Cronache
Ansia e depressione, una 'canna' non basta. La Francia boccia il 'fumo terapeutico'

Dolori, spasmi, nausee ed insonnia: la cannabis non basta. La liberalizzazione in vari paesi del mondo del trattamento con i preparati della marijuana è finito sotto accusa in Francia dove le Figarò ha pubblicato i risultati di una indagine che pone seri dubbi sulla reale utilità ed efficacia della terapia.
L'uso della cannabis è vietata in Francia, ma in ventitré Stati americani tra cui California e Colorado è ora consentito fumare, mangiare o inalare marijuana sotto prescrizione medica ma uno studio internazionale sulla base di 79 studi clinici pone seri interrogativi: su 6.500 sottoposti a controlli l'efficacia del metodo è risultata variabile e manca la certezza del miglioramento riscontrato invece con un farmaco convenzionale.
Secondo gli autori della ricerca l'efficacia della cannabis trova il suo miglior impiego contro il dolore neuropatico cronico e gli spasmi causati dalla sclerosi multipla, ma l'efficacia scende a "bassa" per il miglioramento della nausea e del vomito causati dalla chemioterapia, per la cura dell'insonnia o la sindrome di Tourette. Niente da fare per chi soffre di ansia e depressione: nessun miglioramento.
L'analisi pubblicata mostra anche un aumento del rischio di diversi effetti collaterali, alcuni gravi come vertigini, secchezza delle fauci, nausea, stanchezza, sonnolenza, euforia, vomito, disorientamento, confusione, perdita di equilibrio e allucinazioni. "Inoltre, vi è il rischio di vedere moltiplicato per 2 la comparsa di psicosi nel caso dell'uso di cannabinoidi fin dalla giovane età", afferma il Dottor Deepak Cyril D'Souza della Yale University.
I PRINCIPI ATTIVI. Ci sono circa 100 cannabinoidi nella pianta di marijuana e ancora molto delle potenzialità sono da esplorare: "Non è un farmaco miracoloso, ma ha certamente potenziale", concludono gli autori che considerano necessario "effettuare studi clinici su larga scala e per confermare i forti effetti dei cannabinoidi. La marijuana medica è in una zona grigia e questo ha conseguenze in termini di controllo di qualità".
Molti medici sono riluttanti ad assumersi la responsabilità per la prescrizione: la politica è più avanti di scienza, e questo non è un bene.