionali rappresentano un pesante fardello per le prossime stagioni agricole, il cui bisogno d’acqua, a causa dei cambiamenti climatici, inizierà già con i primi mesi dell’anno. Considerando che la gran parte dei laghi artificiali sono a riempimento pluriennale, è quantomai necessario accelerare l’iter per l’utilizzo di risorse aggiuntive, che deriverebbero, ad esempio, dall’infrastrutturazione del bacino di Campolattaro in Campania o dagli accordi fra le Regioni Puglia e Molise. Sono interventi, su cui ormai esiste un largo consenso; sollecitiamo l’avvio delle necessarie procedure, perché i cicli colturali non possono aspettare”.