Cronache
Stipendio fino a 6mila euro al mese: fuga degli infermieri italiani in Arabia
Il sindacato degli infermieri Nursing Up: "Non solo di stipendi da favola ma anche cambiamenti radicali nello stile di vita"
«Di fronte alle tante richieste che giungono da parte di colleghi italiani, dopo aver parlato con il Professor Aodi, Presidente Amsi, Associazione Medici di Origine straniera in Italia, che ci ha illustrato il dettagliato quadro della situazione, e dopo aver preso contatto con agenzie specializzate in Europa, sto per recarmi ad Abu Dhabi per approfondire personalmente questo delicato e cruciale fenomeno».
«Con certezza, tra i professionisti europei, mi viene confermato che gli italiani sono i più richiesti, e non solo per la loro brillante formazione di base e le loro competenze, ma soprattutto per quelle qualità umane, per quel carisma che, mi dicono, li fa addirittura preferire ai colleghi tedeschi e francesi».
«Dalle nostre prime verifiche emerge che è tutto vero: in questo momento ci sono numerose posizioni aperte, nell'ambito di svariati setting specialistici, che mettono a disposizione uno stipendio base 3.400 euro al mese netti, non un euro di meno, addirittura esentasse per un infermiere italiano negli Emirati Arabi, con alloggio pagato, e benefit extra, due viaggi pagati per l’Italia e un supporto notevole per l’eventuale integrazione sociale di moglie e figli. Dai 3.400 euro netti si può arrivare anche fino a 6mila euro mensili».
«Inutile nasconderci - continua De Palma - siamo di fronte a quella che in Italia, oggi, con poco più di 1.400/1.500 euro al mese, turni massacranti, carenza di personale e violenze giornaliere con cui fare i conti, appare a molti come una triste realtà da cui non resta che fuggire a gambe levate».
«Quanto sta accadendo ci racconta che non si tratta più solo di una questione economica, ma ai nostri professionisti vengono offerte prospettive di vita incredibilmente affascinanti, con la possibilità , non di poco conto, per chi ha famiglia, di offrire ai propri figli un futuro con maggiori certezze».
«Inutile nasconderci, la geografia della sanità mondiale è mutata: i paesi del Medioriente investono circa il 10% del proprio Pil nella sanità, ed il gap con nazioni come le nostre, organizzativamente parlando, rischia di diventare, quindi, incolmabile».
«E’ triste, e lascia decisamente l’amaro in bocca, dover constatare che l’Italia continua a formare le migliori eccellenze nel mondo sanitario per poi lasciarsele sfuggire e decidere, incredibilmente, di rimpiazzarle, come intendono fare dal Ministero della Salute , con professionisti provenienti dall’estero che non possiedono la nostra stessa formazione», conclude De Palma.